1.12. Dazio, salari e rendita agraria.[1]
SINTESI: 1.12.1.i: Considerazioni preliminari sul dazio; 1.12.2.i: Il punto di vista dei coloni ; 1.12.3.i: Ripercussioni in patria nei tempi brevi: redditieri alle stelle, mentre la classe operaia piange (1.12.3.1.) ma c’e’ anche chi ride (1.12.3.2.) ; 1.12.4.i: Ripercussioni in patria nei tempi lunghi; 1.12.5.i Ripercussioni in patria a scapito dell’ imprenditoria di sprovveduti.
1.12.1.: CONSIDERAZIONI PRELIMINARI SUL DAZIO.
1.12.1.1 Poiché il premio sulle importazioni è l’esatta antitesi di un dazio sulle medesime, chi ci abbia attentamente seguito nel capitolo precedente, ora, da un dazio, si aspetterà l’esatto contrario:
1.12.1.1.1. cioè che esso provochi un aumento, in due tempi, della rendita agraria, dapprima direttamente, con quell’imposta, comportante un aumento di prezzo sui prodotti agricoli;
1.12.1.1.2. ed indirettamente, con i riflessi negativi sul salario, provenienti dalla diminuzione del profitto colonico apportata da tale imposizione.
1.12.1.2. Verificheremo ora la correttezza di tale supposizione, incominciando col notare:
1.12.1.2.1. che per quello sui cereali certamente non si tratta di un dazio finanziario (imposta di fabbricazione), come, ad esempio, quello per il tabacco, perchè altrimenti verrebbe fiscalizzata non solo la merce importata, ma anche quella nazionale.
1.12.1.2.2. (Chi, per esempio, in Germania coltivi più di qualche pianta di tabacco, deve denunciarlo all’Ufficio delle Imposte, mentre in Spagna, per tutela delle pubbliche entrate, la libera coltivazione del tabacco è - od almeno era - addirittura proibita.)
1.12.1.2.3. che invece un dazio protettivo si distingue immediatamente dagli altri e dalle tasse, perchè dalla sua applicazione terzi (in questo caso i proprietari terrieri) sono avvantaggiati più dello Stato stesso:
1.12.1.2.4. talchè, mentre, dal gettito della tassa sull’importazione dei cereali, all’erario affluiscono un centinaio di milioni, dalle sue conseguenze - cioè aumento del prezzo del pane, e quindi a spese dei suoi consumatori - ne finiranno almeno mille[2] nelle tasche dei proprietari terrieri!
1.12.1.2.5. (D’altra parte questo è proprio quello che ci si aspetta da un 'dazio protettivo’: nel nostro caso, che cioè protegga le rendite agrarie, accrescendole e così consolidando le lettere di pegno e le ipoteche.)
1.12.1.3. Però, a questo punto - dato che, tanto per l’erario che per le nostre ricerche, il dazio sui cereali (e conseguentemente anche l’importanza della domanda di Frankfurth, sull’uso dei suoi proventi) è solo una percentuale insignificante (e quindi trascurabile) del fenomeno,
1.12.1.3.1. concentriamo invece la nostra attenzione sui grandi numeri, cioè su ciò che è stato messo sotto la sua protezione, ossia la rendita agraria,
1.12.1.3.2. indagando questo particolare tema fino a pervenire ad una visione-quadro di tutte le sue conseguenze.
1.12.1.4. Premettiamo subito sia che, tra rendita e lavoro, la divisione dei prodotti non avviene casualmente, capricciosamente, ma in base ad una legge precisa e talmente inevitabile,
1.12.1.4.1. che, in questa spartizione, qualunque contrario intervento legislativo non potrà ottenere illimitatamente il suo risultato.
1.12.1.4.2. Tuttavia esso - che ormai sappiamo VELLEITARIAMENTE finalizzato per scopi innominabili ma temporaneo (finchè le forze del campo non riescano a ripristinare la configurazione d’equilibrio) -
1.12.1.4.3. avrà le sue conseguenze, in un transitorio più o meno lungo, durante cui il sistema in esame incomincia a comportarsi come un pendolo, smosso dalla sua posizione di quiete:
1.12.1.4.4. esso (cioè la modalità di divisione) oscillerà ripetutamente da un estremo (rendita) all’altro (salari), fino a recuperare la sua precedente posizione d’equilibrio.
1.12.1.5. Qualora quindi l’intenzione del dazio protettivo fosse stata esclusivamente diretta a definitivamente variare la legge economica di distribuzione del prodotto, alla lunga il fallimento sarebbe scontato;
1.12.1.5.1. però ciò che ci se ne attendeva (cioè un transitorio aumento della rendita a danno dei salari), potrà effettivamente instaurarsi, finchè la 'reazione dei vincoli economici’non abbia ripristinato le dovute proporzioni della divisione.
1.12.1.6. Sia chiaro inoltre che il solo aggravio di spesa, per un dazio dell’ordine di grandezza di 20 dm./tonnellata non impressionerebbe nessuno,
1.12.1.6.1. se non fosse per le sue drammatiche conseguenze sul profitto colonico su liberterra1 e 2, e successivamente su tutti i salari della zona sedicentemente 'protetta', e di cui ci occuperemo.
1.12.1.6.2. Come noi dimostreremo nel seguito, la presunzione, o - per meglio dire - la speranza, l’ingenua convinzione, che una parte del suo onere possa gravare sui profitti di capitale, si rivelerà del tutto erronea:
1.12.1.6.3. del resto, non si posson tassare i profitti di capitale, no! in modo particolare quelli alla ricerca d’investimento, perchè essi devono rimanere liberi e rispettati da ogni politica fiscale!
1.12.2. IL PUNTO DI VISTA DEI COLONI
1.12.2.1. Dai coloni di liberterra1 e 2, il dazio è giustamente vissuto come un incubo, come un altro gravame che altera lo scambio tra il prodotto del loro lavoro e quanto gli sia necessario.
1.12.2.1.1. (Se ciò poi gli derivi dall’aumento dei noli o degli imballaggi, dalla pirateria o da altri guadagni illeciti, o dai dazi, non cambia niente:
1.12.2.1.2. ciò che il consumatore verrà a pagare indirettamente, per i loro prodotto di lavoro (cereali) ed indipendentemente dal sistema usato, i coloni debbono viverla come una netta perdita di reddito.)
1.12.2.1.3. E poichè i soli noli già li privano di circa un 30%, l’imposizione di questo dazio finisce per raddoppiare la perdita.
1.12.2.2. Infatti il nolo da porti argentini fino ad Amburgo solitamente si aggira sui 15 dm./t., mentre quello ferroviario, dapprima argentino fino ai porti, poi europeo - da questi sino ai mercati - diciamo 50 dm.; il dazio d’importazione tedesco è poi di 55 dm./t.:
1.12.2.2.1. nel complesso quindi 120 [3] d.m./t. di costi, a fronte di alcuni realizzi anche solo di 240 dm./t.
1.12.2.3. Quindi realmente il dazio fa sprofondare il reddito colonico.
1.12.3. RIPERCUSSIONI IN PATRIA: REDDITIERI ALLE STELLE, MENTRE LA CLASSE OPERAIA PIANGE (1.12.3.1.) MA C’E’ ANCHE CHI RIDE (1.12.3.2.)
1.12.3.1. CHI PIANGE
1.12.3.1.1. Contemporaneamente, in patria, per l’immediato aumento del costo esistenziale, subito si riduce il tenore di vita della maggior parte [4] di quella classe operaia - che, col dazio, si dichiarava assurdamente d’aver voluto proteggere ! -
1.12.3.1.1.1. nel mentre, nei suoi riguardi, si profila pure la contrazione dei salari, che sono correlati al profitto colonico.
1.12.3.1.2. Il dazio infatti consente temporaneamente agli agricoltori di chiedere prezzi più alti (e non solo per il prodotto tutelato, che subito fà da locomotiva per tutti gli altri),
1.12.3.1.2.1. sia senza correre il rischio di immediate richieste di aumenti salariali, sia senza dover immediatamente pagare prezzi più elevati per i beni di consumo di cui hanno bisogno,
1.12.3.1.2.2. perché la diminuzione del profitto colonico su liberterra1 o 2 elimina potere contrattuale, non consendo non dico aumenti salariali ma neanche il recupero dell’aggravio derivato dal dazio.
1.12.3.1.3. Dunque un autentico regalo alla rendita perché, almeno inizialmente, gli operai dell’industria, come pure i braccianti ed i coloni su liberterra1 e 2, sicuramente non riescono a rifarsene,
1.12.3.1.3.1. almeno finchè non finiscano le surricordate lunghe oscillazioni per il ripristino dell’equilibrio;
1.12.3.1.3.2. (ovviamente ci stiamo riferendo non a quel 'poco’che, ai confini, grazie al dazio finisce nelle casse dello Stato,
1.12.3.1.3.3. bensì al ‘molto’estorto ad ogni consumatore - a causa di tale imposta, e dal fatto che l’aumento del pane vien seguito a ruota anche da tutti gli altri prodotti locali uova, prosciutto, patate ecc.ra - e che, da ogni mercato locale, si avvia verso le tasche dei redditieri.
1.12.3.1.4. Infatti, in ogni contratto d’affitto, il canone subito lievità immancabilmente, e proporzionalmente agli incrementi assicurati dal dazio;
1.12.3.1.4.1. ed anche nel caso di vendita, il meccanismo di capitalizzazione della rendita (generalmente ottenuta dal reddito diviso per il saggio d’interesse) regala una plusvalenza.
1.12.3.1.5. Eppure il dazio – a detta dei politici - verrebbe pagato dagli stranieri; il chè sarà anche esatto, o - meglio - relativamente esatto.
1.12.3.1.5.1. Infatti ciò che, come introito del dazio ed ai confini, affluisce nella casse dell’Impero, cioè un’inezia, non rappresenta minimamente ciò che viene a costare non solo ai coloni insediati all’estero,
1.12.3.1.5.2. (in maggior parte poi emigrati tedeschi), che vedono largamente volatilizzarsi il loro reddito: possibile che ancora non ci si sia resi conto che il salario della classe operaia tedesca è correlato al profitto colonico?
1.12.3.1.5.3. Perciò, davvero, se la sentiranno ancora i politici, per renderlo meno inviso, di blaterare che il dazio lo pagano solo i coloni ?
1.12.3.1.5.4. …….E che dall’estero venga il denaro, introitato dallo Stato? .........ma che ben magra consolazione .... una vera e propia super-cali-fragili-sti-sce-spe-ra-lidosa[5] consolazione!
1.12.3.1.5.5. per quegli operai che devono pagare di tasca propria aumenti, di tutti i generi di prima necessità, e per di più con la deprimente consapevolezza di ben sapere che questo fiume sfocia nelle tasche dei redditieri tedeschi!!
1.12.3.2. CHI RIDE.
1.12.3.2.1. Sappiamo che le ripercussioni dei dazi protezionistici comunque non modificano solo le condizioni di vita dei coloni di liberterra1 e 2:
1.12.3.2.1.1. prevedendo l’esatto opposto, dobbiamo ora evidenziare anche cosa succede su liberterra3, - rispetto ai coloni di liberterra1 e 2, che pagano il dazio di tasca loro,
1.12.3.2.1.2. mentre il colono su liberterra3 è sotto la protezione del dazio e, come conseguenza di ciò, egli può portare al mercato tutti i prodotti, esuberanti il suo fabbisogno personale,
1.12.3.2.1.3. sotto la paterna tutela del dazio protettivo e quindi momentaneamente saccheggiando il consumatore.
1.12.3.2.2. A causa del dazio egli ora, per un coniglio, chiede 8 dm. invece di 6, e per il miele 1,35 dm. invece di 1,10, insomma, su tutto spunta prezzi più alti, senza egli stesso, come produttore praticamente autosufficiente, esser chiamato anche a subirli.
1.12.3.2.2.1. Il profitto di lavoro del colono su liberterra3 quindi cresce, sia in valore assoluto che relativo, mentre contemporaneamente il bracciante deve invece subire una diminuzione del salario.
1.12.3.2.2.2. Ma alla lunga, essendo il profitto di lavoro su liberterra3 determinante per fissare il minimo di tutti i salari, queste disparità non possono durare a lungo.
1.12.3.2.2.3. Ed appena si diffonde la notizia del coniglio ad 8 dm, del miele ad 1,35 dm., delle patate a 5 dm e del latte di capra a 20 pf., la classe operaia ha tutte le ragioni per nuove rivendicazioni salariali,
1.12.3.2.2.4. richiedendo, per il suo salario, quantomeno lo stesso ordine di grandezza dell’aumentato profitto di lavoro del colono su liberterra3, minacciando altrimenti - qualora le sue richieste non venissero soddisfatte - di riconvertirsi all’agricoltura, ancorchè su brughiere ed incolto od all’estero.
1.12.3.2.2.5. (L’aumento salariale quindi, che stavolta non può scaturire dal provento colonico su liberterra1 o 2, arriva da quello su liberterra 3, in tempi lunghi riportando la situazione in equilibrio, come era precedentemente all’introduzione del dazio.)
1.12.4. RIPERCUSSIONI IN PATRIA NEI TEMPI LUNGHI
1.12.4.1. Alla resa dei conti, tuttavia, imporre il dazio sui cereali, col suo costo socioeconomico, ricorda perfettamente il dispetto del tranviere,[6] che per far dispetto alla moglie si tagliò gli attributi virili.
1.12.4.1.1. Perchè da Manitoba[7], dalla Manciuria o dall’Argentina i coloni scrivono ai loro amici a Berlino:
1.12.4.1.2. "Più della metà sia di quello che tu paghi a Berlino per i miei cereali, sia che costì pago io per le tue merci (utensili, libri, medicine ecc.ra) va per noi perduto in noli e dazio.
1.12.4.1.3. Se noi fossimo vicini, potremmo invece risparmiare queste spese aggiuntive e così noi, sia te che io, vedremmo quasi raddoppiare il nostro profitto di lavoro.
1.12.4.1.4. Io non posso portare da te i miei campi, ma tu invece puoi farlo con la tua officina:
1.12.4.1.5. vientene costì, ed io a te e tu a me, ci forniremo quanto ci serve alla metà del prezzo odierno."
1.12.4.2. Questa valutazione è esatta, anche se l’attuazione della proposta incontra non pochi ostacoli.
1.12.4.2.1. Generalmente l’industria prolifera meglio accanto alla maggior quantità possibile di altre industrie, perché quasi tutti i suoi rami sono più o meno interdipendenti;
1.12.4.2.2. conseguentemente l’emigrazione dell’industria può avvenire solo lentamente, cominciando con quelle a carattere più indipendente o i cui prodotti siano particolarmente soggetti a noli e/o dazio,
1.12.4.2.2.1. oppure che sfruttino materie prime locali, tipo fabbriche di laterizi, segherie, mulini, tipografie, mobili e fabbriche di vetro ecc.ra.
1.12.4.3. Il trasferimento di ogni singola industria è pertanto soggetto sempre a numerosi calcoli, anche se indiscutibilmente sono, il più delle volte, dazio e noli a vararlo.
1.12.4.3.1. Perchè tanto più elevato sia il dazio dei cereali, tanto più, prima o poi, varrà la pena d’imballare armi e bagagli, per collocare l’officina nella vicinanza dei coloni:
1.12.4.3.2. e con ogni nuova industria emigrata si elevano entrambi i redditi di lavoro, tirandosi appreso i salari dello stupido paese protezionista!
1.12.4.4. Così quei vantaggi, momentaneamente offerti dal dazio ai redditieri, alla lunga quindi sfumano, dando origine a nuovi aumenti salariali;
1.12.4.4.1. e, chi lo sappia - precorrendo i tempi e prima che le ripercussioni si facciano sentire - farà bene a vendere i suoi poderi, lasciando al suo successore il compito d’elimosinare dal Parlamento quei sussidi, immancabilmente ricorrenti, in base agli indiscutibili bisogni dell’agricoltura.[8]
1.12.5. RIPERCUSSIONI IN PATRIA A SCAPITO DELL’ IMPRENDITORIA DI SPROVVEDUTI.
1.12.5.1. Ma in patria, il dazio ha momentaneamente provocato sia un aumento generale dei prezzi agricoli che indirettamente, delle rendite, così incoraggiando nuove iniziative;
1.12.5.1.1. (e, dato che il nuovo livello dei prezzi, grazie al dazio, momentaneamente rende possibili anche quelle intensive), ciò avrà sicuramente, nel prossimo futuro, ancora notevoli ripercussioni sui salari ed indirettamente - attraverso questi - sulle rendite.
1.12.5.2. Per conoscere e quantizzare visivamente le ripercusioni del dazio protettivo, nel transitorio precedente il riconseguito equilibrio, vogliamo fornire un esempio numerico.
1.12.5.2.1. Precedentemente all’introduzione del dazio siano stati 2.000 d.m. il prezzo di affitto di 100 jugeri[9], il prezzo medio dei prodotti agricoli 1 dm./kg. ed il raccolto, in conduzione estensiva (quella cioè che massifica l’affitto) sia stato di 150 q., ed in conduzione intensiva (già descritta) il doppio quindi 300 q. a 100 dm./q. = 30.000 dm.
1.12.5.2.2. Se ora, a cusa del dazio, il prezzo dei prodotti passa da 1 a 1,4 dm./kg e quindi, per i 150 q. della conduzione estensiva da 15.000 a 21.000 dm.,
1.12.5.2.3. e, per tutto il transitorio in cui ancora non entrano in gioco le forze di aggiustamento dell’equilibrio, questa differenza di 6.000 dm. va integralmente alla rendita, facendo passare l’affitto dei cento jugeri, da 2.000 a 8.000 dm.
1.12.5.2.4. Conseguenze per la conduzione intensiva: essa raccoglie sempre 300 quintali e, questa volta a causa del dazio, vende ad 1,4 dm/kg, quindi per 42.000 dm., ma da questi deve levare l’affitto di 8.000 per cui restano 34.000 dm. contro i precedenti 30.000 dm.
1.12.5.2.5. Come effetto del dazio il ricavato di lavoro di questa conduzione intensiva si è quindi elevato, e poiché per il momento ancora non si risentono effetti sui prodotti industriali, essa sembra ora auspicabile ed allettante.
1.12.5.2.6. Ma, elevandosi il profitto di lavoro della coltura intensiva - essendo questo il termine di raffronto per i salari dell’industria - questi ultimi si mettono anch’essi a crescere,
1.12.5.2.6.1. mentre, per quanto abbiamo già detto, possiamo dare aicuro al 100%, che il dazio protettivo delle rendite agirà solo in un transitorio, a causa della sua azione immediata sul profitto colonico, ma poi, alla lunga si esaurirà da solo:
1.12.5.2.6.2. ciò deve costituire motivo di consolazione – per chi deve pagarlo - ma contemporaneamente invece di seria preoccupazione per tutti quelli che ne traggono vantaggi.
1.12.5.3. Perché questa situazione – sui tempi medi e nell’economia nazionale – può ritorcersi negativamente se quest’aumento della rendita
1.12.5.3.1. - che noi ormai sappiamo temporaneo, ma che qualunque ingenuo coltivatore invece potrebbe ormai considerare acquisito - abbia stimolato all’acquisto di suoli (o, in caso di eredità, alla liquidazione economica dei coeredi).
1.12.5.3.2. Infatti che ne sa, un bravo contadino di rendita agraria e di teoria dei salari? Egli si fà quasi sempre guidare dall’esperienza e tutta la matematica che gli serve è solo quella necessaria per pesare un raccolto, conoscere i prezzi dei prodotti, sapere il costo odierno dei braccianti, ecc.ra.
1.12.5.4. L’acquisto viene quindi perfezionato, pagando una parte in contanti ed il resto con un’ipoteca: ma quest’ultima non ha certo un’esistenza temporanea, e sicuramente sarà ancora insoluta quando ci saranno le controripercussioni del dazio sui salari.
1.12.5.4.1. E certo non sarà rimovibile, quando i braccianti assaliranno il coltivatore con le loro rivendicazioni, senza il minimo riguardo agli ormai non più aumentabili prezzi di vendita:
1.12.5.4.2. ed allora, nuovamente, i coltivatori correranno in Parlamento ad esporre la periodica necessità dell’agricoltura.
[1] N.d.t.: anche in questo capitolo, invitatovi dalla solita implacabile strutturazione, ho dapprima provato, per mia ricerca, a spostare l’ordine di parecchi commi: ed il risultato è stato talmente gratificante da indurmi a presentare, al lettore, la versione modificata.
[2] In ogni paese l’importo preciso è fornito dal rapporto tra l’importazione e la produzione nazionale.
[3] N.d.t.: ho corretto la cifra indicata da G. (105 dm.) che sicuramente non aveva addizionato i noli marittimi
[4] N.d.t.: ho introdotto questa limitazione, non presente nel testo tedesco, per tener conto di quei coloni su liberterra3, che, come vedremo nel seguito, invece godono (vedi commi 1.9.2.7.i ed 1.12.3.2.i)
[5] N.d.t.: traduco così, impropriamente, il tedesco 'nett', letteralmente 'carino, vezzoso, simpatico’ma mi è sembrato che solo lo strampalato aggettivo di Mary Poppins potesse rendere al meglio non solo l’ironia ma anche lo sdegno di G.
[6] N.d.t.: niente meglio del notissimo proverbio italiano può illustrare quello che segue!
[7] N.d.t.: cittadina agricola canadese.
[8] La diminuzione della rendita agraria a causa degli aumenti salariali sopraggiunge immancabilmente, benchè questo non sempre sia rilevabile dai numeri. Infatti è possibile, che contemporaneamente all’evolversi della situazione, sopravvenga una delle frequenti svalutazioni, o per ritrovamenti d’oro o per emissione di cartamoneta, come, per esempio, nel periodo 1890-1916, che apparentemente restituisce al possidente - ma non solo a lui - anche più di quanto abbia perso la rendita. Ma bisogna anche fare i conti con l’esatto inverso (cioè con una rivalutazione monetaria, come negli anni 1873-1890).
[9] N.d.t.: vedi comma 1.4.1.1.nota1; l’esempio non è coerente con quello dei commi 1.8.2.3.2.i.