4.4. Come si possa conservare costante il potere d’acquisto della moneta[1].

 

SINTESI: 4.4.1.i: Nozioni di base; 4.4.2.i: Il calcolo del nuovo indice di partenza dopo la parentesi bellica.

 

4.4.1. NOZIONI DI BASE.

 

4.4.1.1.                    4.4.1.1. Le proposte da me avanzate nell’opuscolo 'Per un Imperial Ufficio Valutario (IUV)’mirano a produrre una comprensione critica dell’economia dell’Impero, accantonando le totalmente inaffidabili notizie di stampa.

4.4.1.1.1.                La proposta si basa sulla più che ragionevole ipotesi, che l’imponibile contributivo pro capite cresca o diminuisca - come del resto tutto - proporzionalmente ai prezzi delle merci;

4.4.1.1.2.                e conseguentemente che una loro decuplicazione si risolva, di fatto, in una parallela decuplicazione dell’imposizione fiscale, senza che si sia dovuti intervenire sulla percentuale dell’imposta.

4.4.1.1.3.                Perché - essendosi già riconosciuto alla proprietà agraria ed immobiliare la facoltà d’adeguare i canoni agrari e gli affitti in base alle nuove condizioni del mercato –

4.4.1.1.4.                dobbiamo rassegnarci ad inevitabilmente adeguare, all’inflazione, e proporzionalmente, anche tutti i prezzi pubblici dell’Impero, dalla posta alle ferrovie.

4.4.1.2.                    La posizione alternativa sarebbe infatti condivisibile solo finchè vi fosse la speranza, per lo Stato, di riuscire a fare macchina indietro e del rientro dei prezzi alla base, ai primitivi valori,

4.4.1.2.1.                eventualità che io invece - ora più che mai - auspico d’abbandonare perchè dal punto di vista economico, la cura sarebbe peggiore della malattia, e talmente controproducente da veramente scatenare un pandemonio.

4.4.1.3.                    Al contrario auspico che - rendendosi necessaria una lievitazione di alcuni prezzi - siano immediatamente riallineati anche di tutti gli altri,

4.4.1.3.1.                per conseguire una successiva, generale e duratura, stabilità, affinché commercianti ed imprenditori ridispongano nuovamente di basi sicure su cui fondare i loro calcoli.

4.4.1.3.2.                Conseguentemente, la conservazione del potere d’acquisto della moneta - a mezzo d’un’attiva politica monetaria, cui, nel nostro programma, è attribuita un’importanza prioritaria - verrà messa in atto solo per una realistica conservazione del livello ormai inevitabilmente raggiunto dall’indice generale dei prezzi al consumo,

4.4.1.3.3.                in modo che, senza più rimpiangere il passato, da qui in poi, con un’identica disponibilità di denaro si possa sempre mantenere lo stesso tenore di vita.

4.4.1.4.                    I prezzi delle merci non dovranno più ricadere in una forchetta minimo-massimo, ma invece seguire stabilmente l’andamento dell’indice medio, tornando - come prima della guerra - ad essere globalmente formati dalla legge della domanda e dell’offerta.

4.4.1.4.1.                Fermo restando che ogni operatore economico deve essere completamente libero di chiedere, quanto la situazione di mercato possa offrirgli, lo IUV proporzionerà la circolazione monetaria sempre così correttamente da non far più accadere nè crolli dei prezzi nè un loro eccessivo rialzo.

4.4.1.4.2.                Il rilevamento statistico, che di una tale 'politica monetaria attiva’costituisce la struttura portante, curerà l’indagine delle fluttuazioni dell’indice generale dei prezzi al consumo.

4.4.1.4.2.1.           Ad esempio, il generalmente chiamato 'Indice dei prezzi dell’Economist[2]‘è formato da un paniere di 22 articoli fondamentali talché anche aumentandoli di numero, non si otterrebbe un sostanziale miglioramento dei risultati,

4.4.1.4.2.2.           perché, in realtà, il tipo delle merci è stato scelto in base ad un ordinamento logico-statistico dei costi di produzione tale da far costantemente verificare

4.4.1.4.2.3.           che quando l’indice del paniere risulta immutato/(variato), lo siano/(siano variati della stessa percentuale) anche i prezzi di tutte le altre merci, perchè così vuole la legge di concorrenza.

4.4.1.4.2.4.           Infatti, l’importanza di ogni singola merce nei confronti di tutte le altre (indicato da quella del suo valore rispetto al PIL) è più significativo del numero dei componenti del paniere;

4.4.1.4.2.4.1.       ad esempio, nel paniere, l’importanza del pane e del pepe dovrà essere esattamente la stessa che si verifica nei bilanci familiari; perché - anche se ciò sembra una ridicola pignoleria - é invece del tutto necessario per la bontà del risultato per i fini dell’economia nazionale.

4.4.1.5.                    L'obiezione che potrebbe essere a questo punto prospettata, che cioè la statistica sicuramente non fornisce risultati esatti dal punto di vista matematico, è del tutto trascurabile.

4.4.1.5.1.                A quei supercritici che ci dicono: "Noi non ostacoleremmo questo rilevamento statistico non appena il procedimento sia stato perfezionato." risponderemo che intanto lo facciamo,

4.4.1.5.2.                riservandoci d’usufruire della loro consulenza critica per migliorarlo nel prossimo futuro;

4.4.1.5.2.1.           (del resto – come noi cuociamo sempre il pane in un forno rimasto sostanzialmente immutato per quasi 10.000 anni - soprattutto per la precisione richiesta da queste necessarie valutazioni economiche, tali critiche sono semplicemente ridicole.)

4.4.1.6.                    Per costruire l’Indice, possiamo utilizzare i numeri fornitici dagli annuari statistici della d.D.R.[3]; noi moltiplicheremo i prezzi per i quantitativi prodotti (per le merci importate per i quantitative effettivamente consumati) onde avere grandezze immediate paragonabili.

4.4.1.6.1.                In prima approssimazione faccio seguire alcune cifre, giusto per schematizzare il procedimento e quindi senza assolutamente nessuna pretesa di affidabilità:

 

 

A N N O 1 9 1 0

A N N O 1 9 1 1

T I P O L O G I A

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

P R O D O T T O

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

SEGALE

 8.552

152.30

1.302

 8.550

168.30

1.439

FRUMENTO

 5.240

211.00

1.106

 5.235

204.00

1.068

COTONE

 436

151.00

 654

 435,8

134.00

 584

GHISA

 14.793

 66.00

 976

 14.768

 64.80

 957

CARBON FOSSILE

152.827

 10.46

 1.598

152.756

 10.16

1.552

T O T A L E V A L O R E P R O D U Z I O N E

5.636

 

 

5.600

 

4.4.1.6.2.                Estendendo questi calcoli a tutte le merci principali, si verificherebbe che il rapporto tra i valori delle colonne (VAL. TOTALE) non di discostano sensibilmente - come già avviene nella tabella - il loro rapporto tendendo a convergere sul valore 0.994....ottenibile anche da 5.600/5.636.

4.4.1.6.3.                Si può allora concludere, che non sia cambiato neanche il costo della vita e riconoscere che lo IUV si sarebbe comportato egregiamente.

4.4.1.7.                    È infatti inevitabile, che, quando il prezzo delle materie prime rimanga immutato, lo sia anche il prezzo delle merci finite, perchè gli aumenti salariali sopravvengono essenzialmente come conseguenza dell’aumento dei profitti di capitale (interessi e rendita agraria).

4.4.1.7.1.                Prescindendo da interferenze momentanee, quando cioè essa sia stata disturbata da crisi e/o scioperi, la produzione delle merci è direttamente proporzionale alla forza lavoro, a sua volta dipendente dal numero dei cittadini (che rimane praticamente costante nel corso dell’anno),

4.4.1.7.2.                talchè anche il suo valore aggiunto (o indice di produzione) può essere, a buon diritto, ritenuto costante; basterà allora rilevare solo i cambiamenti di prezzo, per poter calcolare il corrispondente indice a volontà, tutti i mesi, settimane, volendo anche tutti i giorni.

4.4.1.7.3.                Dopo aver ordinato, che ogni giorno, a borsa ormai chiusa, sia posto sul tavolo del direttore dello IUV il rendiconto delle transazioni effettuate, le conclusioni praticamente arriveranno da sole.

4.4.1.8.                    In merito al valore aggiunto resta ancora da dire quanto segue: i dati di produzione possono modificarsi in modo non solo relativo, ma anche assoluto e non ci si deve far ingannare dal fatto che, nella tabella precedente, le produzioni sono praticamente costanti.

4.4.1.8.1.                In realtà, quindi, i dati delle colonne (VAL. TOTALE) sono paragonabili con un dato dello stesso anno ma, in anno diverso, onde valutare se il dato sia crescente o decrescente, conta solo il rapporto del dato rispetto al totale di colonna (in questo caso 5.636), ovviamente paragonato con l’analogo rapporto del nuovo anno.

4.4.1.8.2.                Supponiamo, ad esempio, rispetto alla precedente tabella che alcuni quantitativi siano sostanzialmente variati:

 

 

A N N O 1 9 1 0

A N N O 1 9 1 1

T I P O L O G I A

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

P R O D O T T O

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

SEGALE

 8.552

152.30

1.302

 8.000

168.30

1.346

FRUMENTO

 5.240

211.00

1.106

 6.000

204.00

1.224

COTONE

 436

151.00

 654

 500

134.00

 670

GHISA

 14.793

 66.00

 976

 14.768

 64.80

 957

CARBON FOSSILE

152.827

 10.46

 1.598

152.756

 10.16

 1.552

T O T A L E V A L O R E P R O D U Z I O N E

5.636

 

 

5.749

 

4.4.1.8.3.                In tal caso, per poter confrontare i dati, occorre ricalcolare il valore della produzione ai prezzi del 1910 ma con le quantità del 1911; si avrebbe:

 

 

A N N O 1 9 1 0

A N N O 1 9 1 1

T I P O L O G I A

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

PROD.NE

PREZZO

VAL. TOTALE

P R O D O T T O

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

Migliaia T.

DM/tonn.

Milioni DM

SEGALE

 8.000

152.30

1.218,4

 8.000

168.30

1.346

FRUMENTO

 6.000

211.00

1.266

 6.000

204.00

1.224

COTONE

 500

151.00

 755

 500

134.00

 670

GHISA

 14.768

 66.00

 975,7

 14.768

 64.80

 957

CARBON FOSSILE

152.756

 10.46

 1.597,8

152.756

 10.16

 1.552

T O T A L E V A L O R E P R O D U Z I O N E

5.813

 

 

5.749

 

4.4.1.8.4.                Questi nuovi dati porterebbero il totale a 5.813, denotando, rispetto a 5.749 una diminuzione media dei prezzi del 1,11%, da cui però si discostano i dati di segale e cotone presentanti entrambe uno scarto verso il 10%, la prima in aumento e la seconda in diminuzione, e da addebitare a circostanze contingenti (probabilmente buono o cattivo raccolto).

 

 

4.4.2. IL CALCOLO DEL NUOVO INDICE DI PARTENZA DOPO LA PARENTESI BELLICA.

 

4.4.2.1.                    Dovendosi calcolare l’indice di una inflazione decuplicata, come sarà certo necessario per quella attualmente in vigore, bisognerà incominciare a ricavare una tabella delle principali merci decuplicando i prezzi d’anteguerra, che erano formati dalla libera trattativa.

4.4.2.1.1.                Rispetto a questi dati di calcolo accadrà però che i prezzi attuali si presenteranno condizionati - invece che dal libero mercato - da una consuetudine certamente mutuata dall’economia di guerra, talchè i relativi prezzi, prevedibilmente, entreranno in flessione, non appena venga ripristinata la normalità:

4.4.2.1.2.                sarà pertanto opportuno avvertire ognuno di acquistare i prodotti evidenziati nell’elenco solo per le necessità quotidiane, senza farne scorta perchè potrebbero scendere di prezzo in misura non trascurabile.

4.4.2.1.3.                Lo IUV poi provvederà a che l’indice medio dei prezzi non si discosti notevolmente dal decuplo del valore d’anteguerra: ognuno conti su questo e si regoli di conseguenza!

4.4.2.2.                    Ma per gli articoli non di prima necesità, veda ognuno dove fermarsi, dato che tutti auspichiamo, per i nostri prodotti, d’ottenere il prezzo più elevato che le condizioni del mercato ci consentano:

4.4.2.2.1.                tanto, se ci si faccia un buon affare, ciò non farà altro che metterci in condizione, nel successivo acquisto, di sopportarne un’altro altrettanto cattivo.

4.4.2.2.2.                Lo IUV dovrà provvedere solo a che, con la nuova valuta assoluta il rischio commerciale[4] diventi sempre minore, affinchè, col passar del tempo non solo l’indice rimanga fortemente stabile, ma che anche l’ordinamento gerarchico dei prezzi non venga più disturbato da fenomeni valutari.

4.4.2.2.3.                È infatti da particolarmente evidenziare che ogni errore di gestione valutaria può provocare non solo insorgere di mutazioni dei prezzi, ma anche alterazione del naturale loro ordinamento gerarchico, con ciò potendosi variare notevolmente il potere d’acquisto di ogni ceto sociale.

4.4.2.2.4.                Qualunque aumento dei prezzi, ad esempio, favorisce i ceti produttivi[5] (classi debitrici per eccellenza) che comprano e consumano tutt’altra merce rispetto all’altro ceto, invece penalizzato dall’aumento dei prezzi, ossia la classe dei creditori.

4.4.2.2.5.                Ne consegue attribuire potere d’acquisto al popolo (acquisto di maggiori e migliori alimentari ed altre merci da esso ambite), mentre la domanda delle merci - che più interessano i pensionati - corrispondentemente decrescerebbe:

4.4.2.2.5.1.           quest’alterazione del mercato farebbe sì che da una parte si verificherebbero maggiorazioni dei prezzi, ma dall’altra diminuzioni, scombussolando i calcoli.

4.4.2.3.                    Con la valuta assoluta quindi finiranno le principali cause d’oscillazione dei singoli prezzi.

4.4.2.4.                    Dalla Svizzera - dove la stampa maggiormente dedica maggiore attenzione alle proposte avanzate dal 'Circolo per la moneta di ghiaccio e liberterra’- in merito alla valuta assoluta[6], e da parte di operatori valutari legati al Gold-standard è stata avanzata l’obiezione,

4.4.2.4.1.                che un’attiva politica monetaria, come quella da noi auspicata, non apporterebbe ai risultati d’aspettativa, poichè la distribuzione/ritiro del denaro non potrebbe mai essere concomitante con la diminuzione/aumento dei prezzi, ma - secondo Nikolson - posteriore di almeno tre mesi.

4.4.2.4.2.                [7] E quando ci si fosse accorti, solo dopo tre mesi di dover tirare le briglie d’un cavallo, esso sarebbe ormai talmente imbizzarrito da essere irrecuperabile; e così accadrebbe anche nel nostro caso: insensibile alle briglie, la situazione ormai sfuggirebbe di mano, galoppando via.

4.4.2.4.3.                Non possiamo che ringraziare l’alta finanza per questo riconoscimento (anche se negativo) finalmente attribuito al problema - ma deprecando che non sia accompagnato da nessun sostanziale biasimo anche per l’odierno sistema valutario, per il cosiddetto statu-quo, come se questo ne fosse perfettamente esente!

4.4.2.4.4.                E poi, con il cavallo icemoney, per fargli sentire la tirata di redini, non ci sarebbe bisogno di quel tempo tecnico di tre mesi, perché esso sarà un ronzino assai docile e sensibile!

4.4.2.4.5.                Indiscutibilmente, sul mercato, nessuno dovrebbe aspettarsi risultato propio lo stesso giorno, in cui si sia verificata la variazione (in aumento o riduzione) del circolante........ma meglio tardi che mai - come avviene col Gold-standard! -:

4.4.2.4.6.                pertanto questo strale - scagliato dall’alta finanza contro la valuta assoluta, come un boomerang non può che subito ritorcersi negativamente contro il mittente!!



[1] Nota del curatore (della 9^ edizione tedesca, Walker): scritto nel 1921 e pubblicato nel quaderno di febbraio 1921, primo numero di 'Economia Libera'. N.d.t.: traduzione letterale del titolo: 'LE BASI STATISTICHE DI UNA VALUTA ASSOLUTA'; capitolo che riprende sostanzialmente molti concetti già esposti nei commi 3.7.i.; vi sono anche, inspiegabilmente, alcuni errori algebrici, da me corretti; per il meglio del lettore l’ho dovuto tradurre ancor meno letteralmente del solito, usando terminologia moderna, dopo aver interpretato ciò che G. intendeva dire: in pratica G. constata che le conseguenze della guerra persa richiedano una decuplicazione degli introiti fiscali, da conseguirsi a mezzo di una decuplicazione dei prezzi delle merci - per le merci di prima necessità i valori fuori norma dovrebbero essere coartati a rientrarvi -, accompagnata da un tentativo di ripristino integrale del tenore di vita anteguerra (quindi anche con decuplicazione dei salari); ma non resta che rimarcare come una simile decuplicazione generale assolutamente non assicurerebbe allo Stato i maggiori introiti necessari come conseguenza della guerra persa! ........ in realtà il ripristino dell’elevatissimo tenore di vita tedesco anteguerra era quindi una meta irraggiungibile, ed i Tedeschi lo compresero perfettamente dato che si adattarono a pesantissimi sacrifici, così anche riuscendo a venir fuori, per primi, dalla drammatica crisi economica mondiale a cavallo del passaggio dagli anni venti ai trenta.

[2] N.d.t: si tratta del giornale economico per eccellenza degli Inglesi, dell’equivalente, cioè, del nostro 'Sole-Ventiquattrore.

[3] N.d.t.: acronimo di deutsche Demokratische Republik, ma di Weimar (non la d.D.R. post seconda guerra mondiale)

[4] N.d.t: 'der Spielraum für Verluste und Gewinne’letteralmente 'lo spazio intercorrente tra perdita e guadagno', ma da interpretarsi, a mio giudizio, come 'rischio commerciale', dato che conosciamo G. come non contrario ad un equo guadagno commerciale.

[5] N.d.t.: 'werbenden Klassen', letteralmente 'classi impegnate', ma ho preferito la forma impersonale.

[6] N.d.t.: abbiamo già visto, dalla variazione del titolo, rispetto a quello originale, come G. intenda per 'valuta assoluta’quella valuta che mantiene invariato il suo potere d’acquisto.

[7] N.d.t.: Le esigenze, non solo di strutturazione ma (limitatamente a questo solo caso) anche di senso logico, mi portano ad anticipare questo comma che, nel testo tedesco invece segue il comma 4.4.2.4.3.