3.3. Sul cosiddetto "Valore"

SINTESI: Argomento unico: ridicolizzazione della teoria del valore e dei suoi sostenitori, tra cui, ovviamente Marx.

3.3.1.          "L’aurea moneta tedesca è stracolma di valore, cioè, il suo valore facciale è integralmente garantito dal suo valore metallico, mentre, nel tallero coniato, d’argento-fino ve ne è solo la metà,

3.3.1.1.      non diversamente da tutte le altre monete tedesche d’argento che erano sovrastimate, perchè, il loro valore metallico era ben inferiore a quello facciale."

3.3.2.          "Stati economicamente sani han sempre mirato ad una moneta in cui sia il valore intrinseco che la costanza di valore, fossero indiscutibili." (K. HELFFERICH [1], Il problema valutario pag.11e 46.)

3.3.3.          "Oro ed argento son stati da sempre ben accetti all’inconscio collettivo, sempre accettati per assicurarsene il potere d’acquisto, tanto che servono tuttora come riserva valutaria.

3.3.3.1.      Ben presto il denaro diventò il sensore[2] del valore perchè, valutando tutto con esso, i rapporti tra le merci ci divenivano noti in funzione dei rispettivi prezzi: la moneta sembra quindi essere l’unità di misura[3] di tutto." (Otto ARENDT [4], Manuale sulle questioni valutarie.)

3.3.4.          Nelle due opere, succitate e non sempre consone, due sostenitori, rispettivamente del Gold-standard e del bimetallismo, attribuiscono al cosiddetto valore un’importanza praticamente fondamentale,

3.3.4.1.      però ben guardandosi tanto dallo spiegarci cosa sia, quanto dal rispondere al comprensibilissimo interrogativo di GOTTL [5] "Il termine ‘valore’ indicherà un oggetto, una forza o una materia prima?"

3.3.4.2.      Evidentemente, negli esperimenti, intrapresi da quei due apprendisti stregoni, si materializza improvisamente una realtà imprevedibile - che improvvisamente chiamano valore -

3.3.4.2.1. trovandosi poi però perfettamente d’accordo nello scavalcarla a pie’pari, malgrado la sua asserita fondamentale importanza!

3.3.4.3.      Ambedue passano poi ad immediatamente usare la parola valore e le sue proteiformi sfaccettature, come se non si fosse mai fatto altro che parlare di problematica del valore, ricerca del valore, teoria del valore;

3.3.4.3.1. e - usando espressioni come valore di materia prima, sostanza di valore, valore intrinseco, conservazione del valore d’acquisto, misura del valore, conservatore del valore, valore contenuto’, valore pietrificato, serbatoio del valore[6], vettore del valore

3.3.4.3.2. dando l’aria, del tutto sfacciatamente, non solo di comprendersi perfettamente tra loro, ma anche di essere generalmente compresi dei lettori - se non integralmente - almeno quanto basta all’intelligibilità dei loro scritti!

3.3.5.          Ma, su questa questione, che ne penserà la scienza? ……. Chi sia intenzionato ad approfondire, si legga l’opera di Gottl: "L'Idea di 'Valore', un ascoso dogma di Economia Politica".

3.3.5.1.      Perché in essa - andando controcorrente e parzialmente abbandonando la consuetudine cattedratica alla diplomazia –

3.3.5.2.      quel cattedratico per primo apertamente arriva a supporre che il valore sia un’allucinazione collettiva, un mero prodotto dell’immaginazione.

3.3.5.3.      Del resto, ancorchè il suo sistema economico sia integralmente fondato su una teoria del valore[7], anche Marx aveva detto: "Il valore è un fantasma" (cui, tuttavia e sorprendentemente, dedicò ben tre grossi volumi!!)

3.3.5.3.1. “Si estraggano – aveva proposto Marx per definire il valore – tutte le qualità merceologiche dei prodotti, e ne rimarrà loro solo una, appunto quella di prodotto del lavoro umano.” [8]

3.3.5.3.2. Chi abbia sorvolato queste parole - che si possono leggere propio all’inizio del "Capitale" - senza rilevarci niente di sospetto, continui pure tranquillamente il suo sonno: tanto niente potrà più ridestarlo!

3.3.5.3.3. Ma chi, invece, si sia posta la domanda quale qualità sopravvive separata dalla materia? - chi quindi si sia sforzato di comprendere questo fondamentale periodo de ‘Il Capitale’per tradurlo in parole, povere ma comprensibili,

3.3.5.3.4. o le traveggole avranno incominciato a far vedere anche a lui ciò che è solo un fantasma - o dovrà riconoscere per folle il periodo.

3.3.5.3.5. Infatti, come potrebbe un cervello, d’usuale materia grigia, recepire, registrare, intendere ed elaborare una simile astrazione totale?

3.3.5.3.6. Come trovarci i punti di riferimento, le relazioni, le associazioni, indispensabili per la comprensione?…..se per comprendere, occorre trovare qualcosa di simile ad una maniglia - e quindi ben palpabile (etimologicamente 'comprendere’= 'prendere insieme’) –

3.3.5.3.7. nonchè aver trovato, già esistenti nel nostro cervello, opportuni termini di paragone (ricettori), da cui far supportare la nuova nozione:

3.3.5.3.8. ma la comprensione di un concetto totalmente immateriale ed imponderabile è sfuggente almeno come la mela per Tantalo. [9]

3.3.5.4.      Esulando completamente, dalle nostre possibilità non meno che da ogni materialità, certo nessun crogiolo potrà consentire - neanche al più immaginifico degli scultori - la raffigurazione di questa astrazione di Marx;

3.3.5.4.1. anche se, stranamente, una simile perfetta astrazione è riuscita ad ancora conservare una sua caratteristica, esattamente la sua origine,

3.3.5.4.2. quella sua origine dal lavoro umano, così tanto speciale e particolare, da autorizzarla a trasformare la lingua tedesca in sproloquio[10]!

3.3.5.5.      Infatti, secondo questa teoria, monete d’oro verrebbero ad acquisire valori diversi, traendo, alternativamente, la loro origine dal tesoro degli Unni, da miliardi grondanti sangue, o dalle onorate mani di un onesto minatore.[11]

3.3.5.5.1. Ma l’origine di un prodotto fà parte della sua storia, non delle sue caratteristiche merceologiche, sconfessando l’asserzione (frequentemente sentita) che la rarità dell’oro sia una sua caratteristica merceologica, sciocchezza non solo scorretta ma grande e grossa.

3.3.6.          Stando così le cose ed avendo Marx erroneamente scambiato l’origine e la storia dei prodotti con le loro proprietà, non dobbiamo più sorprenderci

3.3.6.1.      se nel seguito egli abbia scambiato lucciole per lanterne, incominciando a temere perfino lo spettro da lui evocato!

3.3.6.2.       E tengono compagnia al citato Marx molti altri ricercatori del valore, che non hanno certo avuto miglior fortuna,

3.3.6.2.1. perché nessuno di loro è riuscito ad estrarre la materia prima del valore, o a materializzare una qualche proprietà del valore, in modo da potercelo finalmente mostrare o almeno correlare.

3.3.6.2.2. Sempre questo valore incombe sulla materia, intangibile ed inaccessibile, come il re degli Elfi fra i salici[12]; talché tutti i ricercatori restano unanimi sull’opinione di KNIES[13],

3.3.6.2.3. che ha affermato come "la teoria del valore sia di importanza fondamentale nella scienza economica".

3.3.6.2.4. Ma chi/cosa è importante in teoria, lo è poi ancor di più in pratica; ed allora come spiegare, che nel settore pubblico come nel privato, questa teoria del valore sia totalmente disattesa[14]?

3.3.6.2.5. E se poi ‘sta teoria realmente avesse così tanta importanza, non la si dovrebbe incontrare - o almeno un suo riassunto, per mostrare la giusta rotta all’utente - sulla prima pagina di ogni agenda tedesca, subito sotto alle parole "Con Dio", affinchè l’imprenditore possa giurare anche in suo nome?

3.3.6.2.6.  E non si dovrebbe forse supporre che ogni iniziativa fallita lo fosse per un’interpretazione difettosa, cioè insomma ad una teoria del valore incompresa o mal digerita?

3.3.7.          Ma benchè la teoria del valore sia dichiarata come base costruttiva della scienza economica nazionale, e benchè attualmente - ed in tutti i campi dell’attività umana - Scienza e Pratica procedono mano nella mano,

3.3.7.1.      qual enorme sorpresa dover attualmente constatare che i suoi fondamentali principi sian totalmente sconosciuti in quel commercio in cui noi incontriamo solamente prezzi;

3.3.7.2.      prezzi ovviamente determinati dalla legge della domanda e dell’offerta; ed in cui, con il vocabolo valore, s’intende esclusivamente quel prezzo, che il suo proprietario potrebbe probabilmente ottenere in certe determinate circostanze di tempo e luogo.

3.3.7.3.      In tale attività, il valore è perciò un’operazione di stima commerciale, un apprezzamento (in tutto e per tutto nel senso etimologico di mettere un prezzo) soggettivo per una certa quantità di una data merce,

3.3.7.4.      tant’è vero che chiunque altro può condividerlo o contestarlo, e solo quando viene anche accettato incomincia a diventare credibile ed oggettivo:

3.3.7.5.      i principi teorici della prezzatura possono talmente bene applicarsi anche al valore, che una separata trattazione di esso diventa decisamente superflua!

3.3.8.          Pertanto, le affermazioni sullo standard valutario, riportate all’inizio del capitolo ed impiegate da entrambi i nostri due autori senza maggiori ragguagli, hanno - nell’uso corrente della lingua - approssimativamente il significato seguente:

3.3.8.1.      l’oro ha una proprietà, il suo cosiddetto valore che, come il peso, è intimamente connesso alla sua composizione e che noi chiamiamo valore di sostanza (Stoffwert).

3.3.8.2.      Questa proprietà, come il peso e la qualità chimica dell’oro, è inseparabile da esso e costituisce il valore intrinseco, invariabile, indistruttibile e così assicurante la costanza del valore.

3.3.8.3.      Come non si può pensare ad un oro senza peso, altrettanto non gli si può negare un valore, essendo sia il peso che il valore un dato caratteristico della sostanza ed il valore è proporzionale al peso:

3.3.8.4.      il valore della sostanza è poi proporzionale alla quantità di sostanza contenente il valore.

3.3.8.5.      La presenza del valore può essere controllata da misure di peso e densità: cento per cento d’oro fino.

3.3.8.5.1. Se ci siano altri processi per determinare il valore, non è stato ancora finito di stabilire, ma sicuramente non la carta di tornasole[15] (che non reagisce) e neanche l’ago magnetico (che non deflette); inoltre l’oro resiste bene alle più alte temperature note.

3.3.8.5.2. La nostra piena conoscenza delle sue caratteristiche è però ancora incompleta, per ora ci rendiamo conto solo che esiste, situazione non certo opportuna data la fondamentale importanza che il valore avrebbe per la scienza e la vita.

3.3.8.5.3. Nuovi orizzonti sulla sua natura son stati tuttavia aperti dalla scoperta del Dott. Helfferich, che con alcune sostanze di valore (Wertstoffe) il valore non sempre sarebbe proporzionale alla sostanza (che infatti spesso è una lega)!

3.3.8.5.4. Ad esempio egli ha scoperto che il valore facciale delle monete d’argento è doppio rispetto al valore dell’argento contenutovi, allora avvalorando una evidente condensazione del valore!

3.3.8.5.5. Quest’importante scoperta apre nuovi orizzonti sulla di lui natura, invogliandoci a ricercare la possibilità di estrarlo, concentrarlo e, come se non bastasse, magari anche separarlo dal suo usuale contenitore.

3.3.8.5.6. Quindi assolutamente non potremmo escludere che la scienza, in un prossimo futuro, riesca a sintetizzare, valore puro, anche a rischio sia di sputtanare completamente le di lui origini teoriche - tra l’altro dimostrandone la completa inutilità –

3.3.8.5.7. sia, anche se lungo una via contorta, passando invece a legittimare quella carta-moneta, la cui teoria è però, sin dai primi passi, basata solamente sul prezzo, sconfessando e privando il denaro di qualunque valore.

3.3.9.          Valore è, in conclusione, una masturbazione cerebrale, in ossequio con l’asserzione di ZUCKERKANDL[16]: "Nella teoria del valore QUASI tutto è discutibile, incominciando dal nome impiegato[17]

3.3.9.1.      E rincara la dose BÖHM-BAWERK[18]: "Nonostante sforzi considerevoli, la teoria del valore era ed è uno dei più oscuri, più confusi e controversi punti della nostra scienza."

3.3.9.2.      Notoriamente le masturbazioni cerebrali sono piacevoli e, prese da sole (senza quindi un sano contraddittorio), potrebbero anche sembrare una soluzione logica e comprensibile al nostro intelletto.

3.3.9.3.      Ponendosi, come i miracoli, al di sopra della natura, esse possono allora crescere e prosperare, nei cervelli degli uomini:

3.3.9.4.      ma non appena inserite nella realtà, subito vi crollano per la forza dei fatti, svanendo in aria fritta, perchè non possono trovar spazio nel mondo concreto.

3.3.9.5.      E non c’è nulla di più concreto dell’attività economica, pubblica o privata che sia, che è insieme materia ed energia! ...... qualsiasi cosa, che non le si adatti, allora non può che essere un mero parto dell’immaginazione, come appunto il valore:

3.3.9.6.      e dall’eiaculazione di questo fantasma non può quindi nascere una scienza esatta, ma solo altri sterili spettri.

3.3.9.7.      Tant’è vero che mentre, in tutti gli altri settori, la scienza, a tutt’ oggi, è potuta intervenire positivamente, migliorando il tenore di vita quotidiano e pilotandone l’evoluzione,

3.3.9.8.       invece, in economia, i teorici nazionali - per colpa di quell’entità in cui incominciando dal nome impiegato QUASI tutto vi è discutibile - annaspano nelle proprie consuetudini, non riuscendo a pervenire ad una formulazione costruttiva.

3.3.10.       Ed almeno a tutt’oggi, la scienza costruita sulla teoria del valore (o sul di lui fantasma):

3.3.10.1.   non si è dotata di nessuna trattazione su interessi, salari, rendite, crisi e denaro, ancorchè non siano mancate ricerche in merito;

3.3.10.2.   non è riuscita nè a fornire nessuna spiegazione, scientificamente accettabile dei più banali e quotidiani eventi, nè a prevedere alcun avvenimento economico,

3.3.10.3.   nè a proporre per tempo qualche efficente provvedimento legislativo come - per esempio - l’ evacuazione[19] del dazio sui cereali, e l’imposta fondiaria.

3.3.10.4.   nè ad essere fungibile per commercianti, speculatori, imprenditori, banchieri, giornalisti, politici, perchè assolutamente nessuno, neanche la stessa Imperial Banca, può trarre profitto da aria fritta:

3.3.10.5.   ed ancor meno in parlamento - dove anzi è stata completamente ignorata – è riuscita ad influenzare una qualunque legge, anche una sola legge: la sua caratteristica distintiva appare una totale sterilità.

3.3.11.       Ma se questa sterilità fosse stato il suo unico difetto – si sarebbe anche potuti passarci sopra; ma, in realtà, la teoria del valore è riuscita a danneggiare anche con la sua sola esistenza!

3.3.11.1.   Anche se, in una popolazione di milioni di persone, fortunatamente non è stato fatale,

3.3.11.2.   essa ha distrutto, in vane e sterili elucubrazioni, il prezioso ed irripetibile tempo - non dico solo di qualcuno (in realtà ci si sarebbe dovuti lamentare ugualmente anche per una sola dozzina) – ma di migliaia dei migliori nostri intellettuali,

3.3.11.3.   che prima di rendersi conto di quanto essa fosse sterile e di dirigere i loro sforzi verso campi più fruttuosi, hanno infatti sperato di poter con essa approdare a qualcosa di positivo;

3.3.11.4.   Inoltre, nell’impero tedesco - oltre a ricercatori intellettualmente vivaci e portati alla ricerca scientifica di base, praticamente per tutte le scienze - ci sono dozzine d’uomini d’affari saggi e preparati,

3.3.11.5.   ma che, in questa situazione, hanno pavidamente evitato qualunque apporto professionale (anche se i problemi economici sarebbero propio di competenza degli uomini d’affari),

3.3.11.6.   rifiutando qualunque partecipazione, al dibattito scientifico, anche sulla loro materia, pur risentendo sempre, in prima persona, di tutti gli sbagli ed equivoci legislativi, pur pagandone le conseguenze (o quantomeno anticipandone i costi);

3.3.11.7.   e pur trovandosi in costante pericolo di finire stritolati, essendo, in qualunque evento, l’autentico tampone ammortizzatore, interposto tra l’economia nazionale e la legislazione.

3.3.12.       Sicuramente ciò è avvenuto per due buone ragioni:

3.3.12.1.   da una parte, perché essi, cresciuti sotto la buona, ma troppo conformista, disciplina tedesca, non si son potuti scuoter via di dosso la fiducia nell’autorità costituita, rimanendo così del parere, che la scienza sia ben riposta nelle mani dei nostri cattedratici[20];

3.3.12.2.   dall’altra - poichè la loro intelligenza, pratica e concreta, si rifiutava di comprendere quella teoria del valore, cervellotica per gli stessi professori - si vergognavano di ammetterlo pubblicamente.

3.3.13.       Così, anche se in realtà l’assurdità della teoria del valore balzava ormai agli occhi di tutti, essa rimaneva invisibile almeno quanto gli abiti nuovi dell’imperatore, nella favola di Andersen[21],

3.3.13.1.   uomini, dallo sguardo critico e, tra loro, molti ebrei - abituali operatori borsistici e con l’acuto intelletto della loro razza - si son lasciati mettere sotto da vuote frasi di circostanza, non replicando per timore d’apparire pubblicamente ridicoli.

3.3.13.2.   Ma facciamo il bilancio della teoria del valore:

3.3.13.2.1.             poichè qualunque teorizzazione finanziaria, derivata dalla teoria del valore si è dimostrata sterile ed irreale, ha portato un intiero popolo a dubitare della propria perspicacia,

3.3.13.2.1.1.        così distogliendolo dall’approfondire scientificamente le leggi dell’economia nazionale e procurando un danno incalcolabile alla ricerca nazionale ed alla scienza relativa;

3.3.13.2.2.             la zavorra che la fà affondare, cioè propio la fissazione di dover necessariamente dare al denaro un ‘valore intrinseco’attraverso la sua materia prima, ha inibito qualunque progresso nella comprensione della vera natura del denaro:

3.3.13.2.2.1.        non penso che siano necessarie altre illustrazioni, per attestare che, su tale argomento, siamo esattamente sulle stesse posizioni di 4000 anni fa......almeno in teoria!

3.3.13.2.2.2.        In pratica abbiamo fatto qualche limitato progreso con la carta-moneta (cioè denaro con supporto di cellulosa), però silenziosamente e clandestinamente:

3.3.13.2.2.3.        perchè, se se ne fossero accorti i nostri cattedratici - per i quali essa, in quanto denaro senza ‘valore intrinseco’è fondamentalmente impossibile –

3.3.13.2.2.4.        il loro guaiolare avrebbe chiamato a raccolta, contro di essa, il più bieco e retrogrado conservatorismo, causando un danno immenso [22]!



[1] N.d.t.: Karl (1872-1924), cattedratico, politico (dirigente della costruzione della ferrovia Costantinopoli-Bagdad, poi Ministro economico, degli Interni, vice-cancelliere, ambasciatore a Mosca) inizialmente (nella sua opera principale 'Il denaro') spregiatore della banconota, ma poi, durante gli anni di Weimar, in funzione antiinflazionistica, propugnò l’emissione di una banconota correlata a valori reali.

[2] N.d.t.: traduco così il bellissimo ‘Wertmesser’del testo tedesco, lettaralmente ‘coltello’ma anche ‘bisturi, sonda del valore’

[3] N.d.t.: nel testo tedesco ‘Elle’che letteralmente sarebbe ‘ulna’(cioè uno dei due ossi che vanno dal gomito al polso), ma anche unità di misura marinara, proveniente dall’abitudine – comune ai marinai di tutto il mondo - di avvolgere le cime di piccolo diametro tra il palmo ed il gomito; anche nella marineria italiana si dice ‘braccia’.

[4] N.d.t.: Otto (1854-1936), economista ebreo-tedesco; non sono riuscito ad appurare la sua eventuale parentela con la, a noi più nota, Hannah, autrice della monumentale opera sul totalitarismo.

[5] Edizioni Fischer, Jena. N.d.t.: probabilmente Frederich von OTTLILIENFELD-GOTTL (1868-1958), economista austriaco ed uno dei padri della famosa scuola austriaca.

[6] I.A.F. ENGEL nell’Hamburger-Fremdenblatt (Giornale degli stranieri d’Amburgo) del febbraio 1916: “Noi dobbiamo riconoscere che l’oro ha davvero grande importanza come sensore del valore, ma non altrettanta come suo serbatoio.” N.d.t.: G. non esplicita il nome di Marx, che però anche lui fà un notevole uso di questi paroloni.

[7] N.d.t.: è ancor più il concetto di plus-valore (Mehrwert)!!

[8] "Sieht man vom Gebrauchswert der Warenkörper ab, so bleibt ihnen nur noch eine Eigenschaft, von Arbeitsprodukten". Marx, Kapital, Vol.1 p.4; “prodotti del lavoro” – dice Marx, ma il suo ragionamento è fuorviante. Eseguita la distinzione suggerita, ciò che resta non è il valore intrinseco (cioè, praticamente e ricardianamente, le ore di lavoro impiegate per realizzarlo), quanto la storia dell’oggetto, cioè il riconoscimento che sia stato manifatturato da esseri umani. N.d.t.: per il meglio del lettore: secondo il liberismo, il valore di qualsiasi cosa non può che essere stabilito dalla sua utilità d’uso - totalmente prescindendo dalle ore di lavoro umano dedicategli - utilità d’uso formalizzata nella legge della domanda e dell’offerta; esemplificando: chi sia stato così sciocco da impiegare 24 ore di lavoro umano per portare acqua salata al mare deve fallire e non può e non deve essere remunerato come chi ha impiegato stesse 24 ore ma per portare acqua nel deserto, dove è giusto che la commerci a peso d’oro, affinchè altri lo imitino, risolvendo il problema degli assetati. Solo in un sistema teorico e perfettamente pianificato, in cui fosse prodotto, esattamente e solo, il necessario, nè un po’di più nè un po’di meno, il valore d’uso finirebbe per coinciderebbe perfettamente col valore del lavoro umano impiegato per realizzarlo; ciò sarebbe meraviglioso ma è materialmente impossibile essendo troppe le variabili indipendenti. Tant’è vero che l’economia sovietica, che per la suesposta ragione doveva essere totalmente pianificata, veniva messa in crisi dal più banale imprevisto, finendo – ad esempio - per dover consumare l’eccesso di produzione di ghisa, riscontratosi in parecchi anni – per fondere letti assurdamente ed inutilmente pesanti! Ancora indignato per il deprecabile comportamento di Helfferich, Arendt e ancor di più per quello di Marx, G. - forse volutamente, ed in tal caso, per dimostrare dove si va a finire con svolazzi pindarici - abbandona, per otto commi (dal 3.3.4.3.3. al 3.3.4.3.10.) il chiaro ed inequivocabile tedesco geselliano, per passare ad uno astruso, alla Marx, e decisamente da interpretare onde renderlo leggibile: spero di esserci riuscito!

[9] N.d.t.: non è un errore di G.: anche se l’inconscio collettivo italiano ricorda Tantalo, immerso nell’acqua, eppure assetato perchè, ogni volta che si china per bere, l’acqua si ritira, nel libro XI dell’Odissea, oltre a quell’immagine, è descritto pure un albero carico di frutti ma che, ogni volta che Tantalo stende la mano, spariscono.

[10] N.d.t.: spesso, chi - come G. - ha le idee troppo chiare in testa, talvolta poi non riesce a spiegarle altrettanto chiaramente, apparendogli tutto ovvio: la migliore dimostrazione dell’errore di Marx avviene infatti per assurdo, cioè applicando il suo procedimento per evidenziare che - in totale controtendenza con l’esperienza - con la sua formulazione il valore persisterebbe, tendendo a divenire infinito e non mai annullandosi; in un certo senso si avrebbe una specie 'd’entropizzazione’del valore; facciamo il caso, a noi ben noto di un’automobile: partita inizialmente con un valore - supponiamo - di mille ore di lavoro, se teniamo conto di tutte quelle poi impiegateci sopra, supponiamo per dieci anni, in riparazioni, sostituzioni, ricovero, pulizia ecc.ra, avremmmo sicuramente un valore notevolmente incrementato e certo ben maggiore di mille ore..........eppure l’automobile ormai non vale più niente, perchè nessuno più la vuole, tanto che dobbiamo addirittura pagare per farla portar via!!! Ancor più rapidamente si puo arrivare alla stessa conclusione con il caso del giornale (caso che G. aveva già evidenziato al comma 1.0.6.6.1.): l’altroieri è stato redatto da un apparato colossale, richiedendo migliaia di ore di lavoro, inviati speciali in mezzo mondo, colossali mezzi tecnici ecc.ra; ieri valeva un euro; oggi, pur evidentemente continuando ad avere, a monte, esattamente la stessa quota parte di ore di lavoro, e nè più nè meno la stessa ‘storia’, che aveva ieri, non vale più niente, tanto da finire per imballaggi o addirittura per carta igienica!

[11] N.d.t.: Vespasiano, col suo 'non olet’(= 'non puzza') per le monete d’ingresso alle pubbliche latrine, era evidentemente dello stesso logico parere; eppure nel nostro inconscio collettivo permane realmente un istintivo disgusto (e quindi una specie di differenziazione!) per il denaro lordo di sangue, di sofferenza o di crimini ecologici: lo provò persino Giuda!!

[12] N.d.t.: si riferisce ad un popolarisimo ‘lied’(brano musicale cantato) di Schubert su testo di Göthe.

[13] N.d.t.: se la ‘S’finale fa parte del nome (e non è desinenza del genitivo, perché il tedesco declina anche i nomi propri), dovrebbe trattarsi del C. Knies autore di ‘La politica economica dal punto di vista del metodo storico’, pubblicata verso la metà del 19° secolo ed a cui sovente si riferisce anche Menger; non son però riuscito a trovarne una biografia.

[14] N.d.t.: l’arguzia popolare chiama 'araba fenice’tali fandonie proseguendo 'che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!"

[15] N.d.t.: reagente impiegato, in chimica, per testare il grado di acidità.

[16] N.d.t.: grande e famosa famiglia d’intellettuali austriaci inizio xx secolo, ma generalmente formata di medici od avvocati; potrebbe trattarsi di Berta, giornalista che scriveva anche di economia, quella del famoso ritratto di Klimt.

[17] In merito alla ‘fondamentale importanza dell’argomento’sarebbe valsa la pena che Zuckerkandl ci avesse detto, che cosa, di grazia, aveva effettivamente voluto escludere con quel quasi. La più ragionevole ed accreditata supposizione è che si sia riferito solo alle lettere dell’alfabeto con cui la teoria del valore è formulata! N.d.t.: VETRIOLO PURO!! traggo dalla edizione inglese, ultima uscita prima della morte di G. e quindi probabile ampliamento d’autore, questo bel seguito: “ La teoria del valore ha conservato seguaci solamente fra quelli che il destino ha escluso dalla pratica commerciale in modo che essi del commercio, della speculazione, del profitto, abbiano cognizione solo per sentito dire - nonchè fra onesti-salariati. Questi si fanno guidare negli affari pratici – e soprattutto nella trattativa salariale - esclusivamente dalle loro ideologie politiche, e quindi da una teoria del valore il cui fantasma tuttora annebbia i cervelli dei nostri socialisti. Giusto nelle oscure profondità delle miniere di carbone, nel rumore assordante e nella polvere della fabbrica, nel fumo e vapore dei forni, la ingenua credenza sia che esista realmente un qualcosa chiamato valore, sia che abbia una qualche importanza pratica, può continuare a conservarsi un posto nelle menti di questi uomini.”

[18] N.d.t.: vedi nota 7 al comma 3.0.2.8.1.

[19] N.d.t.: traduco così ‘Abwälzbarkeit’, neologisno di G., ovviamente derivato dal verbo ‘wälzen’e quindi avente lo steso etimo del nostro ‘valzer’, cioè ‘girare, rullare’; probabilmente è stato usato nel senso di ‘ribaltone’o ‘tentennamenti, ripensamenti’, ma ho tradotto ‘evacuazione’per immettervi tutto l’odio ampiamento dimostrato – sia dalla classe operaia che da G. – per tale deplorevole disposizione.

[20] quanto ciò sia, in realta, ragionevolmente verificato, giudichi il lettore da quanto segue: Bund der Landwirte (Associazione degli agricoltori) 7. 8. 1915: Sin dall’inizio della teorizzazione di Ruhland si manifesta l’idea di fornire il supporto scientifico, con cui si possa svolgere una politica economica pratica, presupposto materiale per un duraturo e sano sviluppo agricolo, industriale e commerciale. Perciò egli respinge subito l’interpretazione, sui compiti dell’economia politica, così enunziata da Roscher: "L’economia politica si deve occupare di ciò che sia stato - e che è -, ma non di quello che sarà." Rincara il tema Schmoller: "Ogni scienza non ha il compito d’influenzare immediatamente l’ordine del giorno. Questo tocca ai politici." (Schmoller e Roscher avevano abbastanza ben compreso come noi ancora non avessimo nessuna vera teoria economica ma solamente studi economico-burocratici, mentre è altrettanto giusto che l’indagine sui problemi interni allo Stato non diventi materia accademica. Sfortunatamente essi rifiutarono di evidenziare la conclusione di questa loro esperienza, cioè che è meglio evitare ogni commistione: è preferibile che anche gli studi economici burocratici nulla traggano da quel materiale didattico universitario, ancora allo stadio di ‘ipotesi di lavoro’, e di cui quindi spesso non riusciamo ad ancora apprezzare il contenuto. Il professore Lujo Brentano (Der Unternehmer, p.6) ha espresso chiaramente qual deplorevole contagio possa scatenarsi dalla commistione della ricerca universitaria con la politica: "Nella dottrina economica nazionale una valida teoria perviene prima o poi al suo giusto riconoscimento se essa supporta gli interessi del partito dominante, e solo finchè esso lo rimanga; infatti, non appena spodestato il precedente, vengono accreditate nuove teorie, anche le più erronee, ma che appaiono atte a servire i nuovi interessi del dominatore di turno." N.d.t.: Giustamente osserva von Mises, Planning for Freedom: “Il principale errore ispirato da un diffuso pessimismo è la convinzione che le idee e le politiche distruttive della nostra epoca abbiano origine dal proletari e siano una "rivolta delle masse". Ma, in realtà le masse – non essendo creative e non riuscendo a sviluppare filosofie proprie – solo seguono i leader: così le ideologie che produssero tutti i danni e le catastrofi del nostro secolo assolutamente non sono opera della plebaglia, ma sono opera di pseudo-studiosi e pseudo-intellettuali e furono propagate dalle cattedre universitarie e dal pulpiti; furono disseminate dalla stampa, dal romanzi, dalle commedie, dal cinema e dalla radio.Dunque gli intellettuali sono responsabili della conversione delle masse al socialismo e all'interventismo e quindi, per invertire la corrente, occorre cambiare la mentalità degli intellettuali e le masse poi seguiranno.”Mises, The Anti-Capitalistic Mentality, evidenzia poi come molto spesso non siano tanto ragionamenti erronei e/o informazioni insufficienti a spingere molti pseudo-intelletualli contro il libero mercato, quanto vero e proprio isterismo maschile, nonché spesso anche non ammessa invidia, per gli uomini d’affari di successo, ed il senso d’inferiorità nei loro confronti.

[21] N.d.t.: per la comprensione del lettore (ancorchè il delizioso Andersen sia letto anche in Italia, si pensi alla recente ‘Sirenetta’a cartoni animati): con la scusa di tessergli nuovi abiti – aventi la caratteristica particolare di essere invisibili a tutti gli stupidi – un truffatore si fà consegnare, da un imperatore credulone, ingenti quantità di metalli e pietre preziose; ovviamente, data la premessa, tutti – e per primo l’imperatore stesso - fingono di vedere questi nuovi abiti, finchè, nel quadro finale, mentre l’imperatore sfila, completamente nudo, tra la folla, per mostrare a tutti quella sua esclusivissima meraviglia, un innocente bambino, non dovendosi difendere dal ridicolo di poter apparire sciocco (lasciate che i piccoli vengano a me!...... cercate la verità sulla bocca dei bambini!), osa esclamare “Ma l’imperatore è nudo!” rivelando il machiavello, la infame drittata del truffatore.

[22] N.d.t.: dopo tutta una serie di pesantisime bordate, di mitraglia e vetriolo puro, G. dà il colpo di grazia con questa velenosissima freccia del Parto!! Anche se poi, in realtà, non ne parla molto, il bersaglio elettivo è ovviamente Marx, allora e sino al 1989 terribilmente in auge. G. invece lo intuisce e sente perdente, sa alla lunga di vincere (vedi anche i commi 1.0.5.i.) ed anche nel cap. 4.7.15. darà per talmente scontata tale sconfitta da rifiutarsi di ulteriormente combattere.