2.2. Il finanziamento dell’operazione liberterra

 

SINTESI: 2.2.1.i: la tecnica acquisitiva; 2.2.2.i: Inesistenza di pericoli prevedibili.

 

2.2.1. LA TECNICA ACQUISITIVA

2.2.1.1.      Lo Stato dovrà pertanto ricomprarsi l’intera proprietà privata, cioè terreno agricolo, boschi, terreni fabbricabili, unità immobiliari, miniere, impianti idrici, cave di ghiaia, in breve assolutamente tutto,

2.2.1.1.1. dato che esso non acquisisce solo beni ereditati ed ormai da tempo ammortizzati, ma anche gli acquisti o realizzazioni recenti, che devono essere indennizzate al legittimo proprietario.

2.2.1.1.2. Il prezzo da pagare si otterrà dalla capitalizzazione del canone d’affitto, finora fiscalmente esposto, se affittato o, nel caso opposto, da quello realmente percepibile[1],

2.2.1.1.3. ed il relativo importo verrà corrisposto ai proprietari in Buoni del Tesoro, non un centesimo nè di più, ma neanche uno di meno.

2.2.1.2.      Ma come potrà, lo Stato, pagare le enormi somme di questi interessi, nonchè l’ammortamento?

2.2.1.2.1. Risposta: con il canone di affitto delle unità[2] che, successivamente all’esproprio, affluirà all’erario e che corrisponde, in ordine di grandezza, agli interessi da pagare,

2.2.1.2.2. nè un centesimo di meno, ma neanche uno di più, dato che, con lo stesso saggio è stato, a suo tempo, ottenuto il valore dell’unità.

2.2.1.2.3.  Supposto che il suolo frutti, ogni anno, 5 miliardi d’affitto, evidentemente lo Stato avrebbe espropriato, come risarcimento ad un saggio di capitalizzazione del 4 %, 125 miliardi ( 5 x 109 x 100/4 = 125 x 109).

2.2.1.2.4. Ma questo importo è anche quello che si deve pagare, per cui il dare è uguale all’avere e non ci si deve far spaventare dall’enormità della cifra[3]

2.2.1.2.5. perchè, di per sè, nulla è troppo grande o piccolo, tutto è relativo e, nel nostro caso, il dare è identico all’avere.

2.2.1.2.6. Tant’è vero che i Francesi, ancorché già gravati di ben 35 miliardi di debiti pubblici nonchè di quasi altrettanti per canoni locativi, prima della guerra acquistavano continuamente miliardi su miliardi di titoli di stato stranieri.

2.2.1.2.7. Finchè la botte sia altrettanto grande che piena, non c’è da preoccuparsi; e propio ciò accadrebbe con la nazionalizzazione della proprietà, dato che il dare corrisponderebbe sempre all’avere.

2.2.1.3.      Appare pertanto futile, in questo momento, cercare d’indovinare il costo, se siano solo 100 miliardi, bene, ma se 500 miliardi, meglio,

2.2.1.3.1. perché tanto, per le finanze dell’impero, si tratterà solo di partite di giro, in quanto questi miliardi attraversano in pellegrinaggio le casse dell’erario, senza lasciarvi traccia.

 

2.2.2. INESISTENZA DI PERICOLI APPREZZABILI

 

2.2.2.1.      S’intimidirà forse un banchiere per i depositi ricevuti in custodia [4]? Fanno forse paura, al presidente dell’Imperial Banca, le gigantesche somme che fuoriescono dalla sua stamperia,

2.2.2.1.1. e lo priveranno forse di quel pacifico sonno di cui invece usufruisce il Presidente della Banca di Helgoland[5]?

2.2.2.1.2. Con la nazionalizzazione delle ferrovie l’indebitamento dello Stato prussiano è forse diventato eccessivo?

2.2.2.1.3.  Certamente c’è da considerare la possibilità, che con l’indebitamento della nazionalizzazione dei suoli si faccia un’iniziativa rischiosa,

2.2.2.1.4. in quanto il livello dei canoni di locazione viene a dipendere da componenti instabili dell’economia nazionale (dazi, noli, salari, valuta)[6], a fronte di un saggio d’interesse fluttuante perchè solo l’importo del debito, è fissato per iscritto.[7]

2.2.2.2.      Tutto vero, ma ora dobbiamo metterci esattamente negli stessi panni di chi, facendo analoga scelta, decide di diventare proprietario terriero.

2.2.2.2.1. [8]Come abitualmente si difende, questa categoria, da un’eventuale diminuzione della rendita agraria, se non rovesciando sulla Finanza Pubblica tutto il peso delle sue necessità?

2.2.2.2.2. Essendosi quindi lo Stato dovuto accollare da sempre simili oneri, che cosa allora ci sarebbe, ora, di diverso, se non la probabilità invece favorevole?

2.2.2.2.3. Perchè non bisogna dimenticarsi, che qualunque rischio, in un’impresa, deve essere associato anche a corrispondenti possibilità di guadagno,

2.2.2.2.4. mentre, in precedenza solo le perdite venivano abilmente riversate sullo Stato, perché, se c’era guadagno, stavolta se lo incameravano i proprietari.

2.2.2.3.      Finora, il ruolo recitato dallo Stato, nei confronti della proprietà terriera privata, è stato, quindi e sempre, quello di acquirente del biglietto perdente della lotteria:

 

2.2.2.3.1. a lui ogni remissione, mentre ai proprietari qualunque guadagno, perchè è un dato di fatto che invece, tutte le volte che aumentava la rendita agraria,

2.2.2.3.2. al suo titolare neanche passava per l’anticamera del cervello l’idea d’offrire, allo Stato, la restituzione - non dico di tutto ma - neanche d’una parte di quanto aveva ricevuto nei momenti di bisogno!

2.2.2.4.      Originariamente il proprietario agricolo teneva alla sua autonomia, ma la conservava comprimendo, più o meno a seconda delle circostanze, il tenore di vita del parco schiavi/servi della gleba.

2.2.2.4.1. Il successivo abbandono di simili rapporti di lavoro arcaici e sorpassati, costrinse lo Stato a sostenere l’economia agricola col frenare le possibilità di espatrio,

2.2.2.4.2. e così creando un soffocamento indiretto della dinamica salariale cioè diverso dal precedente solo nella forma, ma non nella sostanza.

2.2.2.4.3. Ma già agli inizi della seconda metà del 19 secolo la volontà popolare reclamava il diritto d’espatrio ed inoltre, nel corso degli anni settanta la già pesantissima situazione dei proprietari terrieri fu ulteriormente aggravata dal passaggio al Gold-Standard.

2.2.2.4.4. S’intravide in quella circostanza sia che ogni diverso tentativo d’aggiustamento dei problemi dell’agricoltura sarebbe inevitabilmente fallito per l’opposizione dell’altra categoria interessata (cioè gli 'interessieri'),

2.2.2.4.5. sia che coi colpi di mano non sembrava possibile conseguire lo scopo voluto (Questa affermazione, che ai non pratici di questioni economiche sembrerà strana, verrà ampiamente chiarita in seguito[9] );

2.2.2.4.6. Si pensò allora di creare artificialmente (col dazio sulle importazioni alimentari) una differenziazione di prezzo tra il prodotto nazionale e quello estero,

2.2.2.4.7. disegno che gli agrari portarono avanti con martellanti querimonie ed autentico accattonaggio, reclamandolo in base agli affermati bisogni dell’agricoltura.

2.2.2.4.8. Lo Stato finì per cedere, ma così formalmente abdicando a qualunque forma di tutela della propria immagine e credibilità,

2.2.2.4.9. perché un simile furto di classe, a spese di tutti gli altri cittadini, ancora non si era mai visto, né mai se n’era sentito parlare:

2.2.2.4.10.             fu così che, per accontentare gli agrari e venir fuori dalla loro situazione disperata, un intiero popolo dovette pagare, per gli alimenti, un prezzo molto più alto!

2.2.2.5.      Dunque, volente o nolente, nei riguardi delle perdite dei proprietari terrieri, lo Stato, (ma in definitiva il popolo), ha sempre dovuto comportarsi da extrema ratio, da paracadute dei paraculi[10],

2.2.2.5.1. dato che qualunque pericolo, comparso all’orizzonte d’una sì ampia e potente categoria, come quella dei proprietari terrieri, veniva regolarmente trasformata in una perdita per l’erario.

2.2.2.5.2. In conclusione, per lo Stato, l’unica variazione sostanziale della nazionalizzazione del suolo, sarebbe costituita ora dal fatto che, come contrappeso del rischio di perdita, potrebbe anche esserci il rischio di guadagno!

2.2.2.5.3. Inoltre, ragionando in termini economici, dalla diminuzione degli affitti agrari - e perfino dalla loro completa eliminazione - per lo Stato non può scaturire alcun pericolo di perdita,

2.2.2.5.4. perchè, alla resa dei conti, anche oggi son sempre i contribuenti a dovere remunerare, con il loro lavoro, le rendite agrarie:

2.2.2.5.5. solo che oggi ciò avviene attraverso l’aumento dei prodotti di prima necessità, mentre domani, se dovessero diminuire gli affitti agrari,

2.2.2.5.6. avverrà attraverso un inasprimento fiscale, senza però che per il contribuente nulla venga a cambiare, dato che la capacità contributiva di un popolo è sicuramente inversamente proporzionale al numero di parassiti che deve mantenere[11]:

2.2.2.5.7. insomma, da una anche cessazione della rendita agraria nessun cittadino avrebbe da perdere o da guadagnare, perché l’ex-proprietario agrario otterrebbe, dai titoli di stato, quegli interessi che prima percepiva dalla proprietà del terreno,

2.2.2.5.8. mentre lo Stato riceverebbe, o come rendita agraria o come maggior imposta, quanto gli necessita per pagare gli interessi.

2.2.2.6.      La liquidità, necessaria all’estinzione, in tempi lunghi, del debito sopraggiungerebbero grazie alla successiva riforma monetaria, ancora da esporre.

2.2.2.6.1. In sintesi: con quel rivoluzionario progetto, il saggio d’interesse, in breve tempo si abbasserà a livelli mai prima raggiunti in tutto il mondo, facendo retrocedere, praticamente verso lo zero, il rendimento del capitale finanziario,

2.2.2.6.2. talché sarà opportuno - per il debito pubblico proveniente dalla nazionalizzazione della proprietà immobiliare - non convenire un saggio d’interesse fisso, ma sottostare volontariamente alle sue oscillazioni;

2.2.2.6.3. in altre parole non preventivamente fissare il tasso d’interesse in un valore assoluto, ma solo garantire, ai possessori, il saggio pro tempore, cioè necessario, in quel momento, per far conseguire, a quei titoli, la parità di cambio, così come è giusto che sia[12]:

2.2.2.6.4. deve cioè essere assolutamente garantito il valore facciale di questi titoli di stato, indipendentemente dal fatto che quasi non producano più interessi,

2.2.2.6.5. dato che questi saliranno e scenderanno seguendo il corso generale, dato che essi spesso verranno detenuti da persone completamente inesperte ed impreparate,

2.2.2.6.6. mentre solo così consolidando, per il meglio di tutti, il valore di questo capitale dalle scorrerie borsistiche sarà possibile arginare la speculazione su un così ingente quantitativo di titoli di Stato.

2.2.2.7.      Lasciando che la redditività di questi titoli segua il saggio d’interesse pro tempore, ma che - a seguito dell’introduzione della riforma della moneta di ghiaccio - si abbatterà progressivamente sin verso lo 0 %, vediamone le conseguenze finanziarie per lo Stato:

 

ANNO

SAGGIO

INT.SE

 %

CAPIT.LE

RESIDUO

 ipotesi

d.m.x 109

AMM.TO

 

 d.m.x 109

 INT.SSI

 

d.m.x 109

PROVENTO

CANONI

 d.m.x 109

X

5

200

-

10

10

X+1

5

200

-

10

10

 

Rivoluzionaria riforma della moneta di ghiaccio

 

X+2

4

200

2

8

10

X+3

3

198

4,06

5,94

10

X+4

2

193,94

6,12

3,88

10

X+5

1

187,82

8,12

1,88

10

X+6

1

179,7

8,20

1,80

10

X+7

0,5

171,5

9,14

0,86

10

X+8

0,5

162,36

9,19

0,81

10

 

2.2.2.7.1. Come si può vedere, la progressiva riduzione del saggio d’interesse provoca la comparsa di un disavanzo attivo, per l’erario, da portare ad ammortamento del debito, che viene così ad estinguersi.

2.2.2.7.2. Questa eccedenza annuale, formata dalla differenza tra la costante redditività dei canoni d’affitto del suolo e l’invece variabile (tendente a zero) saggio d’interesse,

2.2.2.7.3. consentirà, dopo i primi anni, di praticamente disporre quasi dell’intiera rendita annua a diminuzione del debito iniziale (vedi tabella):

2.2.2.7.4. in tal caso l’enorme debito, assunto dall’impero per la nazionalizzazione dei suoli, verrebbe completamente estinto in meno di vent’anni.

2.2.2.8.      Verrà ora fatto notare, che, per la statalizzazione del suolo, l’attuale, insolitamente alto, livello del saggio d’interesse dei prestiti di guerra, utilizzato nel conteggio dell’ammortamento (Capitalizzazione delle rate), sarebbe molto, ma veramente molto più favorevole

2.2.2.8.1. perché tanto più elevato è il saggio d’interesse - tanto minore risulta la capitalizzazione del debito; si consideri infatti questa tabella di capitalizzazione di una rendita annua di 1000 d.m.:

 

 Saggio d'

 Interesse

 %

 CAPITALE

 CONSEGUENTE

 d.m.

3

33.000

4

25.000

5

20.000

10

10.000

               

2.2.2.8.2. [13]Ma se sia desiderabile minimizzare l’indennità d’esproprio, utilizzando il valore sopraggiunto invece di quello precedente ed abituale

2.2.2.8.3. e che, nel succitato conteggio, molto meno nocerebbe ai proprietari terrieri, ciò può essere stabilito in sede parlamentare: per la riforma ciò non è sostanziale.

2.2.2.9.      Del resto la rivoluzionaria modifica della natura del nostro denaro, come proposta nella 4° Parte di questo libro, porterà a conseguenze imprevedibili.

2.2.2.9.1. Obbligando a pronte decisioni economiche, la moneta di ghiaccio scatenerà l’economia nazionale, portando al completo dispiegamento della mirabile capacità produttiva dei moderni mezzi di lavoro,

2.2.2.9.2. senza che possano sopravvenire ancora crisi di sovrapproduzione, con la conseguente disoccupazione.

2.2.2.9.3. E gli introiti dello stato e la potenzialità fiscale del popolo aumenteranno così tanto inaspettatamente che, volendo utilizzarla per un più veloce ammortamento del debito pubblico,

2.2.2.9.4. il tempo tecnico per il succitato ammortamento potrebbe essere notevolmente scorciato.



[1] la capitalizzazione di una rendita (nel nostro caso la rendita agraria o immobiliare) è rappresentata dalla somma di denaro che - ad un determinato tasso d’interesse - offre la stessa rendita. N.d.t.: in Italia, fiscalmente per l’ammortamento di immobili, è consentito lo stralcio massimo, dal conto profitti e perdite dell’anno a consistenza patrimoniale, del 3%; il che significa l’azzeramento del fondo in 33,3 anni circa: operazione però corretta sono in totale assenza di variazioni del potere d’acquisto della moneta ; infatti - in questo secondo caso, a rigor di logica, tenuto presente che il fondo d’ammortamento dovrebbe esporre il 'residuo del valore pro tempore dell’investimento immobiliare’effettuato - per operare correttamente bisognerebbe consentire, fiscalmente, che il valore iniziale fosse, ogni anno preliminarmente rivalutato in base al mutato 'potere d’acquisto della moneta’rispetto all’anno precedente, e, solo dopo questa operazione, diminuito della quota d’ammortamento stanziata per quell’anno. Dico questo perchè, anche se di tanto in tanto l’Abominevole’ha consentito una parziale (ma mai effettiva) rivalutazione del fondo ammortamento immobili, con svalutazioni ufficiali andate dal minimo del 2% annuo al massimo del 400-500% (periodo della 2^ guerra) e reali decisamente superiori, un corretto ammortamento dell’investimento, in molti casi non è mai stato conseguito, così legalmente giustificando la pretesa di conservazione della proprietà privata. Ad esempio facciamo il caso d’un immobile costato £. 10.000 nel 1940 (quando un compenso di £. 1.000 al mese veniva vagheggiato come un tal irraggiungibile sogno che una canzone recitava 'Se potessi avere mille lire al mese....!!!!'): lo stanziamento, per il suo ammortamento, di 300 lire annue, può aver avuto un qualche senso economico, al limite sino al 1950, dopo essendo diventato un valore da pacchetto di sigarette!! .......ma poichè l’ammortamento terminava nel 1974, si può ben capire come il beneficio della non fiscalizzazione della somma di BEN £. 300 negli anni .........70-71-72-73, fosse solo una presa per il culo del contribuente. Constatato che risulta nella maggior parte dei casi erroneo lo stato d’intervenuto ammortamento – anche in considerazione che ogni legge dovrebbe disporre solo per il futuro - io sarei propenso ad autorizzare la cessione del cespite immobiliare, anche a persona giuridica e/o a se stessi e con un’imposta di registrazione da fissare (ma non nel valore usuale, troppo basso, perchè dovvrebbe servire da daterrente alla fissazione di un prezzo troppo alto; un 20, 25%, pagabile in più annualità, dovrebbe pertanto andar bene), a prezzo dichiarato dal contribuente, ma con la facoltà - a quel prezzo dichiarato - di eventuale prelazione, da parte dello Stato, se da questo ritenuta vantaggiosa; inoltre ampie rateizzazione dell’imposta, il cui provento (avente la caratteristica d’un’imposta straordinaria sul patrimonio) consentirebbe l’azzeramento del debito pubblico, anche pensionistico, oltre a creare un fondo sostitutivo dell’attuale gettito fiscale degli immobili; successivamente si potrebbe partire, ex novo, con corretti piani d’ammortamento, l’immobile diventando di proprietà dello Stato non appena ammortizzato, senza indennizzo alcuno. Alternativamente si potrebbe concedere, a scelta, il frazionamento della proprietà in 'nuda proprietà’immediatamente dello Stato ed 'usufrutto vita natural durante e con facoltà di reciproco accrescimento (*)’ai coniugi proprietari, eventualmente anche con una quota d’usufrutto trasferibile ai figli, sempre vita natural durante. A mio giudizio- dato che, per una larga maggioranza, sarebbe del tutto immeritato ed iniquo un provvedimento punitivo - si deve semplicemente cercare di consapevolizzare la proprietà immobiliare che assolutamente non si vuole punirla (ne tantomeno far piangere), ma semplicemente che il conto del disastro economico lasciato dai predecessori, sia di destra che di sinistra, deve inevitabilmente esser presentato solo a chi ha possibilità di pagarlo e che questo loro sacrificio consentirà una nuova forma e qualità della vita, migliore per tutti; con questa tecnica di consentire l’ammortamento successivamente alla vendita virtuale o consentire l’usufrutto si eviterebbero sia le vessazioni che un durissimo scontro frontale, oltre che diluire nel tempo il pagamento. La soluzione proposta da G. è invece un autentico omicidio dell’Erario ed una manna per i capitalisti e speculatori, dato che egli, giustamente, intende impegnare lo Stato a mantenere la parità dei suoi titoli espropriativi - in modo da non trasformare l’operazione in un massacro economico del cittadino (spesso anche, come lui stesso riconosce, non preparato a gestirli). Egli quindi furbetteggia, rimandando la riforma della moneta di ghiaccio a dopo quella di liberterra, sostenendo che così non ci sarà l’immediato crollo della parità (che obbligherebbe lo Stato ad esborsi pazzeschi, vanificando tutto il piano esposto): ma egli pensa davvero che nessuno abbia letto questo libro e che, quindi, le sue successive intenzioni siano a tutti e del tutto sconosciute? Non essendo così – e poiché 'una notizia un po’originale non ha bisogno d’alcun giornale, e come una freccia dall’arco scocca, corre veloce di bocca in bocca’(F. De Andrè, Boccadirosa), possiamo ragionevolmente presumere che, già il giorno dopo la consegna, il valore reale del titolo crollerebbe forse anche a meno del 30% di quello facciale (come del resto è giusto per un investimento ultraventennale e che sicuramente, per l’ultimo ventennio, non renderà nulla!). A questo punto lo Stato, reso infinitamente vulnerabile dalla sua pazzesca esposizione debitoria, e costretto dal suo impegno a mantenere la parità (cioè, in pratica, a reperire in contanti il 70% del valore dell’esproprio, avrebbe un tale fabbisogno di contanti da vedersi costretto ad offrire interessi pazzeschi, vanificando quanto si riprometteva di successivamente ottenere con la riforma della moneta di ghiaccio. Conclusione: gli unici che ne trarrebbero profitto sarebbero i soliti Arabi, dal petrodollaro facile, nonchè i Morgan ed i Rockfeller, mentre lo sfascio generale, indotto dall’Amministrazione Rivoluzionaria, segnerebbe non solo la sua definitiva fine, ma anche quella delle sue molte e lodevoli buone intenzioni, nonchè anche una probabile Restaurazione. (*) nell’usufrutto 'vita natural durante a due coniugi', la condizione di reciproco accrescimento, in caso di morte di un coniuge, consente a quello superstite d’incamerare la quota del defunto, che, in caso contrario, competerebbe al nudoproprietarista

[2] N.d.t.: vedi 2.0 nota 29 e 2.1. nota 1

[3] In questo novembre 1919 incomincia a subentrare qualcosa d’imprevisto. L’indebitamento dell’Impero, che opera come un’ipoteca di primo grado, assorbe praticamente tutto il prodotto interno lordo. E poichè nessuno intende condividere un simile debito, per il prezzo d’un piccolo podere in Svizzera, ora, in Germania, si può comprare quasi un feudo considerevole.

[4] N.d.t.: se G. avesse saputo giocare a bridge, ora avrebbe dovuto dimostrare di conoscere sia il concetto di vulnerabilità che quello di gioco di sicurezza: anche per questo continuo a predicare che non dovrebbe essere consentita l’elezione di amministratori che non sappiano giocare bene a bridge!

[5] N.d.t.: non grande e la più esterna isola tedesca nel mare del Nord, di fronte alla foce dell’Elba, e con un clima molto migliore delle sua latitudine (centro balneare estivo), grazie alla corrente del Golfo. Ha coste rocciose a picco sul mare e di un bel colore rosso, un’eccellente flotta peschereccia e nei suoi pressi fu combattuta la prima grande battaglia navale della prima guerra mondiale; G. la cita un po’ come noi, in Italia, parleremmo della Repubblica di S. Marino o della Città del Vaticano.

[6] N.d.t.: tutti fenomeni trattati nella prima parte, in numerosi capitoli.

[7] N.d.t.: conoscendo il seguito, ho aggiustato, perchè qui il tedesco afferma fissato per iscritto anche l’interesse.

[8] N.d.t.: i commi 2.2.2.2.i. e seguenti costituiscono la parte più originale ed interessante di questo capitolo, sotto altri aspetti fortemente criticabile vedi nota 1.

[9] N.d.t.: cioè principalmente ai commi 4.7.10.i.

[10] N.d.t.: ho inserito io l’apra battuta finale: G. non si sarebbe mai permesso il turpiloquio!! Però ........quando ce vo, ce vo!

[11] In Francia la rendita agraria (1908-1912) riferita alla base (1879-1881) scese del 22,25%, corrispondentemente i prezzi del suolo scesero del 32,6 %: se nel 1879/81 un ettaro valeva mediamente ancora fr.1830, nel 1908/12 solo ancora fr.1244. - Dati de 'La proprietà terriera ed il credito reale, 18 Aprile 1918.'

[12] N.d.t.: quando ad un titolo è stato fissato un saggio d’interesse troppo basso rispetto al corrente, il suo valore facciale subisce una perdita (chiamato scarto cartella od agio), in modo da adeguare la rendita al saggio d’interesse reale; chiarifichiamo il concetto con un esempio: sia stato emesso un Buono del tesoro, a scadenza ventennale, al valore nominale di €. 1.000,00 e con le cedole da €. 50 (saggio d’interesse FISSO del 5%); se, nel secondo anno il saggio successivamente si porta all’8%, con previsione di successiva costanza su tale valore, sarà possibile vendere tale cartella - in precedenza comprata per € 1.000 - solo per circa €. 700 (scarto cartella, nel secondo anni circa €.300, ma tale scarto, nel caso di successive vendite della stessa cartella, andrà riducendosi al crescere degli anni, man mano cioè che si avvicina la data di recupero del valore facciale, quando cioè lo Stato rimborserà il valore facciale); se invece è previsto ulteriore aumento del saggio d’interesse, lo scarto cartella potrebbe anche essere ben maggiore di 300 €., come - se fosse prevista invece una diminuzione del saggio d’interesse - il valore reale potrebbe salire oltre gli € 1.000,00 per premiare la buona redditività. Pertanto il valore di un titolo diventa una funzione della sua redditività o, per meglio dire, del rapporto fra la sua redditività e quella media.

[13] N.d.t.: comma vuorviante! almeno in Italia il coefficiente di capitalizzazione fiscale degli immobili è stato sempre il 3%, la sola legge 426 (Equo canone) lo portava al 3.8%; allora se si prende un capitale X, gli si calcola un reddito con un certo saggio d’interesse (ad esempio 3%) si ottiene un reddito che è 0,03X, che riporta al capitale X solo con un coefficiente di capitalizzazzione pari a 33,3: se ora lo capitalizziamo con il coefficiente della rendita 5% (20 volte), otteniamo come risultato 0,6X, cioè poco più della metà del valore esatto: pertanto un simile procedere, anche se fissato per legge, sarebbe solo una vera e propria truffa.