1.5. Influenza della qualità della vita su rendita e salari.

 

SINTESI : 1.5.1.i: il dilettevole non meno importante dell’utile; 1.5.2.i: un’ipotesi di lavoro: il proibizionismo; 1.5.3.i : Conclusioni sulle attrattive della qualita’ della vita

 

1.5.1.           IL DILETTEVOLE NON E’ MENO IMPORTANTE DELL’UTILE

 

1.5.1.1.      Nessuno vive di solo pane; e, per di più con tutte le attuali aspettative da riduzione dei dei trasporti, ferroviari e marittimi, una decisione d’espatrio non sarà mai determinata solo dai bassi redditi di lavoro tedeschi, sia agricoli che industriali:

1.5.1.1.1. a ciò dovranno sommarsi almeno una conflittualità, con le autorità, statali e civili della patria ed una quasi certezza di trovarne di migliori, nella nuova destinazione:

1.5.1.1.2. altrimenti parecchi finirebbero per accontentarsi anche di questo minor reddito, magari in funzione della corona d’alloro, ottenuta come allevatore di conigli, o per l’imitazione del canto del fringuello, che, a loro dire, altrove non gli riuscirebbe mai così bene come in patria.

1.5.1.1.3. Perchè proprio da questi - e da molti altri spesso irrazionali ma non per questo meno potenti, stimoli, sia d’attrazione che di repulsione, l’emigrazione viene continuamente potenziata o frenata.

1.5.1.1.4. Ad esempio, dalla Russia, molti contadini tedeschi rimpatriano, non nella speranza un reddito di lavoro più alto, ma perché quel paese non gli piace per niente:

1.5.1.1.5. ed ovviamente tutto ciò non può che evidenziare, una sana valutazione della qualità della vita, a scapito di considerazioni prettamente materiali (reddito colonico superiore).

 

1.5.2.           UN’IPOTESI DI LAVORO: IL PROIBIZIONISMO

1.5.2.1.      Supponiamo, ora e per un momento, che noi, in Germania, si migliori quella della classe operaia, per esempio col divieto di vendita di sostanze inebrianti.[1]

1.5.2.1.1. Prescindendo dal fatto che ciò già di per sè renderebbe più decorosa la vita - ed in particolare quella delle consorti – si potrebbero, inoltre ed immediatamente, riciclare tutti i miliardi, per esse sprecati, dal popolo,

1.5.2.1.2. per un potenziamento e tutela della figura materna, sotto forma d’un’indennità, mensile e sociale, per il mantenimento di ogni bambino,

1.5.2.1.3. o anche in migliori scuole, concerti pubblici gratuiti, sussidi al teatro, costruzione di chiese, libera distribuzione di dolciumi, feste popolari, associazioni musicali ecc.ra.

1.5.2.2.      Come conseguenza s’indebolirebbe l’attrattiva dell’emigrazione sia per il lato sentimentale che materiale: in tal caso, forse non solo molte donne preferirebbero tenersi i loro maschi a casa, ma anche molti, già emigrati, rientrerebbero.

1.5.2.3.      Indubbiamente ci sarebbero ripercussioni sui salari, nonché sulla rendita immobiliare, perchè certo la proprietà non mancherebbe d’approfittarsi di questa nuova situazione,

1.5.2.4.      aumentando talmente le sue pretese fino ad annullare i vantaggi economici del proibizionismo.

1.5.3. CONCLUSIONI SULLE ATTRATTIVE DELLA QUALITA’ DELLA VITA

 

1.5.3.1.      Insomma, qualunque gratificazione venga, alle donne, offerta dall’Abominevole, qualunque miglioramento generale dei ceti a basso reddito, testè verrà strumentalizzata e trasformata in sudore per i loro maschi!

1.5.3.1.1. Perché la rendita immobiliare riesce ad appropriarsi di qualunque vantaggio, offerto dalla Germania per il lavoro, per la vita intellettuale e sociale, zitta zitta trasformando in capitale poesia, arte, storia, religione e scienza;

1.5.3.1.2. cangiando tutto in pronti contanti, in una per lei sopravvenienza attiva - dal duomo di Colonia ai ruscelletti dell’Eifel, dal cinguettio degli uccelli, nell’ombra dei faggi, a Tommaso di Kempis[2],

1.5.3.1.3.  dalle reliquie di Kevelaar[3], di Göthe[4] e Schiller[5] all’incorruttibilità dei nostri funzionari, fino ai sogni ed alle aspirazioni sul nostro futuro - in breve da tutto ad ogni cosa!

1.5.3.1.4.  onde mantenere costantemente l’operaio in uno stato confusionale, se cioè davvero gli convenga emigrare, estirpando le sue radici ed abbandonando tutto ciò che gli è caro, oppure lasciarsi spolpare!

1.5.3.1.5. Perché, per favore non parliamo di mecenatismo!!….. se la rendita immobiliare fà qualcosa di buono, potete giurare che è solo per trattenere la classe operaia appesa per le palle[6]!

1.5.3.1.6. Qualunque piacevolezza, ottenuta dall’Abominevole e/o dalla vita sociale, gli sarà quindi fatta pagare, tutta ed a caro prezzo:

1.5.3.1.7. per ogni infame speculatore, ogni pulsione, ogni lacrima d’addio dell’emigrante diventa un titolo di rendita!!

1.5.3.1.8. Ed è certo per tale ragione che noi vediamo spesso i proprietari immobiliari organizzare e movimentare la vita cittadina, a mezzo Comitati d’Intrattenimento ed altre Organizzazioni,

1.5.3.1.9. per rendere contemporaneamente più accorato ogni addio, ed invece più gradevole ogni soggiorno, incrementando così indirettamente i valori edilizi: la nostalgia è insomma alla base della rendita immobiliare!

1.5.3.1.10.             Perché nè il lavoratore agricolo tedesco, nè il colono vivono di solo pane: il materiale reddito di lavoro è solo un parte di ciò di cui si ha bisogno per continuare a provare la gioia di vivere!

1.5.3.2.      Dopo aver a lungo combattuto per trovare la forza di distaccarsi dalla patria, ora probabilmente, in quella, nuova e d’adozione, l’emigrante troverà motivi non solo d’attrazione, ma anche di repulsione.

1.5.3.2.1. E mentre i lati positivi gli faran digerire anche compensi inferiori alle aspettative, spingendolo a restare (ben si sa come sia accettabile fare un lavoro meno remunerativo ma più gratificante!), quelli negativi lo inviteranno a rimpatriare,

1.5.3.2.2. e, tra questi, il clima, insicurezza personale o e della sua proprietà, parassiti ecc.ra ., mentre per trattenere all’estero l’emigrato

1.5.3.2.3. e per incoraggiare i suoi fratelli, ancora rimasti in patria, a seguirne l’esempio, un elemento fondamentale sarà quasi sempre il miglioramento di reddito.

1.5.3.3.      Conseguentemente tutto ciò che aumenta la piacevolezza di vita e la situazione dei coloni, contribuisce, in patria, a rafforzare la capacità contrattuale dell’operaio tedesco.

1.5.3.3.1. Le prime schermaglie già si verificano nel viaggio: se non si sia sofferto mal di mare, se sian stati gradevoli tanto la vita che il cibo di bordo,

1.5.3.3.2. se si riferisce dell’immensa libertà di quelle terre sconfinate, del ritrovato piacere della caccia e del rapporto con il cavallo e gli altri animali,

1.5.3.3.3. dei fiumi rigurgitanti di grandi salmoni e dei branchi di bisonti, dell’indiscusso diritto di disporre di tutto ciò, che la natura offre,

1.5.3.3.4. nonché come, soprattutto e dappertutto, nessuno cerchi di approfittarsi dell’altrui precaria situazione economica, trattando l’immigrato non come un servo,

1.5.3.3.5. ma come un cittadino di pari grado, libero e stimato, la classe operaia rimasta in patria incomincerà a rialzar la testa;

1.5.3.3.6. tutto l’opposto se il compagno emigrato invece informa di pericolosi scontri con gli indiani, di serpenti a sonagli, di parassiti e del lavoro durissimo.

1.5.3.3.7. Naturalmente ciò non sfugge neanche ai proprietari, che interessatamente si affrettano a far dare la massima pubblicità ad ogni lettera di recriminazioni: che sia sbattuta in prima pagina!

1.5.3.3.8. mentre, quando le relazioni dell’emigrato sono incoraggianti ed allettanti, si imbavaglia la stampa con estrema diligenza e l’ausilio di ogni mezzo di coercizione.

1.5.3.3.9. Qualunque associazione, patriottica od anche solo campanilistica ha, del resto, tutto l’interesse sia d’esaltare la patria, tessendone le lodi,

1.5.3.3.10.              che di screditare l’estero, non appena possibile, assottigliando così non solo il desiderio d’emigrazione, ma anche incoraggiando il ritorno dei già emigrati:

1.5.3.3.11.              così per i 'signori del territorio’e le loro rendite, ogni morso di serpente, ogni scotennamento, ogni sciame di cavallette, ogni naufragio, nuovamente si trasforma in moneta sonante[7]!!



[1] N.d.t.: se G. era fortemente proibizionista (vedi anche la nota 13 al comma 4.7.16.6.8.), io non lo sono affatto, considerando qualunque proibizione un’illiberale coercizione instaurante un antievolutivo rapporto lattante-balia, che inevitabilmente poi si evolve in quello prigioniero-secondino: ora non è da escludere che il primo meriti pure di fare il prigioniero, ma sicuramente non meritiamo noi, i sani, di distruggere la nostra induplicabile vita nel far poi per sempre la balia od il secondino! Pertanto, con sano egoismo, io son disposto ad insegnare, consigliare, curare soccorrere, a qualsiasi prezzo, tutti gli inciampati, cioè coloro che staranno nuovamente in piedi da soli, non appena aiutati a superare l’ostacolo imprevisto: per il resto ognuno deve imparare a smerdarsi da solo, perchè questa è evoluzione naturale (l’altra sarebbe invece un’evoluzione forzata e coatta!) Quindi semaforo verde all’alcool, alle sigarette, alla droga, al sesso ed al gioco: la Società è sicuramente come una catena, che ha la forza complessiva della sua maglia più debole - finchè si lascia questa in serie -. Ma poichè siamo troppi, se la maglia non intende collaborare, la si deve sostituire con altra valida, lasciando che l’altra, da escludere mettendola in parallelo, abbia il suo esito naturale, senza più preoccuparsene. Il problema della Società non è nè l’alcool nè la droga, ma sono gli alcoolizzati ed i drogati: quindi - se vogliamo realmente realizzare una società spartana - piena solidarietà, per quanto difficile e costosa possa essere, a chi merita l’aiuto; ma a tutti gli altri diamo, a basso costo (senza i profitti mafio-camorristici e con una produzione di serie non ci sarebbero problemi in tal senso), tutta la droga e l’alcool che voglione, in modo che si ammazzino al più presto, lasciando il loro posto, indegnamente occupato, agli invece meritevoli di vivere. Vi ricordate l’aspirante suicida dell’impagabile 'Clint Eastwood-ispettore Callaghan': finchè tutti i presenti si colpevolizzavano prestandogli la massima attenzione, voleva buttarsi dal cornicione. Ma appena l’ispettore, prese in mano le redini della situazione, gli dice "E buttati una buona volta, che noi siamo tutti stanchi e vogliamo tornarcene a casa!" il cialtrone si mette subito in salvo!! Perchè a tutti, finchè abbiamo una balia vicina, ci piace fare i lattanti, ma non c’è più gusto se nessuno ci dà più retta.

[2] N.d.t.: Thomas HEMERKEN (1380-1471) di Kempen (latinizzato in Kempis): grande mistico, oratore ecclesiastico ed autore della, in Germania famosissima, 'Imitazione di Cristo'

[3] N.d.t.: ritengo trattarsi ddella cittadina di Kevelaar, dove effettivamente vi è una famosa cappella

[4] N.d.t.: Johann Wolfgang GOETHE (1749-1832), sommo poeta, il Dante tedesco, autore del celebre 'Faust’ed i cui versi sono speso citati dall’autore.

[5] N.d.t.: Friedrich von SCHILLER (1759-1805), grande poeta e drammaturgo tedesco.

[6] N.d.t.: letteralmente ‘per il punto d’oro’con nota d’autore del seguente tenore: nel commercio estero è così indicato quel momento di equilibrio dei cambi, quando si è indecisi se pagare con oro - sobbarcandosi il costo del suo trasporto - o con conti di credito - sobbarcandosi i compensi ed interessi del broker.)

[7] N.d.t: poiché i giovani ormai non capiscono più qual dramma sia stata l’emigrazione, riporto parte del seguente bel ‘Discorso sull’emigrazione’dell’on. Visconti Venosta, pronunziato il 27/11/900: “L’emigrante è la merce su cui si esercita la speculazione degli intermediari, che vanno a cercarlo nel tugurio per fargli balenare la speranza dell’avvenire. Lo accompagna e sfrutta fino al porto d’imbarco, lo segue nella traversata e, al suo arrivo, lo consegna ad altra speculazione che è là adaspettarlo, per abusare della sua inesperienza, per spingerlo ad incauti contratti, per destinarlo a lavorazioni pericolose. Questa emigrazione non può assolutamente dirsi libera: l’emigrante parte sotto il peso di una dura necessità ed ignorante, incosciente, spesso nemmeno sapendo dove sia il luogo in cui va; e, più tardi la lontananza, la solitudine, l’impossibilità del ritorno, possono fare, del suo lavoro, una vera schiavitù…….L’emigrazione non deve essere lasciata al regime sfrenato della speculazione, ma posta sotto tutela sociale.Accettarla come una componente del nostro sviluppo economico, aiutarla, dirigerla, fare di quest’opera un grande servizio pubblico: questi sono i moventi del presente disegno di legge.” Economicamente furono le rimesse degli emigranti a consentire la lira forte mussoliniana; ma ciò ebbe un costo spaventoso perché il paese venne privato della maggior parte della manod’opera specializzata e ricca d’iniziativa.