2.5. Come impostare la sfida della nazionalizzazione del suolo?

 

SINTESI: 2.5.1.i: I problemi di qualunque forma di spartizione; 2.5.2.i.: una novità teorica, spartire non spartendo; 2.5.3.i.: l’intimo rapporto tra uomo e terra; 2.5.4.i.: aspra confutazione dei preesistenti diritti e dei registri immobiliari.

 

2.5.1 I PROBLEMI DI QUALUNQUE FORMA DI SPARTIZIONE.

 

2.5.1.1.     Ritenendolo cosa propria, un componente inseparabile e fondamentale del loro corpo, i sensati rivendicano tutto il globo terrestre - assolutamente tutto e non solo una parte.

2.5.1.1.1. Sorge pertanto il problema di come accontentarli perché, per definizione, é sicuramente da escludere qualunque spartizione della terra, che ne attribuirebbe a ognuno solo una parte.

2.5.1.1.2. Senza contare che - facendo a pezzi la zuppiera e dandone ad ogni familiare uno spicchio sicuramente diverso, per posizionamento, natura, clima ecc.ra.

2.5.1.1.3. non solo sarebbe ben difficile ottenere il consenso generale; non solo dovremmo ricominciare continuamente dopo ogni morte e nascita, ma sicuramente finiremmo per scontentare tutti

2.5.1.1.4. (come appunto avviene regolarmente nelle spartizioni delle eredità) perché c’è chi vorrebbe avere la sua porzione su un altipiano assolato, mentre un altro vicino ad una fabbrica di birra,

2.5.1.1.5. mentre una divisione non può tener conto di tutti questi desideri: così probabilmente ogni giorno l’ubriacone dovrà scendere a valle, dal suo soleggiato altopiano, per riempirsi il pancione di birra,

2.5.1.1.6. mentre l’amico del sole dovrà atrofizzarsi, intellettualmente e fisicamente nella nebbia del fondo valle.

2.5.1.2.     Qualunque divisione quindi finisce per scontentare tutti, oltre a nuovamente incatenare l’uomo alla zolla ereditata, soprattutto per il significativo costo dell’imposta di registro [1] o successione:

2.5.1.2.1. poiché essa, in Germania, a seconda delle regioni, varia dall’uno al tre per cento, mentre in Alsazia arriva addirittura al 5%, e che generalmente il terreno è ipotecato per tre quarti del suo valore;

2.5.1.2.2. poiché anche se la quota ereditaria viene assegnata solo in funzione del valore residuo, essa comporta l’accollo dell’ipoteca,

2.5.1.2.3. ancorché si desideri – magari anche ardentemente migrare per motivi di salute o magari per litigi col vicinato - ci si ritrova bloccati dal fatto che un’imposta al 5% praticamente ti ha privato di un quinto dell’eredità effettiva;

2.5.1.2.4. quindi dopo cinque cambiamenti di residenza - che non sono certo troppi per una vita di lavoro alla ricerca di uno sviluppo della propria attività – il valore ereditario sarebbe tutto volatilizzato in tasse;

2.5.1.2.5. anche senza contare che con l’eventuale imposta sulla plusvalenza, tanto voluta dai riformatori agrari, la situazione si aggraverebbe ulteriormente.

2.5.1.3.     Inoltre, da giovani, il grande ma nuvoloso nord sembra eccellente per lavorarvi nell’agricoltura; ma poi, con la vecchiaia ed il suo metabolismo rallentato, si preferirebbe il cielo terso ed i climi caldi.

2.5.1.3.1. Come quindi si potrebbe, in sede di divisione, non solo tener conto di tutti i desideri attuali ma anche dei futuri?!……in realtà ciò sarebbe possibile solo se il podere fosse trasportabile, come un collo di bagaglio!

2.5.1.3.2. Oppure se fosse economicamente possibile vender là per ricomprare altrettanto bene qui, mentre troppo spesso si finisce col dovere svendere da una parte per venir invece salassati dall’altra,

2.5.1.3.3. finendo, come quel contadino che, avviatosi al mercato per cedere una vacca, alla fine di tutta una catena di baratti vantaggiosi, si ritrovò con un canarino!

2.5.1.3.4. Invece, in ogni compra-vendita, é sempre essenziale cogliere l’opportunità; ma così succede che, per aspettare prima quella della vendita, e poi ancora quella dell’acquisto, passa mezza vita senza aver potuto fare quello che si sarebbe voluto.

2.5.1.4.     Da una proprietà si finisce quindi con l’essere gravemente menomati, trasformati in cane da guardia, servo della gleba, in tutti quei casi in cui uno voglia andarsene in città,

2.5.1.4.1. ad esempio per consentire la frequenza scolastica ai figli (ma altrettanto anche quando uno voglia invece allontanarsene, per farli crescere nella natura vergine);

2.5.1.4.2. oppure quando un buon cattolico – che una quota ereditaria ha trasferito in ambiente protestante - sia pieno di nostalgia per quello natale;

2.5.1.4.3. o quando, verso la fine della vita, si vorrebbe ritornare al paese natio a coltivare quel podere, da tempo immemorabile fecondato dal sudore dei propri avi;

2.5.1.4.4. o quando invece se ne viene scacciati dai creditori, da usurai, dall’esattore - che talvolta colpiscono la proprietà privata propio utilizzando leggi che dovrebbero tutelarla –

2.5.1.4.4.1.           come avviene quando - avendo ereditato dal padre la quota di un decimo ma avendo dovuto liquidare gli altri nove fratelli, contraendo un’ipoteca agraria pari al 90% del valore –

2.5.1.4.4.2.           si finisce strangolati dal pagamento degli interessi e basta anche un solo piccolo aumento salariale, la più piccola diminuzione della rendita agraria (come quella causata da riduzione dei noli navali),

2.5.1.4.4.3.           a privarti della possibilità di pagarli e conseguentemente a condurre la tua proprietà sotto il martello del banditore!

2.5.1.4.4.4.           (Troppo spesso la cosiddetta necessità dell’agricoltura - in cui prima o poi ma sicuramente finisce ogni proprietario agrario tedesco - è dovuta a quell’indebitamento

2.5.1.4.4.5.           nella proprietà privata del suolo inseparabilmente associato alle situazioni ereditarie: il 'fortunato erede', della proprietà privata del terreno, sfacchina, fà i conti, sbuffa,

2.5.1.4.4.6.           ma poi si vede costretto ad implorare ed intrallazzare per conseguire benefici legislativi più o meno illeciti……quindi, con un diretto rapporto di causa-effetto, è propio la sua proprietà a sprofondarlo nei problemi!

2.5.1.4.4.7.           Comunque, non che vada meglio a chi rimane comproprietario di una quota indivisa di proprietà collettiva - come spesso anche si verifica nella proprietà cooperativa - qui i casi sono due:

2.5.1.4.4.7.1.       se non si riceve reddito - causa la generalmente trascuratissima gestione e non potendo rinunziare alla quota per non perdere i propri diritti –

2.5.1.4.4.7.1.1.  si finisce con il barcamenarsi, nella speranza di un cambiamento della situazione, ma finendo che l’imposta sul reddito ti mangia la proprietà!

2.5.1.4.4.7.2.       ma se anche si riceve un reddito esiguo ed appena appena maggiore delle tasse, il gioco non vale la candela:

2.5.1.4.4.7.3.       in entrambi i casi si finisce col sentirsi soffocati quando dall’esiguità del profitto, quando dal clima, o dall’ambiente socio-politico o religioso, o finanche dalla qualità della birra:

2.5.1.4.4.7.3.1.  è mia personale convinzione che alla base di quasi tutti i dissidi familiari, cause, forse anche delitti - nonché sicuramente di tanta, troppa infelicità – ci siano costantemente situazioni del genere,

2.5.1.4.4.7.3.2.  che impediscono o limitano la mobilità e la libera scelta della propria professione (così necessaria per la valorizzazione del proprio talento e così determinante per quella della produttività personale, sempre gravemente limitata dall’inadeguatezza dell’incarico…...

2.5.1.4.4.7.3.3.  ancorché altrove si sarebbe potuto esser felici, come ricercatori, o magari anche solo come maestri di ballo, per non perdere i diritti di comproprietà, si finisce col vivere, stentatamente e malvolentieri, magari come spaccalegna!

2.5.1.5.     E possiamo sicuramente affermare che, nel distribuire la terra ad ogni singolo popolo, incapperemmo in svantaggi analoghi (quando anche non addirittura maggiori):

2.5.1.5.1. non solo probabilmente nessuno si professerebbe contento della parte assegnatagli, ma – altrettanto probabilmente - neanche lo sarebbe realmente;

2.5.1.5.2. da non trascurare poi che, per uno sviluppo ottimale, ogni persona, come del resto ogni popolo, ha sicuramente bisogno di materie prime presenti altrove.

2.5.1.5.3. Qualunque spartizione sarà quindi foriera di guerra come attualmente; ogni popolo cercherebbe di continuamente incrementare il suo potenziale bellico, per ingrandire il suo territorio attraverso conquiste e ciò si verificherebbe

2.5.1.5.4. malgrado il fatto che millenni di storia testimonino non solo che ben raramente la potenza cresce con la politica imperialista, ma anche che quella, sventuratamente effettuata nel passato, prima o poi ti si ritorce contro:

2.5.1.5.5.  la conquista è sempre un vantaggio transitorio ed effimero, dato che tirando una coperta da una parte, inevitabilmente se ne scopre un’altra

2.5.1.5.6. cioè ogni guadagno di territorio inevitabilmente per un altro corrisponde ad una sua perdita, mettendolo in condizione di doversi espandere,

2.5.1.5.7. talchè per prima cosa progetterà il recupero del maltolto, scagliandosi sul vicino alla prima occasione favorevole, salvo alternativamente rifarsi su terzo.

2.5.1.6.     Anche se molti (praticamente tutti i popoli leaders) l’hanno provata, la conquista del mondo intiero non è riuscita a nessuno, perchè come ogni attrezzo eccessivamente usato, anche la spada si spunterà [2],

2.5.1.6.1. e simili tentativi infantili - senza approdare al minimo successo - si risolveranno, solo e sempre, in enormi sacrifici, fiumi di sangue, monti di cadaveri, distruzione d’immense ricchezze e capacità produttive.

2.5.1.6.2. E’solo speranza assurda, evento irragionevole la comparsa d’un conquistatore che tutti riunifichi e molto meglio sarebbe rinunziare in partenza!

2.5.1.7.     Dovremmo allora davvero conservare questo statu-quo, in cui ogni cane attentamente sorveglia il suo osso, la miserabile sua parte ereditaria,

2.5.1.7.1. a cui ha eretto continuamente barriere, riducendo la nostra terra ad un specie di patch-work, un mosaico di toppe, come il mantello d’un mendicante!?

2.5.1.7.2. Ma se - avendo bisogno del concorso di materie prime provenienti da tutta la terra, dall’intiero globo, nessuna porzione esclusa – fintantoché questo bisogno fondamentale non sia stato soddisfatto,

2.5.1.7.3. certamente ogni singolo, come anche ogni popolo, farà la guerra, uomo contro uomo, popolo contro popolo, continente contro continente,

2.5.1.7.4. ma, anche in caso di vittoria, regolarmente ottenendo, sempre e solo, il contrario di quello che ogni belligerante avrebbe voluto, divisione invece d’accordo; debilitazione invece di buona salute; abissi invece di ponti.

2.5.1.8.     E’bensì vero che c’è chi nella merda si trova perfettamente a proprio agio: un affumicata birreria soddisfa perfettamente lo stesso piccolo borghese, invece vittima della sindrome da vastità sul cocuzzolo della montagna;

2.5.1.8.1. (come certi vecchi Prussiani - appunto sentendosi sconcertati dalle nuove dimensioni - accettarono malvolentieri l’unificazione dell’impero tedesco);

2.5.1.8.2. eppure bisogna, prima o poi, convincersi che ogni sporzionamento, ogni frazionamento della terra apporta solo guerra e perpetua una generazione di mendicanti!

 

2.5.2. UNA NOVITÀ TEORICA, SPARTIRE NON SPARTENDO

 

2.5.2.1.     Piantiamola una buona volta con il vecchiume e le ideologie obsolete, con i cannoni e tutte le altre tragiche buffonate da marionette, semplicemente piantandola con i registri della proprietà immobiliare:

2.5.2.1.1. accendiamo un bel falò di pali di recinzione e di barriere doganali, non vi sia più frattura alcuna nel globo terrestre, niente più sporzionamento, suum cuique e ad ognuno l’Intero!

2.5.2.1.2. Ma sarà raccolta questa sfida, favorevole sia alla comunione dei beni che ad una fantomatica alleanza mondiale, ma inizialmente tendente a mantenere per ogni singolo popolo l’autonomia finchè la vorrà?

2.5.2.1.3. Risponderà liberterra a questo interrogativo? Indubbiamente – finchè l’attuerà solo la Germania – sarà solo un primo passo, solo un ESEMPIO:

2.5.2.1.4. immetterà ognuno nel possesso dell’intiero territorio nazionale, come delimitato dai confini, ma non – e come voleva – dell’intiera terra, contemporaneamente superando ogni velleità e capriccio distributivo.

2.5.2.1.5. Tuttavia, tanto per incominciare, essa elimina completamente quell’incomodo ancoraggio - caratteristico della proprietà privata - introducendo una libertà di movimento non più teorica ma sostanziale ed effettiva, almeno in tutto l’Impero.

2.5.2.2.     Facciamo qualche caso per esempio: un coltivatore, unitamente ai suoi figli, aveva gestito una grande azienda nella pianura settentrionale della Germania.

2.5.2.2.1. Ma, ad un certo punto, i figli non ne hanno voluto più sapere, dell’agricoltura, preferendo andare a sgrugnarsi in città;

2.5.2.2.2. conseguentemente l’azienda è rimasta troppo grande per le sole forze del padre, tra l’altro già diminuite per l’età e gli acciacchi, ed egli preferirebbe gestire un azienda più piccola,

2.5.2.2.3. contemporaneamente trasferendosi in montagna, aspirazione d’un vecchio sogno di gioventù, ma senza troppo allontanarsi dai figli stabilitisi a Francoforte;

2.5.2.2.4. al giorno d’oggi, per un contadino, tutto ciò sarebbe – se non impossibile – difficile od almeno complesso, mentre con liberterra è una bazzecola,

2.5.2.2.5. perchè l’uomo non è più ancorato, ma libero e svincolato come un uccello migratore, e deve solo aspettare la scadenza del suo contratto di affitto, ma risolvibile in tempi brevi anche senza[3] penale:

2.5.2.2.6. Così, negli elenchi illustrati, periodicamente editi da ogni Distretto, passa a documentarsi sulle aziende di 10 ettari disponibili, rimanendo piacevolmente sorpreso.

2.5.2.2.7. Perché malgrado il contratto lungissimo (generalmente ventennale ma fatto in favore del conduttore), supponendo che statisticamente ogni anno si liberi un’azienda su 20,

2.5.2.2.8. a conti fatti, in tutta la Germania ci saranno a disposizione 150.000 aziende di quel tipo e per tutti i gusti, dalla montagna, alla pianura del Reno o dell’Elba o del Weichsel[4],

2.5.2.2.9. in regioni cattoliche o protestanti, in distretti conservatori o liberali o socialisti, nelle paludi, nelle sabbie, al mare, per allevatori di bestiame o coltivatori di barbabietole, nella foresta, nella nebbia,

2.5.2.2.10.             vicino a freschi ruscelli, in fumose zone industriali, nei pressi della città, di una fabbrica di birra, della guarnigione, del vescovato, della scuola,

2.5.2.2.11.             in regioni a prevalenza linguistica francese o polacca, aziende per tisici, per infartuati, per giovani o vecchi, per forti o deboli – e, per farla corta,

2.5.2.2.12.             in mezzo a 150.000 aziende che costituiscono la sua comproprietà, ci sarà anche quella che aspetta solo lui per essere coltivata.

2.5.2.2.13.             Premesso che non può aspettarsi di gestire e occupare contemporaneamente più d’una azienda (perché per farlo occorre la presenza fisica) cosa ancora gli manca per dimostrargli d’avere a sua disposizione tutto l’Impero?!

2.5.2.2.14.             Quali limitazioni ancora l’Impero opporrebbe alle personali potenzialità, se – quand’anche solo sulla terra ed abbandonato come un cane – ognuno può sempre trovare la sistemazione a lui adatta?

2.5.2.3.      Certamente gli si chiederà un equo canone, succedaneo di quella rendita agraria che, anche se non necessaria al metabolismo vegetale, lo sarà invece moltissimo a quello sociale.

2.5.2.3.1. Infatti, vendendo i suoi prodotti, il contadino percepisce, oltre al valore del suo lavoro e la sua propria quota parte di rendita agraria,

2.5.2.3.2. anche quella spettante agli altri suoi soci e che, qual onesto esattore, deve loro rimettere:

2.5.2.3.3. farà ciò volentieri consegnandola alla Società di cui fà parte, e con la differenza di saperla ulteriormente spesa per fornirgli servigi

2.5.2.3.4. (invece di dover – come in precedenza – rammaricarsi sapendo il suo sudore cuccato dal padrone, magari in Bacco e Venere!)

2.5.2.4.      Noi dobbiamo pertanto ammettere che con liberterra il territorio tedesco viene sicuramente ad assicurare e realizzare qualunque aspettativa del singolo,

2.5.2.4.1. anche se il nostro solo spicchio sarà solo un primo passo e certo ancora non potrà soddisfare l’aspirazione dei consapevoli, che reclamano il Tutto, l’intero globo terrestre, come loro proprietà, come indivisibile parte di loro stessi.

2.5.2.4.2. Sarà però quell’esempio che sempre trascina; e possiamo immaginare liberterra alla progressiva conquista di tutto il mondo,

2.5.2.4.3. estesa a tutti i paesi, qual ideologia che elimina qualunque particolarismo, così superando qualunque precedente confine etnico o nazionale.

2.5.2.5.      Supposto che, col tempo, liberterra venga estesa ed adottata internazionalmente, che a qualunque emigrante vengano allora riconosciuti gli stessi diritti dei locali,

2.5.2.5.1. come sempre più frequentemente già si incomincia a verificarsi al giorno d’oggi - cosa mai il globo terrestre negherebbe ancora all’aspettativa di ogni singolo?

2.5.2.5.2. Da quel momento in poi l’intiero mondo costituirà un’entità illimitata, chiunque potrà insediarsi ovunque gli piaccia (cosa già oggi possibile, ma solo avendo denaro) ed assolutamente senza spese,

2.5.2.5.3. perchè il canone verrà sia pagato che incassatto - come già detto - in sostituzione di quella rendita agraria, che nel prezzo dei suoi prodotti il venditore andrà ad introitare contro i suoi simili,

2.5.2.5.4. e che in quota parte gli verrà nuovamente restituita, sotto forma di servizi di Stato.

2.5.2.6.      Quindi, con liberterra, realmente in seguito ogni singolo uomo potrà contare su tutto il globo terrestre, che gli appartiene di diritto perchè, come la sua testa - con lui concresciuta - è una sua proprietà intangibile,

2.5.2.6.1. di cui mai e poi mai avrebbe dovuto e potrebbe essere privato, neanche parzialmente e per nessuna causa, nè per una cambiale protestata, nè per un’ipoteca, nè per un avallo nei confronti d’un amico fallito.

2.5.2.6.2. Chiunque potrà fare ciò che vuole, ubriacarsi, giocare in borsa, senza pericolo per quella sua inviolabile proprietà; e se dovrà dividere con dodici fratelli l’eredità di suo padre, o se sia figlio unico è tutto perfettamente indifferente,

2.5.2.6.3. perché non potrà mai esser messo sul lastrico dalla divisione della proprietà agraria e la sua quota resta totalmente indipendente e svincolata sia dalla sua attività che disponibilità:

2.5.2.6.4. rendendosi inadempiente verso la Società, sarà semplicemente posto sotto tutela, pur continuando a ricevere la quota parte dei suoi diritti sulla terra:

2.5.2.6.5.  perché con liberterra ogni bambino verrà al mondo come suo comproprietario;

2.5.2.6.6. legittimo od illegitimo, nascerà con il globo terrestre in mano, come il BambinGesù di Praga ed allora e solo allora la terra apparterrà - pro indiviso, senza eccezione - ai pellecolorata come ai bianchi!

 

2.5.3. L’ INTIMO RAPPORTO TRA UOMO E TERRA

 

2.5.3.1       "Polvere sei, ed in polvere ritornerai"[5] non è solo allegoria, ma una realtà di cui non bisogna sottovalutare il potenziale morale, cioè dell’uomo-componente di una terra, che abbia ancora proprietari immobiliari:

2.5.3.1.1   [6]tanto accetto – e mi starebbe benissimo - ritrovarmi proprietà dell’umanità, altrettanto andrei in puzza a percepirmi proprietà, ad esempio, di Berlusconi……. sarebbe una forma di schiavitù anche questa!

2.5.3.1.2   Sia per essere che per diventare UOMO, egli ha bisogno della terra, tanto che già un piccolo deficit di ferro nel sangue influenza la sua salute.

2.5.3.1.3   Senza la terra – e quindi, in un certo senso, finchè essa appartenesse ai proprietari terrieri senza il loro permesso - nessuno potrebbe formarsi.

2.5.3.1.4   (nè questa è esagerazione, dato che l’analisi delle tue ceneri non potrebbe che evidenziare tutta una serie di componenti terrestri, che non provengono certo dall’aria!

2.5.3.1.5   …….ma che un tempo appartennero sicuramente alla terra e quindi a quei suoi proprietari, che l’hanno indifferentemente comprata o rubata.)

2.5.3.2.      Non tutti sanno che, per un certo tempo, in Baviera, sia il permesso di matrimonio era condizionato ad un reddito minimo, sia quello di procreare veniva legalmente negato a chiunque non avesse terra, in cui assicurare la più che probabile tumulazione del nascituro!

2.5.3.2.1   Lo scopo era quello d’istituzionalizzare il principio che, senza il consenso dei proprietari agrari non si sarebbe potuto neanche morire,

2.5.3.2.2   dato che la polvere cui ritorniamo, richiedeva una sistemazione sulla terra, mentre il legittimo proprietario poteva negarla!

2.5.3.2.3   Chi fosse morto senza questo permesso, era un contestatore di fatto, che in pratica derubava il suo padrone, gli sottraeva l’assenso !

2.5.3.2.4   …….teoricamente, essendosi così venuto a trovare in peccato mortale, sarebbe andato diritto all’inferno!

2.5.3.2.5   Testimonianza di qualcosa del genere si ritrova ancora nel proverbio spagnolo: "Non ha neanche dove cadersi morto![7]” e forse anche nell’evangelico: "Il figlio dell’Uomo non ha neanche dove reclinare il capo!"

2.5.3.3.      Ma, fra culla e bara, s’estende lungamente la vita, una vita che è notoriamente una continua combustione, perchè il corpo è una stufa, in cui va eternamente conservato un minimo di calore, per non farne spengere la divina scintilla.

2.5.3.3.1   L’uomo assicura questo calore-interno con l’apporto alimentare ed esternamente conservandolo con i vestiti e la casa.

2.5.3.3.2    Ma ora essendo i cibi, come anche le materie prime degli abiti e della costruzione, prodotti della terra, dove attingerli qualora il suo padrone li rifiutasse?

2.5.3.3.3   Senza il permesso del suo agrario, quindi, nessuno potrebbe mangiare, nè vestirsi, nè abitare in genere; ed anche in ciò non vi è esagerazione alcuna, anche se tutto ciò è assurdo.

2.5.3.4.      Gli americani rifiutano l’immigrazione cinese, come gli australiani respingono, dalle loro coste, qualunque 'colorato’:

2.5.3.4.1   in certi casi naufraghi malesi, che cercavano riparo sulla costa australiana, vennero spietatamente respinti verso l’annegamento!

2.5.3.4.2   Del resto, anche da noi, nella civilissima Germania, come si comporta la polizia con tutti coloro che non hanno i mezzi per comprarsi cibi?

2.5.3.4.3   "Tu non hai niente, ma vivi, di conseguenza tu rubi: il tuo calore corporeo, che può solo essere il risultato di un fuoco alimentato con prodotti della terra, tradisce i tuoi misfatti, rivelando che rubi! Via in prigione!"……questo è il ritornello!!

2.5.3.4.4   Anche se una qualifica artigianale ormai assicura altrettanto bene una fonte di reddito, essi – per la loro mancanza di proprietà agraria - devono continuare a percepirsi clandestini,

2.5.3.4.5   complessati e sottoposti da questo loro peccato originario, talche spesso restano senza parole, mormorando "Mi scusi, son solo un povero viandante!"

2.5.3.5.      Spesso si sente dire l’assioma che gli uomini avrebbero un diritto naturale sulla terra, ma questa è solo un’assurdità, perché ne logicamente conseguirebbe un diritto di proprietà del figlio sulla madre:

2.5.3.5.1   son invece gli uomini ad essere della terra!……parlare, in tal caso, di diritti di proprietà sarebbe improprio almeno quanto dire che è grazie ad esso che l’abete ha diritto di sprofondare le sue radici in essa!

2.5.3.5.2   Potrebbero forse gli uomini sopravvivere lungamente in una mongolfiera?……. Per questo gli uomini appartengono alla terra e la terra agli uomini, perchè essa contribuisce a formare il loro stesso organismo:

2.5.3.5.3   come non riusciremmo ad immaginarci uomini senza testa o stomaco, altrettanto dobbiamo rifiutarci d’immaginarli senza quella terra che è un altro loro organo essenziale', né più né meno di tutti gli altri!

2.5.3.5.4   Dove infatti comincerebbe e dove finirebbe il processo di assimilazione? Non ha nè principio nè fine, perchè forma un ciclo chiuso, quindi, per definizione, senza nè inizio nè fine:

2.5.3.5.5   per gli animali, le materie prime allo stato naturale sono non assimilabili e, per poterlo diventare, devono esser preliminarmente trasformate; e ciò non avviene certo in bocca, ma nelle piante,

2.5.3.5.6   che le assorbono e trasformano in modo che poi, nel loro lungo viaggio attraverso l’apparato digerente animale, possano essere trasformate in sostanza nutritiva:

2.5.3.5.7   quindi anche tutte le piante e tutti gli animali sono necessari agli uomini, non meno di bocca, denti, stomaco!

2.5.3.5.8   Essendo così interdipendenti – contemporaneamente serviti da e al servizio di così tante presenze terrestri, non resta che concludere che ognuno ha bisogno della terra, e ne ha bisogno indivisa!

2.5.3.5.9   Non per niente i popoli, abitanti in valli isolate e/o sopra le isole od artificialmente separati da muri e zone doganali, languiscono e s’estinguono,

2.5.3.5.10              mentre, al contrario i popoli che rinforzano il loro sangue con tutti i prodotti della terra[8] – e, paradossalmente, la loro razza con l’esogamia e l’imbastardamento - si mantengono sani e prolifici e conquisteranno il mondo!

2.5.3.5.11              Perché le necessità fisiche ed intellettuali devono poter sospingere le radici umane in ogni più piccolo anfratto dell’intiera corteccia terrestre, avvolgendo la terra come i tentacoli di un polipo!

2.5.3.6.      Di tutto e d’ogni cosa hanno bisogno gli uomini non solo di una parte!: hanno bisogno dei frutti non solo delle zone calde e temperate, ma anche di quelli dell’estremo nord,

2.5.3.6.1   e, per una loro migliore salute, di montagne, mare e deserti, mentre, per il loro arricchimento spirituale, di relazioni e rapporto con tutti i popoli della terra.

2.5.3.6.2   Gli serve propio tutto, finanche gli dèi dei diversi popoli, se non altro come termine di paragone per la propria religione: tutto il globo terrestre,

2.5.3.6.3   così come esso appunto ruota in mirabile orbita attorno al sole, è un parte, un organo non solo dell’umanità, ma anche di ogni singolo individuo!

2.5.3.7.      Come potremmo allora permettere che singoli individui confischino - come propria ed esclusiva proprietà - parti di questa terra, cioè parte di noi stessi,

2.5.3.7.1   e che, innalzando recinti, ci estromettano, con cani e loro schiavi addestrati, da parte della nostra terra, così strappando intieri arti del nostro corpo?

2.5.3.7.2   …….una simile situazione non è forse una vera e propria mutilazione del nostro stesso corpo?

2.5.3.7.2.1.           Probabilmente qualcuno non approverà questo paragone, perché il distacco d’un appezzamento non comporterebbe perdita di sangue; emorraggia! ……..ma magari si limitasse solamente ad una banale perdita di sangue che guarisce da sola!

2.5.3.7.2.2.           se infatti si taglia un orecchio od una mano, l’emorraggia, prima o poi, si ferma e la ferita finisce per cicatrizzarsi.

2.5.3.7.2.3.           Ma la ferita, inflitta al nostro corpo terrestre dall’amputazione di un appezzamento, suppura eternamente senza mai cicatrizzare!

2.5.3.7.2.4.           ………ed in ogni nuova occasione di pagamento di redditi da capitale la ferita sempre di nuovo, continuamente, si riapre ed il flusso d’oro rosso sgorga copioso, finchè l’uomo salassato impallidisce, prima di crollare svuotato!

2.5.3.7.3   L’asportazione d’un appezzamento di terra dal nostro corpo virtuale è quindi il più dolente e sanguinante di tutti gli interventi……..

2.5.3.7.4   e lascia aperta una ferita cancrenosa che può essere risanata solo a condizione che il maltolto sia nuovamente restituito.

 

2.5.4. ASPRA CONFUTAZIONE DEI PREESISTENTI DIRITTI E DEI REGISTRI IMMOBILIARI.

 

2.5.4.1.      Ma come? - mi si dirà: non è forse la terra già spezzettata, sporzionata, divisa, distribuita, pellettizzata? E non sarebbe forse producibile antica e probante documentazione, che tale situazione deve essere rispettata?

2.5.4.1.1   Ma via, tutto ciò è solo un’assurdità, nient’altro che un’assurdità! Chi avrebbe potuto produrre simile documentazione e chi firmarla[9]?

2.5.4.1.2   Personalmente, considerandola a me indispensabile, io non ho certo mai acconsentito alla divisione della terra; e se qualcun altro si sia impegnato in mio nome,

2.5.4.1.3   senza la mia autorizzazione, non avrebbe né dovuto né potuto farlo per carenza di delega!…….. Nei miei confronti tutti questi eventuali documenti son quindi privi di valore:

2.5.4.1.4   io non ho mai dato il mio assenso ad una mutilazione, che mi avrebbe reso storpio!

2.5.4.1.5   perciò reclamo e pretendo la restituzione del maltolto e son pronto a battermi contro chiunque la rifiuti!

2.5.4.1.6   "Ma qui su queste pergamene ingiallite ci sarebbe la firma del tuo antenato!"

2.5.4.1.7   Affermativo, effettivamente là sembra esserci il mio cognome - ma chi può mai dire se la firma sia stata falsificata? Ma poi, anche se fosse autentica, che valore ugualmente avrebbe,

2.5.4.1.8   dato che, a lato, c’è ancora il foro del pugnale, con cui fu estorta,…….. perchè nessuno - che non sia stato in immediato pericolo di vita - può accettare di sacrificare le sue membra:

2.5.4.1.9   la volpe si stacca a morsi la zampa, ma lo fà solo, quando sia stata presa dalla tagliola!

2.5.4.2.      Ed infine: perché mai, al giorno d’oggi, qualcuno dovrebbe onorare gli impegni di un suo antenato se il reato è talmente personale che i figli non sono mai stati perseguibili per i delitti degli ascendenti?!

2.5.4.2.1   E che si trattasse di un delitto è implicito nel fatto che nessun bravo genitore volontariamente accetterebbe di lasciar così storpiare la propria progenie! Assurdità, solo e soltanto assurdità!

2.5.4.2.2   Probabilmente avrebbe potuto farlo da sbronzo ... (situazione del resto storicamente talmente frequente da esser plausibile, ipotizzabile e valido principio di prova )…….

2.5.4.2.3   Ma, anche in tal caso, ai figli di ubriaconi, non si nomina forse un tutore !? E solo sbronzo doveva essere chi avesse scialacquato la terra,

2.5.4.2.4   talmente ubriaco, come certi antichi nostri antenati che, sotto i fumi dell’alcool, arrivavano a giocarsi ai dadi anche moglie e figli!!

2.5.4.2.5   Perché nemmeno delinquente - che non sia anche infame - può pensare di vender gli organi suoi o della sua progenie …… solo infami possono aver volontariamente firmato i registri fondiari!

2.5.4.3.      Si supponga che qualcuno possa venir giù dalla luna per comprare - magari previa generosa distribuzione di grappa - terra fertile da colà esportare.

2.5.4.3.1   Come sarebbe giudicato chiunque permettesse di rimorchiarne via anche una sola porzione, grande o piccola che fosse?

2.5.4.3.2   Eppure che la fertilità terrestre sia traslocata sulla luna non è molto diverso dal lasciarla confiscare da quel proprietario terriero, che lascia, esenti da rendita agraria, solo brughiere e deserto!

2.5.4.3.3   …..nè il popolo tedesco avrebbe certo potuto rilevare una qualche differenza se, quale variante della fuga di capitali, egli pezzo a pezzo avesse arrotolato tutta la nostra terra BUONA, cedendola a stranieri!

2.5.4.3.4   Se, nonostante la carestia, proprietari terrieri russi cercassero di far uscire dalla Russia enormi quantità di cereali per scialacquarle a Parigi - così avviando i loro concittadini cosacchi alla tomba – sicuramente verrebbe prontamente emanato un decreto-legge, per bloccare un così perverso tentativo.

2.5.4.3.5   Eppure si pretenderebbe tuttora di avvalersi delle firme sui registri fondiari, anche se sicuramente estorte con minacce, ricatto, inganni o con inebrianti!!

2.5.4.3.6   Il registro fondiario, quello è il campionario dei crimini di Sodoma e Gomorra!

2.5.4.3.7   ……. e qualunque proprietario terriero, per affermare il suo buon diritto, si riportasse ad esso - cioè alle malefatte di un suo antenato - andrebbe subito imprigionato per frode e tentativo di ricatto!

2.5.4.4.      Quando il fratello fece ritorno a casa, mezzo morto di fame dopo giorni e giorni di caccia ai lupi, Giacobbe gli estorse tutti i suoi pascoli per un piatto di lenticchie.

2.5.4.4.1   Ed a simile odiosa speculazione noi ora dovremmo dare pubblica esecuzione, scacciando da ogni pascolo i discendenti di Esaù, se necessario con l’uso della forza?

2.5.4.5.      Ma che poi serve forse risalire fino ad Esaù per svelare l’arcana origine di quei vituperati documenti?……ma se "Il possesso della maggior parte delle terre ha avuto origine a seguito d’occupazione militare, di conquista;

2.5.4.8.1   ed anche successivamente è stata quasi sempre la spada a nuovamente cambiare la divisione preesistente!" [10]

 

2.5.4.6.      Ma vediamo come tutt’ora - praticamente sotto i nostri occhi - si acquisisce il possesso di un territorio:

2.5.4.6.1. per una bottiglia di acquavite per sè ed un vestito colorato per la sua consorte, il negro re degli Herero[11] cedette tutta la terra da lui strappata agli Ottentotti: appena milioni di ettari, tutto il pascolo delle sue greggi!!

2.5.4.6.2. Poteva forse sapere quel che faceva quando, pieno d’alcool sino ai capelli, pose la proditoria croce sotto il pezzo di carta?

2.5.4.6.3. Poteva forse sapere che, da quel momento, quel documento sarebbe stato conservato in cassaforte come una reliquia, nonchè custodito, giorno e notte, da un intero corpo di guardia?

2.5.4.6.4. Che, per quella croce, incautamente apposta, sia lui che il suo popolo erano ormai anch’essi crocefissi, e che, da allora in poi e sempre per colpa di quel segno,

2.5.4.6.5. per ognuna delle loro vacche, avrebbero dovuto pagare una rendita, oggi, domani, in eterno lui, i suoi figli, e discendenti?

2.5.4.6.6. A lui cristiano, mentre tracciava sul documento quella croce, quel simbolo appreso dai Missionari, probabilmente gli sembrava sacro:

2.5.4.6.7. e mai e poi mai avrebbe potuto pensare di finire ingannato e derubato addirittura da quel simbolo della religione e delle sofferenze di Cristo!

2.5.4.6.8. Perchè, per poco poco che se ne fosse reso conto, non avrebbe forse preferito impiccarsi al primo e più alto albero, come uno straccio, come traditore del suo popolo?

2.5.4.6.9. Ma non se ne era reso conto, come chiaramente risultò dal seguito, quando fu attuato il contenuto del documento, ed egli si sollevò per cacciare quella gentaglia ingannevole!

2.5.4.6.9.1.           (anche se nei giornali tedeschi generalmente si bollarono come branco d’assassini, ladri, gentaglia ecc.ra proprio quegli infelici indigeni, che, con le scarse armi a loro disposizione, stavano conducendo quella loro guerra di liberazione!)

2.5.4.6.10.             Tutto inutile, perché ormai era diventata una caccia, propio una battuta di caccia organizzata, e quei pochi non distrutti per difficoltà logistiche, furono sospinti nel deserto, a morire di fame e sete (vedi il pubblico bollettino di guerra del generale von TROTHA [12]).

2.5.4.6.11.             Dopo la crocefissione, la spartizione della tunica, cioè del territorio occupato in questo indegno modo - cioè poco meno di 30 milioni di ettari - avvenne come segue (sempre da fonte ufficiale) [13]:

1. Società coloniale tedesca per Africa sudoccidentale.......... 135.000 [kmq.]

2. Società di coloni . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . 20.000   "

3. Società delle terre, miniere e commercio anseatico ............10.000   "

4. Società della terra e miniere di Kaoko ...................... 103.000   "

5. Southwestafrika Co. Ltd. ..................................... 13.000   "

6. South Africa Territories Ltd ..........…...................... 12.000   "

 T O T A L E ....................................................293.000   "[14]

2.5.4.6.12.             Che hanno offerto in cambio, questi sei profittatori, per questi quasi trenta milioni di ettari? Solita acquavite, solito piatto di lenticchie: così successe e succede tutt'ora in Africa, in Asia, in Australia.

2.5.4.7.      In Sudamerica non è stato fatto esattamente altrettanto, solo perchè si è avuto il pudore di risparmiarsi certi formalismi:

2.5.4.7.1. senza preliminari, si mandò direttamente contro gli indiani - per scacciarli dalle fertili contrade all’interno della pampa - Julio ROCA [15], allora generale ma successivamente Presidente.

2.5.4.7.2. Abbattutili in gran parte, e risospinti i superstiti oltre il Rio Negro, si trascinarono donne e bambini nella capitale, come manod'opera a basso costo.

2.5.4.7.3. La terra fu poi divisa tra gli invasori; ma, poichè non erano del mestiere, consentendo loro di rivenderla, contro 'aguardiente’[16] e/o tessuti colorati, [17] cosa che in generale fecero.

2.5.4.7.4. Propio così, e non diversamente, fu costituito "il sacro ed inviolabile diritto" degli attuali proprietari del migliore e più fertile suolo del mondo, pascolo elettivo per milioni di pecore, cavalli e vacche;

2.5.4.7.5. suolo, che pur sicuramente bastante ad un nuovo grande popolo in crescita, attualmente è finito in mano ad un pugno di persone, che per esso non hanno dato niente di più di qualche bottiglia d’ aguardiente!

2.5.4.8.      Nel Nord-America invece i nuovi coloni s’insediarono in territori per lo più disabitati, potendosi così facilmente accaparrare tutto quello di cui avevano bisogno.

2.5.4.8.1. Ad ogni adulto, uomo o donna, fu riconosciuto il diritto a 160 acri di terra, (ma con un atto d’obbligo - del resto assai facilmente osservabile - a piantare e curare un frutteto, di superficie se ne poteva avere il doppio (cioè 320 acri)),

2.5.4.8.1.1.           di modo che famiglie con sei figli adulti poterono appropriarsi subito di 1000 acri di terra, cioè qualcosa come 400 ha.

2.5.4.8.1.2.           Dopo un certo numero di anni d’occupazione [18]- generalmente sei - il titolo di proprietà veniva registrato, diventando cedibile.

2.5.4.8.1.3.           Così - poichè per qualcosa che sia potuta acquisire così facilmente, non può certo poi esser richiesto molto di più - alcuni, per poco denaro, acquistarono fattorie estese migliaia di ettari.

2.5.4.8.1.4.           Prezzo: solita bottiglia di acquavite, solito piatto di lenticchie, alternativamente mano fortunata a poker:

2.5.4.8.1.5.           in questo modo due contadini lussemburghesi, i signori Müller e Lux, oggi possiedono, in California, una fattoria così grande da poter tranquillamente contenere Prussia e Lippe [19] messe insieme!

2.5.4.8.1.6.           Il tutto al costo della solita bottiglia di acquavite o solito piatto di lenticchie!

2.5.4.8.2   La Compagnia Ferroviaria del Nord-Pacifico ricevé gratuitamente dal governo non solo il permesso di costruirla, ma anche la proprietà di metà dei territori da essa serviti, per quaranta miglia a destra ed a sinistra della ferrovia e per tutta la sua lunghezza.

2.5.4.8.2.1.           Si pensi: 40 miglia per lato e per le intiere 2.000 miglia di lunghezza! prezzo forse la solita acquavite? No, stavolta neanche quella: propio gratis!

2.5.4.8.3   E con la ferrovia Kanada-Pacifico avvenne qualcosa di simile; nell’opuscolo pubblicitario - dal titolo 'La nuova fondamentale strada per l’oriente’e distribuito da quella compagnia - alla pag. 5, è esposto:

2.5.4.8.3.1.           "La società si è obbligata alla costruzione di 1920 miglia di ferrovia, per cui essa - oltre a vedersi assegnata la proprietà di 638 miglia già finite –

2.5.4.8.3.2.           ha ricevuto dal governo un gran numero di privilegi e liberalità economiche - equivalenti, in denaro, a 25 milioni di dollari, rappresentati dalla cessione di superfici agricole per 25 milioni di jugeri ( diconsi - e scrivonsi! - 'venticinquemilioni’di jugeri, poco più di sei milioni di ettari [20]!)

2.5.4.8.3.3.           Si potrebbe ancora pensare, che la contropartita di tali valori fosse rappresentata dalle spese di costruzione della ferrovia, ma commettendo un colossale errore:

2.5.4.8.3.4.           infatti il menzionato opuscolo informa, subito dopo, come tutta la linea ferroviaria resti esclusivamente di proprietà della Società costruttrice.

2.5.4.8.3.5.           Non ci si deve allora domandare qual sia stata la contropartita dei 25 milioni di jugeri di terreno agricolo regalato, pari a 25 milioni di dollari in denaro, aumentati delle 638 miglia di ferrovia già finita e delle altre sostanziose liberalità?

2.5.4.8.3.6.           Risposta: solita bottiglia d’acquavite, solito piatto di lenticchie,[21] nonchè il pericolo di mancato guadagno (rischio) sul capitale investito.

2.5.4.8.3.7.           In tal caso, con questo tratto di penna, pervennero in proprietà privata 25 milioni di jugeri di terreno agricolo, tra i più fertili, i più belli e più salubri del paese.

2.5.4.8.3.8.           Ma non ci si dovè neanche prendere il disturbo di farli stimare, perchè tanto venivano regalati!

2.5.4.8.3.9.           (Solo successivamente, durante la costruzione del tracciato, se ne scoprí la eccezionale fecondità del suolo, la bellezza del paesaggio, la ricchezza in carbone e minerali metallici.)

2.5.4.8.3.10.        E ciò non accadeva in Africa, ma in quel Canada, che, fino ad allora, si era universalmente distinto per la sua eccellente amministrazione.

2.5.4.9.      E così tutt’oggi nasce la proprietà terriera privata su territori, da cui l’Europa ormai viene a dipendere quanto dai propri.

2.5.4.9.1. Allora, ormai ben sapendo come avviene la sua costituzione ai nostri giorni, dovremmo ancora forse scervellarci in ricerche sul come sia stata costituita ieri?

2.5.4.9.2. "Peor es menearlo!", dicon gli Spagnoli (della merda): ....... smuoverla è peggio:

2.5.4.9.2.1.           finchè si dipenderà totalmente dai preti, per sapere a che temperatura si bruci nell’inferno, dovremmo forse anche chiedergli perchè i moribondi testino così spesso in favore della chiesa?

2.5.4.9.2.2.           oppure chiedere a conti, principi, ed altri potenti, con quali sistemi - da alto tradimento, e da un imperatore magari ormai debilitato ed ammalato - abbiano ottenuto la trasformazione, del feudo assegnatogli per motivi militari, in definitiva loro libera proprietà?

2.5.4.9.2.3.           . ....... come essi abbiano talvolta utilizzato l’invasione di un rapace vicino come benvenuta occasione per estorcere al re privilegi e proprietà terriera?

2.5.4.9.3. . ........."Peor es menearlo" ..... già a rimestarla si sviene per la puzza!

2.5.4.9.4. Dovremmo forse chiedere ai proprietari terrieri Inglesi, come siano effettivamente pervenuti ai loro possessi in Irlanda?

2.5.4.9.5. Rapina, assassinio, alto tradimento, sfruttamento delle rivalità nella successione, sarebbero state le risposte a queste domande!

2.5.4.9.6. E chi non sia ancora persuaso e voglia ulteriormente indagare sulla costituzione della proprietà privata, si rifaccia allora alle antiche saghe, canti conviviali ed alla deplorevole involuzione, fisica ed intellettuale delle dinastie:

2.5.4.9.7. e dovrà semplicemente convincersi che i nostri avi furono, in maggioranza, una banda di delinquenti per niente preoccupata dei diritti dei loro legittimi discendenti,

2.5.4.9.8. di cui mandavano al diavolo la sorte .............. dopo di noi il diluvio universale, questo fu il loro leit-motiv [22]!

2.5.4.10.   Dovremmo quindi noi forse ancora ricevere da profeta quel messo di questi nostri sguaiati predecessori, e tributargli profondo rispetto,

2.5.4.10.1.             magari per le numerose bottiglie da lui coscienziosamente distribuite, nonchè gratitudine per il sangue di cui è ricoperto e per le menomazioni che ci ha inflitte?

2.5.4.10.2.             O non dovremmo invece sentirci totalmente svincolati dalle consuetudini dei morti, perchè ogni epoca ha compiti suoi propri e già fin’anche troppo gravosi?

2.5.4.11.   [23]Il vento autunnale fà vorticar via le foglie secche degli alberi mentre nel campo i coleotteri fanno sparire tanto la talpa, morta nel suo lento procedere, quanto il letame del branco pascolante:

2.5.4.11.1.             in breve la natura fermamente vuole che il passato sia annientato, affinché la terra possa sempre ritornare giovane e nuova ...... la natura odia tutto ciò che sa di morte.

2.5.4.11.2.             Non mai pallidi scheletri di abeti rinsecchiti son serviti da appoggio e sostegno ad una nuova generazione in crescita, perchè, è necessario che, prima che spunti la pianta nuova, quella vecchia e secca sia già stata abbattuta dalla tempesta:

2.5.4.11.3.             né nuove generazioni possono ben svilupparsi all'ombra degli alberi adulti, necessitando anzi propio del loro crollo per crescere e svilupparsi.

2.5.4.11.4.             Altrettanto noi dobbiamo ora avere il coraggio di far sparire, con i nostri morti, anche tutte le loro consuetudini e leggi:

2.5.4.11.5.             se troppo piccola ed insufficiente sia una bara, erigiamo allora coi vecchi documenti e registri ipotecari un rogo, sopra collocandoci il nostro defunto;

2.5.4.11.6.             (del resto, per noi, che altro sono le leggi ed i registri ipotecari se non bare, in cui giacciono assopite le spoglie intellettuali dei nostri antenati?!)

2.5.4.12.   Via quindi, nel fuoco che risana, tutte queste paccottiglie marcite: solo dalla cenere - e non dalla putredine - può scaturire una fenice [24]!!!

 



[1] N.d.t.: a qualunque tentativo di spartizione consensuale, associo sempre quello ilare del film 'Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo!’che appunto finisce con una rissa generale e la spettacolare corsa per arrivare per primi ed impadronirsi del tutto!

[2] N.d.t.: Se Hitler lo avesse letto e meditato!!

[3] N.d.t.: il testo tedesco porta leggera (penale) e non prevede il comma successivo, da me introdotto, ma seguendo questa logica: nell’attuale situazione, caratterizzata da aziende aventi proprietari diversi, quello abbandonato subisce indiscutibilmente un danno (almeno finchè non riaffitta), mentre l’altro (che in precedenza aveva l’azienda sfitta) un beneficio; dopo liberterra, invece, anche se i Comuni sono diversi, il proprietario, cioè la Società, è la stessa, e l’incasso semplicemente le va via da una parte ma le ritorna dall’altra anche se, in questo caso di ristringimento, per un po’davvero perde qualcosa.

[4] N.d.t.: gli Italiani lo conoscono col nome slavo ‘Vistola’.

[5] N.d.t.: citazione della liturgia ecclesiastica del mercoledì delle ceneri; ricordo che, etimologicamente, Adamo viene da una radice ‘dam’che significava ‘fango, argilla.’

[6] N.d.t.: inciso, anche per la citazione, chiaramente del traduttore!

[7] N.d.t.: 'Er hat nicht, wo er zum Sterben hinfallen darf’= letteralmente "Egli non ha dove egli può cadere per morto’è proposta come traduzione dell’originale spagnolo 'No tiene ni donde caerse muerto', per cui, nella traduzione italiana ho preferito rifarmi all’originale, più immediato e decisamente preferibile.

[8] N.d.t.: non per niente la legge di Liebig afferma che può avvenire crescita solo in proporzione al componente più scarso presente nell’organismo, mentre tutti gli altri eccedenti vanno persi.

[9] N.d.t: stranamente – a differenza del mio ‘Saggio su una moneta di ghiaccio’(ora parzialmente riportato ai commi 0.1.5.i.) – G. non fà risalire tale truffa né ai sedicenti imperatori per grazia di Dio e volontà della nazione, né al clero: preferisco la mia versione!……..ma dobbiamo giustificarlo perché, ai suoi tempi, ne sarebbe andato della sua integrità fisica!

[10] Anton Menger: 'Il diritto al totale profitto del proprio lavoro.’4. Ed. citata pag. 2.

[11] N.d.t.: G. deve esser stato fuorviato da informazioni scorrette: Samuel MAHARERO, capo degli Herero (popolo di origine e linguisticamente Bantu allora residente dell’Africa Occidentale Tedesca - allora comprendente tutte o parte delle attuali Namibia, Togo, Cameroon e Tanzania) al tempo (1904-1906) di quella guerra, era troppo civilizzato per corrispondere alla descrizione di 'selvaggio ubriacone’fattane da G.; gli Herero, per tradizione pastori nomadi, all’epoca quasi completamente cristianizzati (anche se con contaminazioni animiste) avevano in più occasioni ottenuto l’aiuto (ed armamento) tedesco nelle loro guerre e scaramucce tribali, ed armati di fucili da caccia erano tra i popoli più benestanti dell’Africa: neppure la Namibia attuale descrive gli antefatti di quella guerra in modo così ferocemente antitedesco come fà il tedeschissimo G., che probabilmente, senza avvertire il lettore del tempo trascorso, ha, nella narrazione, accostato un episodio da quindicesimo secolo con quella guerra-eccidio. Ricorrendone il centenario, la Namibia ha recentemente avanzato - contro la Germania Federale - richiesta di scuse ufficiali nonchè 2 miliardi di dollari di risarcimento danni, ma Bonn si è limitata a deplorare l’accaduto. La posizione ufficiale tedesca è che con il congresso di Berlino del 1884, Inglesi e Tedeschi si erano pacificamente spartiti il protettorato sugli indigeni; che quindi i tedeschi si trovavano in Namibia da ormai vent’anni, avendo mantenuto sempre pacifici rapporti con i locali (tranne casi, deplorevoli ma peraltro sporadici, di violenza a donne Herero e di maltrattamenti ai lavoratori delle loro fattorie); che nel gennaio 1904, tra Namutoni ed Okahandja, gli Herero avevano improvvisamente massacrato 123 tra coloni, militari e commercianti tedeschi maschi (tra cui i sette militari – tutti successivamente decorati al valore - che, prima di soccombere, erano riusciti ad eroicamente difendersi, per quasi un giorno, nel forte Namutoni, contro un migliaio di Herero); che costoro avevano violentate (ma non uccise) le donne tedesche, lasciando invece incolumi i bambini, i missionari ed i coloni Afrikaner ed inglesi (si sospetta sobillati da quest’ultimi). Pur essendo stati i Tedeschi sicuramente gravemente provocati (anche con le mutilazioni di cui all’infrariportato diktat), la repressione della rivoltà fu vergognosa, trasformandosi in un autentico genocidio. Si tenga però conto anche dei precedenti: al tempo della di poco precedente rivolta dei Boxers, in Cina (1900) un corpo di spedizione misto europeo (essenzialmente franco-anglo-tedesco) incrementato da USA e Giappone, aveva vendicato i massacri di pochissimi bianchi e giapponesi, ripristinando il 'timor reverentialis’nei loro confronti, con centinaia di migliaia di esecuzioni, e con la totale approvazione ed il consenso della pubblica opinione, di quei paesi tra i più civili del mondo: tornando in patria i reduci, come souvenir, avevano portato decine e decine di 'codini’(la lunga treccia di capelli nerissimi) dei giustiziati! Già pesantemente sconfitti a Windhoek l’11/08/1904, nel 1906 forse 40.000 Herero (il numero esatto non lo si saprà mai, perchè solo i pochi caduti tedeschi furono tumulati in un cimitero di guerra ancora ivi esistente) furono sospinti sul plateau di Waterberg, totalmente privo d’acqua (mentre ne è ricca la pianura sottostante). Si dice che - prima di far finta d’allontanarsi - i coloniali tedeschi avessero avvelenato i pozzi (solo così potrebbe spiegarsi sia la successiva mancanza di resistenza che la enigmatica frase, del rapporto militare ufficiale, asserente che 'i coloniali avevano abbreviato le sofferenze di donne e bambini’(ovviamente massacrandoli); certo è che gli Herero, precipitosamente discesi ad dissetarsi, malgrado la loro enorme superiorità numerica, quasi non opposero resistenza ad appena 1600 coloniali tedeschi, precipitosamente retrocessi a passo di carica per portare a termine l’imboscata. Se si tien conto che pochi anni prima, con una simile preponderanza numerica, gli Ottentotti avevano completamente massacrato un’intiero corpo di spedizione inglese, dal punto di vista militare un’operazione ammirevole, anche per le conseguenze dato che i coloni tedeschi non furono mai più attaccati finchè, dopo la fine della prima guerra mondiale, non furon fatti sloggiare dai vincitori Inglesi. Il punto di vista invece umano in prossima nota.

[12] N.d.t.: Lothar von TROTHA (1848-1920) comandante delle truppe nella colonia tedesca dell’Africa di sud-est (dove già si era guadagnato una triste fama di macellaio), poi spostato in quella di sud-ovest, per far fronte all’emergenza Herero; infame autore del seguente tristemente famoso diktat, pieno di prosopopea e modernamente considerato un vero ordine di sterminio:

"Comunicato al popolo degli Herero Copia O.G. nr. 17290 dal comando delle truppe di sicurezza di Osombo-Windembe il 2.10.1904 Nr. 3737. Io il generale supremo dei soldati tedeschi comunico al popolo Herero quanto segue. Essi non devono più considerarsi sudditi tedeschi, avendo assassinato e rubato, tagliato nasi ed orecchi (nonchè altre parti del corpo (*)) dei nostri uomini feriti, mentre ora vorrebbero vilmente non più lottare. Informo quel popolo: ognuno che porti uno dei loro capi prigioniero in una delle nostre caserme, riceverà 1.000 d.m.; e chi porterà Samuel Maharero ne riceverà 5.000. Il popolo Herero deve abbandonare il paese - e, se non lo farà lo costringerò io con il tubo di Groot (**) - perchè all’interno del territorio tedesco ogni Herero, armato o disarmato, con o senza bestiame sarà fucilato: io non farò più dare asilo neanche alle donne e bambini, che se ne ritornino al loro popolo o li farò uccidere. Queste sono le mie ultime parole al popolo Herero. Il generale superiore del potente imperatore tedesco. (Questo decreto è pubblicamente comunicato alle truppe con l’avvertenza, che anche i militari che catturino uno dei capi, condivideranno la suindicata ricompensa e per far capire loro perchè si debba sparare anche su quelle donne e bambini, che cerchino di penetrare, per costringerli a scappare di corsa. Mi rendo perfettamente conto, che questo decreto indurrà a non far più prigionieri tra gli uomini, ma non voglio che si infierisca crudelmente contro donne e bambini, offrendo loro la possibilità di scappar via, sparando per due volte verso di loro (***). Le truppe rimangano degne della buona fama del soldato tedesco. Il comandante tenente-generale Trotha. “ A questo punto non vorrei che saltasse su il solito prevenuto a dirci “Voi Tedeschi, sempre i soliti macellai!”……i massacri compiuti sui Pellerossa dagli Americani e su Africani ed Asiatici dagli Inglesi son troppo noti perché mi ci debba soffermare; qui pertanto ricorderò solo la rappresaglia fatta dai nostri civilissimi vicini e fratelli égalités, a Sétif nell’Algeria orientale, l’otto maggio 1945 tanto per festeggiare la fine (in Europa) delle ostilità. Gli ordini del generale Duval erano ancora più espliciti di quelli di von Trotha “Sono le 12.25: fino a domani ore 12.25 uccidete tutti i maschi indigeni, al di sopra dei 15 anni, che incontrate sul Vostro cammino!”: 45.000 morti e migliaia di feriti!!

 (*): si trattava, ovviamente, dei genitali; (**): nome che gli Herero davano ad un potentissimo cannone tedesco; (***): resta da chiedersi quale dovesse essere il bersaglio dei colpi successivi, ma l’interpretazione da dare appare purtroppo inequivocabile!!

[13] dalla 'Voce del popolo tedesco’del 20/12/1904.

[14] N.d.t.: ho corretto il totale, erroneamente indicato, nel testo tedesco, in 295.000 kmq. ed ho trasferito la misura in ha., a noi più familiari, invece che negli 'jugeri’(Morgen) del testo tedesco; rilevo che due dei nomi degli assegnatari sono società apparentemente (dal nome) inglesi e non tedesche, per evidenziare la qualcosa non li ho tradotti; ritengo pertanto che il giornale di cui alla nota 7 in realtà riportasse, nel 1904, la spartizione anglo-tedesca del 1884 (di cui alla nota 5): mi sembrerebbe infatti assai strano che i Tedeschi, dopo aver effettuato una nuova conquista nel 1904, poi ne avessero girato benevolmente una fetta agli Inglesi!

[15] N.d.t.: si tratta di Julio Argentino ROCA PAZ (1843-1914), figura dominante la vita politica argentina di fine secolo e suo presidente dal 1880 al 1886 e poi nuovamente dal 1898 al 1904; la campagna di Patagonia, a cui si riferisce G. avvenne a partire dagli anni 1875; gli Argentini lo valutano molto positivamente, tanto da aver dato il suo nome ad una grande città, perchè le sue presidenze avviarono un periodo di grande benessere economico e di tranquillità interna. L.Sepulveda, Il mondo alla fine del mondo: “…Per gli allevatori, la caccia all’indio si tramutò in uno sport, e comparvero i primi battelli a vapore per i canali, Non si accontentarono di espellerli dalla terraferma, dove li avevano già condannati a scomparire con l’incendio di miggliaia di ettari di bosco, ma non bastava. Dovevano sterminarli tutti, uno dopo l’altro. Ha mai sentito parlare del tiro al piccione gelato? Era lo sport degli allevatori di bestiame, dei Mac Iver, degli Olavarrìa, dei Beauchef, dei Brautigam, dei Van Flack, degli Spencer, e consisteva nel far salire un’intera famiglia di indios su una zattera di ghiaccio, su un iceberg. Poi si sparava, prima alle gambe e poi alle braccia, facendo scommesse su quale sarebbe stato l’ultimo ad affogare od a morire congelato!”

[16] N.d.t.: è l’acquavite, la grappa dei castigliani e Sud-americani.

[17] nel 'Giornale degli stranieri in Amburgo’del 22/12/1904 trovasi la comunicazione seguente: "Latifondi in Argentina. Amburgo, 22/12 . Come comunica il locale console generale, recentemente, in Argentina, sono state effettuate vendite di grandi latifondi, che indicano chiaramente, come molto si sia innalzato il valore della terra e dei suoli anche in questo paese. Antonio Devoto comprò nel territorio della pampa dalla società inglese South American Land Company un’area di 116 leghe (290.000 ha) con 12.000 capi di bestiame, 300.000 pecore ecc.ra. per 6,5 milioni di dollari pari a circa 50.000 dollari a lega (2.500 ha.) - Jose Guazzone, chiamato il re di frumento, comprò, nel distretto di Navarria (*) della provincia Buenos Aires, 5 leghe per 200.000 dollari. - La Società di Colonizzazione Ebraica ha comprato 40 Leghe, parte nella Pique e parte nella Pampa Centrale al prezzo di 88.000 dollaro per lega che il venditore, il signor Federico Leloir aveva comprato, nell’anno 1879 ad appena 400 dollari per lega, dato che tutti questi latifondi della Pampa, liberata dalle orde indios nell’anno 1878, negli anni 1879/80 erano stati pubblicamente venduti dal governo a 400 dollari la lega; esse sono ideali per l’allevamento del bestiame, ed il loro valore, da allora, è aumentato dalle 150 alle 200 volte, un buon segno per la crescita e per l’avvenire dell’agricoltura." E’tuttavia obbligatorio notare, che l’aumento dei prezzi calcolato al massimo in 200 volte, è in realtà ben maggiore. I 400 dollari per lega erano riferiti alla moneta attuale, 30 volte maggiore di quella dell’epoca. A parità di potere d’acquisto, l’aumento dei prezzi è quindi, in realtà, di 30 x 200 = 6.000 volte. Si racconta che all’epoca i soldati vendevano il pezzo di terra toccatogli per una scatola di 'Cajas de fosforos’(fiammiferi). (*) G.figlio, vissuto in Argentina più a lungo di suo padre, rettifica il nome in 'Olavarría’ e 'Pique’in Pigüe: chi avrà ragione?

[18] N.d.t.: Nel testo tedesco e spagnolo è qui riportato '(6)', in tutto il resto dei libri (cioè sia lo spagnolo che il tedesco, entrambi riportanti le note a fine capitolo) chiamata della nota 6, però inesistente (in tal caso insieme alle note 4 e 5 che però non sono neanche chiamate); refuso editoriale od internettistico o revisione dell’autore??; la traduzione inglese (che riporta le note nel corpo del testo, ma in caratteri ridotti) ha invece interpretato '(6)’come il numero degli anni dopo cui la proprietà veniva registrata: chi avrà mai ragione? perchè il linearissimo G. non ha usato la forma diretta 'Dopo sei anni d’occupazione il titolo di proprietà veniva registrato.....? Poichè gli USA sono una repubblica federale, nei cui singoli stati le leggi potrebbero essere diverse (e poi c’è di mezzo anche il Canada), ho supposto che la durata dell’occupazione potesse variare da stato a stato e tradotto di conseguenza. Non posso tuttavia escludere che '(6)’sia invece la chiamata di una nota persa per strada, circostanza che ho già altre volte rilevato nel testo, andandomi a procurare il testo della nota nelle traduzioni.

[19] N.d.t.: regioni presenti ancora nella geografia del terzo Reich ma non più nell’attuale Germania federale; troppo lunga sarebbe la ricerca delle superfici storiche.

[20] N.d.t.: a me lo jugero risulta di mq. 2.500 circa, e con tale parametro ho sviluppato la conversione in ettari; mentre l’autorevole G.figlio, nella traduzione spagnola, traducendo 'dieci milioni di ettari’lo porrebbe uguale a 4.000 mq.

[21] N.d.t.: in questo caso, come nel precedente, metterei la mano sul fuoco che non si trattò della solita fiasca d’acquavite e del solito piatto di lenticchie, quanto di consistente bustarella ai soliti politici! Successivamente Roosevelt avrebbe molto ribolato per ridimensionare lo strapotere di queste Compagnie ferroviarie.

[22] N.d.t.: avrei tradotto tedesco con tedesco, ma questo termine musicale è da ormai considerarsi internazionale, equivalente a 'motivo conduttore', 'tema ricorrente', mirabilmente sfruttato da R. WAGNER e R. STRAUSS nelle loro opere; il termine originale è 'Wahlspruch', letteralmente 'sentenza scelta'; alternativamente ho pensato sia a 'comandamento’che ad 'assioma'. Leggendo queste righe il mio pensiero è volato a quel meraviglioso Andrei RUBILEV, il film meno parlato della storia del cinema (ma a che servono le parole, quando è l’immagine a dire tutto?!). Brevemente, per chi non lo avesse visto (e non se lo faccia più scappare se riprogrammato!): il grandissimo pittore, allora solo praticante, ha aiutato il suo maestro ad affrescare il castello di un potente principe russo che, a lavori ultimati, dapprima paga lautamente il maestro. Ma, mentre costui ed allievi si stanno allontanando, vengono raggiunti dai suoi sgherri, che non solo levano, al maestro, la borsa, ma - comunicandogli di eseguire un ordine del principe - gli spappolano gli occhi, in modo che mai più possa fornire ad altri la sua straordinaria maestria. Traumatizzato R. allora decide ovviamente di mai più dipingere, incominciando a vagabondare in una Russia medioevale saccheggiata e distrutta dai soldati, dove si tortura, si stupra, s’uccide, si versa il piombo fuso nella bocca dei prigionieri, per un nonnulla (il centro della pellicola s’intrattiene lungamente in questa ambientazione, dando veramente motivo, allo spettatore, di vergognarsi per l’appartenenza alla razza umana). Ovviamente anche R: matura il più totale e completo disgusto per l’umanità, mentre non si può essere artisti se non con una volontà dativa, donativa, che ormai egli invece sembra aver completamente perduto, pur ancora astenendosi dall’agire come tutti gli altri. In questo pellegrinaggio, in un villaggio distrutto, s’imbatte il un ragazzo che sta seppellendo i suoi genitori: mentre lo aiuta sopravvengono alcuni sgherri alla ricerca di un famoso artigiano fonditore di campane, perchè il principe, vuol festeggiare una sua grande vittoria appunto facendone fare una nuova. Il ragazzo gli mostra il tumulo del padre e poi - con enorme sorpresa di R., che però lo segue - si offre di sostituirlo nell’incarico: il ragazzo applica lo zarathustriano "Io amo colui che vuole creare al di sopra di sè e così perisce!" (*). Il ragazzo sembra bravissimo ed esperto; dopo aver scavato una buca, vi forma dentro la sagoma interna in materiale refrattario, su questa stende uno strato uniforme di cera, controllando che lo spessore sia costante fuorchè al labbro e sulla sospensione, poi la istoria, in bassorilievo, meravigliosamente, con le imprese del principe; quando la cera è ormai dura finisce di riempire la buca con altro materiale refrattario. Infine protesta col principe perchè non ha fornito abbastanza argento, lo ottiene e, di notte, con una scena quasi infernale, rivoli di metallo fuso, una splendente lega di bronzo ed argento, scendono verso la buca per sostituire la cera che, squagliata, viene in superficie. Seguono parecchi giorni di tregua per far freddare il tutto e poi, finalmente, si riscava il refrattario, sformando la meravigliosa e rilucente campana. Il principe, molto soddisfatto, decide d’organizzare una grande festa, durante la quale batterà il primo tocco: ma, nel cuore dei festeggiamenti, tra l’allegria generale, il ragazzo incomincia ad allontanarsi, a fuggire ed R. lo insegue e lo ferma: "Perchè - dopo così tanto lavoro - vuoi sottrarti al tuo momento, magico, di gloria e di ringraziamenti?" " Ma......e se si rompe?" "Non è possibile, tu sei il figlio del sommo fonditore di campane e tuo padre ti ha certo insegnato tutti i segreti del mestiere, tutti gli accorgimenti ed i trucchi, che del resto ti ho ben visto mettere in opera!!" Il ragazzo cade in ginocchio e fà, torvo "No, quel porco sempre ubriaco non mi ha insegnato niente!" .......ma in quel momento, a rassicurarlo arriva, sonoro, profondo, argentino e meraviglioso, il tocco della campana! R., abbracciando strettamente il ragazzo, scoppia a ridere, lungamente, fragorosamente, dando chiaramente ad intendere che la di lui sfrontata voglia di, malgrado tutto, andare avanti, di progredire malgrado tutta la negatività circostante, voglia di vivere, d’imprendere e di creare, di positività con l’aggressività di tentare, gli ha ormai aperto gli occhi, facendo svanire ogni ulteriore incertezza sulla sua strada, Ed il film finisce con una carrellata sui suoi meravigliosi dipinti, tra cui la famosa Icona 'ispirata da Dio e non dall’uomo'. (*) Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1.18, 'Del cammino del creatore'.

[23] N.d.t.: per quanto segue evidente reminiscenza della nietzschiana 'Gaia Scienza, 26’"Che significa vivere? Vivere significa respingere costantemente lungi da noi qualunque cosa tendente alla morte, essere crudeli e spietati contro tutto ciò che in noi - ma non solo in noi - diventa debole e vecchio."

[24] N.d.t.: meravigliosa conclusione di questo grandioso crescendo! Anche lui attento lettore di Nietzsche, G. ha qui una reminiscenza della chiusa di 'Così parlò Zaratustra!’2.11 "....: Salve a te, mia volontà! Solo dove non esistono sepolcri sono impossibili le risurrezioni!" di cui riprende a meraviglia il tema, il ritmo e la grandiosità. La fenice (nella letteratura araba e sufi definita 'araba fenice') era uno splendido uccello mitologico che rinasceva dalle sue ceneri, simbolo cristiano della resurrezione e, pagano, della generazione, dell’'eterno ritorno’nietzschiano.

 E’necessario rilevare un’incongruenza: dopo aver così spietatamente bollato (e con prove storiche! anche se non numerose) la costituzione della proprietà privata, perchè alla fin fine poi G. ha optato per pagarla e non per effettuare una 'riappropriazione gratuita', il cosiddetto 'esproprio proletario’degli anni di piombo? Sono quindi convinto che anche G. si fosse reso conto che - a fronte dei pochi casi da lui qui citati - ce ne sono poi milioni e milioni in cui la proprietà è stata costituita lavorando alacramente e sudando e sbuffando assai più di certi nullatenenti (ma costantemente occupati a lamentarsi)!! Ricordo volentieri un episodio occorsomi: inizio anni 70, domenica, ore 8 sto uscendo, da via Calisto II 9, stivali, abiti vecchi ma caldi per andare a cogliere le olive a Mentana e sulla porta c’è un ragazzo per la tentata vendita del Manifesto. "Ecco un compagno che certo mi comprerà una o più copie del Manifesto!" - mi apostrofa, rassicurato dai miei abiti. "Perchè dovrei comprarti il Manifesto ........ho già cacato stamattina!" Resta male e mi dice: "Perchè mi mortifichi, in definitiva io sono un laureato in filosofia, disoccupato, e che cerca di guadagnarsi qualche mille lire." "Ma scusa ......... con possibilità d’occupazione che vanno da insegnante di filosofia nei licei fino al manovale, come fai ad essere disoccupato: vieni con me a raccogliere le olive e ti darò 25.000 lire al giorno o anche di più se mi superi i 40 chili!" "Raccogliere le olive?! Ma io, come laureato ho diritto ad un lavoro facile, comodo, gratificante, vicino casa, ben remunerato, 8 od 900.000 lire (*) per incominciare! " Senza svelargli i miei titoli di studio e le non poche specializzazioni: "Lavoro facile, comodo, gratificante .......ma come mai non t’aspetti che ti portino addirittura i soldi a casa, il 'reddito di cittadinanza'? .......Figlio bello, con queste pretese ho idea che resterai disoccupato a vita!!" E me ne andai. (*) 800.000 lire avevano, grossomodo, almeno il potere d’acquisto di attuali € 3.000!!