4.7.14. Un teorico delle crisi.

 

SINTESI: 4.7.14.1.i: Richiami storico-filosofico-poetici; 4.7.14.2.i: Origini della crisi; 4.7.14.3.i: Considerazioni e valutazioni dell’ eloquente.

 

 

4.7.14.1. RICHIAMI STORICO-FILOSOFICO-POETICI.

 

4.7.14.1.1.             Oltre al mio collega, il teorico dei profitti da capitale, lo stramaledetto iceeuro sta mandando per stracci anche me e tutta la mia raccolta di belle teorie!

4.7.14.1.1.1.        Che alla stagione delle vacche grasse dovessero seguire quelle magre era perfino biblico, oltre che voluto da quella natura, che ha prodotto tutto ciò che esiste

4.7.14.1.1.2.        – si badi bene: non solo le società delle formiche e delle api – per dare un esempio anche al comportamento economico umano, cioè appunto all’economia nazionale,

4.7.14.1.1.3.        che quindi, per essere naturale, dovrebbe essere altrettanto ciclica, crescere e poi crollare, come le persone, che vivono ma poi muoiono.

4.7.14.1.1.4.        Del resto, se è andato a farsi fottere perfino l’impero romano, mi pare giusto che anche l’economia nazionale, ogni paio d’anni, debba sistematicamente entrare in crisi:

4.7.14.1.1.5.        come l’estate si evolve sempre nell’inverno, allo stesso modo, nell’economia nazionale, il boom deve evolversi in botto!

4.7.14.1.1.6.         Come sono poetico e come si sarebbe potuto spiegare, meglio e più semplicemente, il complesso problema della disoccupazione! Ed appunto una teoria deve essere inequivocabile:

4.7.14.1.1.7.        la superiore chiarezza della nostra scienza deve focalizzare la nostra attenzione in un unico polo, per poter spazzar via non solo il denso fumo di tabacco, ma anche l’alcolico offuscamento della birra!

4.7.14.1.1.8.        .....Solo ai bambini bastano le ninnananne, ma per addormentare gli adulti c’é bisogno di teorie [1]!

 

4.7.14.2. ORIGINI DELLE CRISI

 

4.7.14.2.1.             Alla mia attenta ricerca un primo tipo di crisi apparve creato da acquisti speculativi che – facendo salire i prezzi - originavano una febbrile attività, in tutte le regioni, con ore di straordinario e turni di notte, onde soddisfare la crescente domanda, facendo così lievitare i salari.

4.7.14.2.1.1.        Naturalmente era solo un pessimo espediente, che prima o poi doveva portare al botto: e questo come s’affrettava ad arrivare!

4.7.14.2.1.2.        Incominciava con una drastica riduzione della domanda - rispetto alle precedenti temerarie quantità di ogni tipo di prodotti - ma poi, quando essa cessava completamente, i prezzi sprofondavano, coordinatamente e senza eccezioni notevoli,

4.7.14.2.1.3.        sia nell’industria, che in agricoltura, industria mineraria, silvicoltura ecc.ra, per far necessariamente ridimensionare tutta la costruzione speculativa:

4.7.14.2.1.4.        ed ai troppo avidi lavoratori – che non avrebbero dovuto prestarsi ad esaurire, con tutte quelle ore di straordinario, nè le dotazioni disponibili per i salari nè le conseguenti possibilità di lavoro

4.7.14.2.1.5.        di esso ormai privi e mentre sognavano montagne di pane e di vestiti, non restava che meritatamente avviarsi verso l’inedia ed il freddo!

4.7.14.2.2.             Anche se in precedenza non avrei certo trovato molti sostenitori, in quella situazione mi permettevo di far cupamente risuonare persino le malthusiane[2] teorie: “Avete sprecato i tempi buoni in bagordi e sposalizi, moltiplicando a dismisura la Vostra specie;

4.7.14.2.2.1.        ovunque il guardo io giro non vedo che lavar culetti, pannolini, culle ed i bambini brulicano, nelle strade e scuole, come in una conigliera!

4.7.14.2.2.2.        Avete voluto i figli?….e ‘mo tirate la cintola, perché essi Vi hanno tolto salari e lavoro:

4.7.14.2.2.3.        la bassa redditività pro capite fà sempre languire un mercato, in cui ogni iniziativa chiuda in perdita e qualunque spirito imprenditoriale sia asfissiato sul nascere.

4.7.14.2.2.4.        La riproduzione, frutto già di per sè vietato e marchiato dall’infamia del peccato originale, peccato mortale per chiunque, lo è poi doppiamente per i poveri diavoli!

4.7.14.2.2.5.        Ottima, ovunque e sempre, è la misura[3]: nella produzione come nella ri-produzione, per non avere eccessi nè di beni nè di consumatori !

4.7.14.2.2.6.        ConteneteVi, lasciate l’incremento demografico ai miscredenti, e date le Vs. figlie in sposa a Cristo, in modo che non ci sia soprannumero d’operai: allora, coi salari più alti, i prezzi aumenteranno, favorendo lo spirito manageriale!”

4.7.14.2.2.7.        In quei momenti - anche se certo non tutti potevano arrivarne alla perfetta comprensione, invischiati, come si ritrovavano, di latte in polvere, succedanei alimentari[4], birra ed una buona dose di schiaccianti preoccupazioni .......

4.7.14.2.2.7.1.              …….anche se ben pochi potrebbero assorbire e sopportare un simile mitragliamento! –

4.7.14.2.2.7.2.              [5]non solo non venivo spernacchiato, ma ascoltato seriamente, ed avreste dovuto vedere come le mie parole riuscivano a sovrastare le voci, i rumori ed il fumo.......!

4.7.14.2.3.             E poi l’ultima nata delle mie teorie, un autenico capolavoro: a causa dell’accumulo di ricchezza in relativamente poche mani (risparmio),

4.7.14.2.3.1.        associata alla disproporzione fra potere d’acquisto e quello di produzione di grandi masse popolari, il consumo resta inferiore alla produzione.

4.7.14.2.3.2.        Mentre i ricchi che non riescono a consumare tutto il loro reddito, i lavoratori non hanno più reddito per consumare.

4.7.14.2.3.3.        (Perchè, se i redditi fossero distribuiti correttamente, allora consumo e produzione andrebbero di pari passo e non potrebbe mai scaturirne una crisi[6]!)

4.7.14.2.3.4.        Ne consegue un eccessivo apporto al mercato di merci invendibili, lo sprofondamento finale dei prezzi, la disoccupazione, la depressione degli imprenditori, la grande crisi, il crepuscolo degli Dei!

4.7.14.2.4.             Insomma – come un prestidigitatore - io avevo sempre, da estrarre dal cappello, un’ipotesi di crisi, buona per ogni opportunità ed ogni gusto! E qual gioia quando

4.7.14.2.5.             – finalmente scontrandomi con un pubblico preparato ed eccezionalmente smaliziato – potevo finalmente tirar fuori la mia arma segreta, cioè una crisi d’origine valutaria,

4.7.14.2.4.1.        perchè, di solito bastava appena accennare la parola valuta, per generare un’ondata di panico e "Basta, basta! - mi si ricriminava subito - noi ben sappiamo

4.7.14.2.4.1.         come Bamberger [7]abbia detto che 'nel rincitrullire solo l’amore supera i problemi valutari’.......... siamo predisposti ad ascoltare una teoria che arroventi le nostre meningi, ma non ad una che addirittura le faccia fondere!"

4.7.14.2.4.2.        Eppure era propio questa teoria non solo quella relativamente più comprensibile, ma anche la più avanzata, [8]la crisi per mancato adeguamento della circolazione monetaria.

4.7.14.2.4.3.        Le merci - avevo osservato – vengono trasportate verso l’utente finale da una catena di commercio all’ingrosso, che assolutamente non ha quella necessità del consumatore

4.7.14.2.4.3.1.              che lo fa comprare pagando allegramente il prezzo richiesto, se equo, mentre pagare cupamente, se esso sia salito, ma comprare ugualmente perché i suoi limiti all’acquisto son forniti solo dal suo reddito;

4.7.14.2.4.4.        invece, un commerciante deve guadagnare, cioè spuntare un prezzo maggiore di quello d’acquisto, ma senza sapere se riuscirà oppure no ad ottenerlo:

4.7.14.2.4.4.1.              a differenza del prezzo d’acquisto - che è termine noto - quello di vendita è supposizione, ipotesi, incognita.

4.7.14.2.4.4.2.              Ciò comporta sia che i commercianti comprano merci solo con la premessa, di poterle rivendere a prezzo maggiore - cioè che appunto il prezzo di aspettativa di vendita possa essere più elevato di quello d’acquisto, richiesto dall’operaio o dall’imprenditore -,

4.7.14.2.4.4.3.              sia che, quando i prezzi delle merci si mostrano cedenti, il commerciante non sa più che pesci prendere, se comprare ancora o soprassedere, mentre all’imprenditore basterebbe riuscire a non vendere in perdita, cioè sotto il prezzo di costo.

4.7.14.2.4.4.4.              Così, quando l’indice generale dei prezzi sia stabile o tenda al rialzo, non ci sono problemi, perchè il ricavato, dalla vendita, coprirà sicuramente con eccedenza il prezzo di acquisto; e allora il commerciante può fare tranquillamente i suoi ordini.

4.7.14.2.4.4.5.              Ma quando i prezzi sprofondano - e talvolta sino al 30%, come noi ben sappiamo - anche il commerciante si sente mancare il suolo sotto i piedi, avendo costi commerciali da ammortizzare ed una più che naturale aspettativa di guadagno,

4.7.14.2.4.4.6.              e quindi non potendo evidentemente ridurre il suo prezzo di vendita all’iniziale valore d’acquisto nudo e crudo - aspettare è quanto di più ragionevole e prudente egli possa fare.

4.7.14.2.4.4.6.1.         (Se nel transitorio, fra acquisto e vendita, il valore delle merci scendesse verso il valore d’acquisto, per non avere una perdita egli dovrebbe infatti poter ritoccare quest’ultimo al ribasso, mentre invece lo ha già pagato.)

4.7.14.2.4.5.        Perciò per i suoi acquisti il commerciante, per il suo meglio, deve aspettare il tempo dei prezzi bassi, perchè allora sarà possibile comprare non solo avendo, come socio in, l’immediata necessità altrui, ma anche la massima speranza di profitto.

4.7.14.2.4.6.        E, coordinandosi, la categoria può provocare questi prezzi bassi temporeggiando o rallentando i consueti ordini alla produzione, fino ad arrestarli completamente,

4.7.14.2.4.6.1.              mentre la produzione ha bisogno di uno smercio continuo, per evitare una giacenza, inaccettabile sia per una questione di spazi d’immagazzinamento che per il deperimento delle merci: così la produzione entra in crisi e licenzia.

4.7.14.2.4.6.2.              Ma, a questo punto, a quel momentaneo e velleitario stop nell’acquisto, subentra ora, ad ulteriormente ridurre i prezzi, l’impossibilità d’acquisto della merce da parte della classe operaia licenziata,

4.7.14.2.4.6.3.              facendo entrare i prezzi in autoisteresi, nel cosiddetto circolo vizioso[9] ed avviando una crisi d’origine valutaria.

4.7.14.2.4.7.        A rigor di logica, per evitare tali sviluppi, noi dovremmo prevenire la flessione dei prezzi, immettendo più denaro affinché nella circolazione mai non manchi quello per comprare le merci,

4.7.14.2.4.8.        e - in barba ai sempre possibili elevatissimi depositi bancari ed accumulazioni private - nessun commerciante debba più temere una flessione dei prezzi da scarsità di denaro, ma neanche provocarla; quindi ben vengano tanto il bimetallismo che la cartamoneta!

 

4.7.14.3. CONSIDERAZIONI E VALUTAZIONI DELL’ ELOQUENTE.

 

4.7.14.3.1.             Non che qualcuna di queste teorie mi soddisfacesse completamente: quella di cui ai commi 4.7.14.1.i, considerante la crisi come un fenomeno naturale, è davvero talmente risibile da neanche meritare una confutazione.

4.7.14.3.1.1.        La seconda teoria, quella dei commi 4.7.14.2.1.i, responsabilizzante la speculazione, poi si guardava bene dall’approfondire,

4.7.14.3.1.1.1.              se le accumulazioni di denaro, di privati e speculatori, senza cui certo non sarebbe possibile l’innescamento della manovra speculativa, in realtà non siano più il risultato che non la causa della crisi.

4.7.14.3.1.1.2.              Infatti che senso avrebbe avuto istituire l’Imperial Banca, ed affidarle, in esclusiva, l’emisione delle banconote, allo scopo di adattare la circolazione monetaria alle necessità dei traffici,

4.7.14.3.1.1.3.              se al momento opportuno (praticamente sempre) essa si tirava da parte, nonostante i suoi compiti, consentendo alla speculazione di farli salire?

4.7.14.3.1.1.4.              E perché questa teoria non si soffermava sulla precedente spinosa domanda, preferendo esprimere chiacchiere invece che provvedimenti?…...sottomettersi nel futuro a tutte le speculazioni sembra quasi l’unica cosa che si sappia consigliare come toccasana delle crisi [10]!

4.7.14.3.1.1.5.              Neanche si soffermava ad approfondire quale fosse il reale movente dell’ 'attività febbrile, delle ore di straordinario e notturni', dato che senza questo compiacente aumento di lavoro, ogni speculazione sarebbe andata semplicemente a farsi fottere.....

4.7.14.3.1.1.6.              ....sarebbe bastato che alle proposte di straordinario dell’imprenditore la classe operaia avesse potuto rispondere: "il mio attuale orario di lavoro è sufficiente a coprire i miei bisogni!"

4.7.14.3.1.1.7.              Se quindi la classe operaia tutt'ora si dichiara pronta ad "attività febbrile", non sarà, per caso solo, perchè, con il compenso dello straordinario, deve soddisfare necessità impellenti, accumulate ed indifferibili?

4.7.14.3.1.1.8.              Ma poi, finchè la domanda fosse stato tanto febbrile come l’offerta, come sarebbe mai potuta sopraggiungere la crisi?

4.7.14.3.1.1.9.              La speculazione che fà defluire/affluire sul mercato le riserve di denaro, può spiegare solo la variazione generale dei prezzi, ma lasciando irrisolti i problemi sia di perché il consumo non stia al passo con la produzione, sia di perché lo smercio abituale improvvisamente venga a mancare.

4.7.14.3.2.             Questi interrogativi non risolti, tipo appunto perché il consumo e la produzione improvvisamente divergano - che sono il punto particolarmente dolente di tutte le mie teorie - reclamano una risposta soprattutto nella terza, la teoria della sovrapopolazione (commi 4.7.14.2.2.i.),

4.7.14.3.2.1.        in cui viene prospettata, come causa della crisi, la sovraproduzione da sovrapopolazione, cioè una sovrassurdità, perché tanti più e più affamati siano i commensali, come può essere maggiore la probabilità che avanzino un mucchio di cibi?!?!

4.7.14.3.2.1.1.              (…… cazzata colossale,... soprattutto considerando che le merci vengono prodotte con lo scopo dello scambio, e che pertanto la classe operaia affamata sarebbe ancor più capace e vogliosa di offrire altri prodotti in cambio di quelli di cui ha bisogno!)

4.7.14.3.2.1.2.              Passi se si trattasse dell’eccesso di produzione di un singolo prodotto (ad esempio casse da morto); potrebbe anche succedere e nessuno se ne meraviglierebbe troppo, ma di tutti - sia prodotti agricoli che industriali - è veramente troppo, troppo incredibile!

4.7.14.3.3.             Altrettanto insoddisfacente m’appare qualunque teoria che responsabilizzi, della crisi, un’improvvisa variazione dei consumi, almeno finchè non spieghi le ragioni per cui lo smercio, inizialmente alle stelle, ad un certo punto ed improvvisamente venga a cessare,

4.7.14.3.3.1.        insomma perché una causa continua e regolare (in questo caso, ad esempio la consueta ineguale distribuzione del reddito) improvvisamente produca un effetto pulsante (sia di alta congiuntura che di crisi ).

4.7.14.3.3.1.1.              Infatti, per poter dare origine a quest’evento improvviso, la causa avrebbe dovuto quantomeno preesistere, caricandosi sempre di più fino a scattare, tipo una disoccupazione, continua e strisciante, il che però sarebbe esattamente il contrario di quanto in pratica osservato.

4.7.14.3.3.1.2.              Del pari, anche la supposizione, che il reddito degli strati più abbienti del popolo abitualmente superi i suoi effettivi bisogni personali, sarebbe totalmente infondata:

4.7.14.3.3.1.3.              dimostra esattamente il contrario l’indebitamento dei grandi e piccoli proprietari agricoli, il cosiddetto bisogno degli agrari, ed il loro accattonaggio per avere la protezione dello Stato.

4.7.14.3.3.1.4.              In realtà, i bisogni sembrano non conoscere limiti: se le ciotole di zuppa di patate non accontentavano il tessitore sulla 'Eulengebirge[11]’, neanche i titoli nobiliari, che i magnati americani cercano di comprare, per le loro figlie, pagandoli miliardi, ancora soddisfano quel loro bisogno di dignità.

4.7.14.3.3.1.5.              Forse, si accontenterebbero dell’imperial corona tedesca........ e, per raggiungerla, ammucchierebbero miliardi su miliardi, lavorando giorno e notte, sicuramente lesinando sulle esigenze dei loro operai e fors’anche sulle proprie.

4.7.14.3.3.1.6.              Ma quandanche poi fossero riusciti ad ottenerla, arriverebbe un piccolo e nero pretonzolo

4.7.14.3.3.1.7.              a ricordar loro che, a questo mondo, tutto è passeggero, e che invece - onde con ciò diventar degni d’entrare nel regno di Dio - dovrebbero lavorare, risparmiare, e raccogliere miliardi per lasciarli, nel testamento, alla Chiesa.

4.7.14.3.3.1.8.              Quelle zuppe di patate e la cassetta delle elemosine della chiesa son quindi le sponde di un autentico oceano di necessità, in grado di assorbire le possibilità produttive anche di un esercito di capaci!

4.7.14.3.3.1.9.              Insomma non c’è nessuno così ricco da non volerlo diventare di più; forse, addirittura, l’avidità di denaro cresce con i primi successi acquisitivi:

4.7.14.3.3.1.10.           come altrimenti potrebbero spiegarsi certi immensi patrimoni dei tempi attuali, se, al primo milione, il suo proprietario dicesse: "Mi sembra che ora abbiamo anche il superfluo: lasciamo il resto al prossimo!"

4.7.14.3.3.1.11.           Invece nessun ricco lascia i suoi capitali inattivi, ed i redditi da capitale costituiscono un’attrattiva irresistibile per la disponibilità liquida del capitalista, indipendentemente dal fatto che si tratti di un Pincopallino qualsiasi o di un già magnate.

4.7.14.3.4.             [12]Le conclusioni precedenti, che - a prima vista e per certi versi - sembrerebbero addirittura escludere la possibilità del verificarsi di crisi,

4.7.14.3.4.1.        poi, con quella loro condizione di sfuggita 'fintantoché sia offerta l’opportunità d’utili investimenti', ci fornisce la soluzione della nostra ricerca.

4.7.14.3.4.2.        Perché nessun profitto comporterà nessun investimento: verificandosi ciò, facendo integralmente dipendere dalla cattura di profitti di capitale il reinvestimento della disponibilità liquida,

4.7.14.3.4.2.1.              e preso atto che - quand'anche noi fossimo riusciti a portare allo stesso livello tutti i cittadini - persisterebbe l’abitudine del risparmiatore di pretendere interessi per rimettere in circolazione la sua eccedenza liquida,

4.7.14.3.4.2.2.              [13] non appena commercio e industria non consentano più appetitosi profitti da capitale, rifiutando così l’utilizzazione di quel risparmio, nel transitorio ingigantitosi (per il descritto meccanismo di caricamento con apporti successivi di cui al comma 4.7.14.3.1.4.),

4.7.14.3.4.2.3.              finisce per originarsi, sul mercato, un’eccedenza di merci, apportante ristagno dello smercio ed innescante crisi e disoccupazione.

4.7.14.3.5.             Insomma, la causa delle crisi veniva a dipendere dal sincronizzarsi del fatto che i capitalisti facevano dipendere dagli interessi la disponibilità di capitale per gli investimenti,

4.7.14.3.5.1.        con quello che, quando la presenza di case, macchinari e altri mezzi di lavoro supera un certo limite, viene invece inevitabilmente a flettersi il profitto che qualunque investimento può produrre.

4.7.14.3.5.1.1.              (Ad esempio, la concorrenza tra padroni di casa agisce a favore degli inquilini, esattamente come quella dei proprietari d’azienda in favore della classe operaia, riducendo i profitti da capitale: nel primo caso riduce gli affitti, nell’altro aumenta il salario.)

4.7.14.3.5.2.        Arrivava dunque il momento che gli imprenditori non si prestavano più a pagare gli interessi richiesti, mentre il capitalista non aveva la minima intenzione di lasciar usare gratuitamente il suo denaro:

4.7.14.3.5.3.        entrambi allora attendevano, quasi con sollievo la crisi, che avrebbe chiarito le reciproche posizioni, variando il vecchio saggio d’interesse e, per esperienza, facendo ricominciare tutto da capo.

4.7.14.3.5.4.        Invece di vincolare il proprio capitale per lungo tempo ad un basso saggio d’interesse, per i suoi possesori era preferibile tirare avanti per un po’senza redditi di capitale,

4.7.14.3.5.5.        per così spuntarne successivamente uno più elevato: non era possibile ottenerne un incremento (o la conservazione) se non con questo ricatto!

4.7.14.3.6.             Quindi l’innesco delle crisi non ha assolutamente niente a che fare con la disparità fra consumo e reddito delle classi abbienti, nè fra potere d’acquisto e capacità produttiva dell’operaio,

4.7.14.3.6.1.        [14]daato che, ad avviarla era solo e sempre il sincronismo suindicato, l’improvviso sovrapporsi delle lancette dei due orologi del risparmio - proveniente da un periodo di precarica - e del saggio d’interesse - proveniente invece da uno di prediscarica.

4.7.14.3.6.2.        Poi, fintantoché i prezzi avessero continuato a flettersi e la vendita di merci a comportare solo perdite (dato che nessun commerciante le comprava, magari per doverle poi rivendere al di sotto del prezzo d’acquisto),

4.7.14.3.6.3.        assolutamente nessuno avrebbe pensato ad allestire nuove aziende o ad ampliarne di vecchie, facendo diventare ovvia ed evidente l’inevitabilità della crisi.

4.7.14.3.7.             A pensarci bene, le mie teorie rispondevano alle domande solo riproponendone altre; spiegavano, magari anche correttamente la crisi in concomitanza con una generale diminuzione dei prezzi,

4.7.14.3.7.1.        ma senza dare nessuna informazione soddisfacente alla domanda, da dove sopravvenisse quest’ultima.

4.7.14.3.7.2.        Così, dovendo forzatamente stigmatizzare la speculazione, supponeva come i prezzi venissero a sprofondare per un’improvvisa mancanza di denaro, sottratto al mercato, proponendone un incremento della produzione (bimetallismo, cartamoneta);

4.7.14.3.7.2.1.              ma senza mai fornire la prova che, poi con l’aumento della circolazione monetaria, l’offerta di denaro si sarebbe necessariamente livellata con quella della merce,

4.7.14.3.7.2.2.              in pratica se poi questo denaro sarebbe stato offerto, anche con gli interessi tutt’ora cedenti.

4.7.14.3.8.             E così siamo arrivati al nocciolo della questione e, consapevolizzatici di ciò, apparentemente non restava che proporre una definitivo addio, del denaro, a qualunque metallo nobile (abolizione del diritto di libera coniatura sia per l’argento che per l’oro),

4.7.14.3.8.1.        per poterne poi regolare la produzione (ma non ancora l’offerta) in modo da poter aumentarla (la produzione) in caso di flessione dei prezzi o diminuirla, in caso di loro salita.

4.7.14.3.8.1.1.              Con questo semplice accorgimento[15], si sarebbe potuto pensare di poter, in ogni circostanza, adattare alla domanda l’offerta di denaro;

4.7.14.3.8.1.2.              ma, anche se in precedenza non si era mai tirata fuori questa proposta,è stato meglio così, perché altrimenti il tentativo sarebbe miseramente caduto,

4.7.14.3.8.1.3.              assolutamente non potendosi identificare la circolazione di denaro, di tipo tradizionale, con la sua quantità esistente, non trattandosi di patate, per le quali ad una grande produzione corrisponde una perfettamente uguale offerta.

4.7.14.3.8.1.4.              Per il denaro tradizionale, non sarebbe avvenuto ciò; oltre alle patate, in generale è l’offerta di qualunque merce ad averne una esattamente pari alla loro presenza in loco, perché la loro conservazione comporta pesanti spese aggiuntive.

4.7.14.3.8.1.5.              E solo se il denaro tradizionale fosse stato soggetto ad una simile costrizione (come le merci) - in pratica se si fosse potuto conservarlo solo con perdite patrimoniali - [16]avremmo potuto giurare che semplicemente non si sarebbe verificata la crisi.

4.7.14.3.8.2.        Ma notoriamente ciò non si verificava ed allora – con un punto di vista esclusivamente commerciale-capitalistico, ad ogni suo possessore si lasciava tempo illimitato per l’investimento del suo denaro,

4.7.14.3.8.2.1.              affinché potesse più facilmente ottenere quella corresponsione d’interessi che, a quei tempi, sarebbe sembrato folle cercare d’evitare.

4.7.14.3.8.2.2.              Nessun interesse=nessun denaro, questa era la parola d’ordine, anche se l’offerta fosse notevolmente, ma inutilmente cresciuta, al limite anche centuplicata.

4.7.14.3.8.2.3.               Supponendo ora che con quella riforma delle banconote fosse stato raggiunto lo scopo (cioè di proporzionare la circolazione monetaria alle esigenze del mercato onde eliminare le crisi sia striscianti che galoppanti),

4.7.14.3.8.2.4.              sarebbe molto rapidamente sopraggiunto il momento - una volta saziata la fame di terra, case, attrezzature, macchinari ecc.ra, che non si sarebbero più potuti ottenere gli interessi consueti.

4.7.14.3.8.2.5.              Nuovamente si sarebbe ripetuta la solita storia dei risparmiatori e capitalisti che non intendevano far scendere il saggio d’interesse e degli imprenditori che invece non potevano più accettarlo.

4.7.14.3.8.3.        Con un’esperienza bimillenaria alle spalle, ormai i capitalisti avrebbero già saputo che in casi simili, per riportare il saggio d’interesse al livello da loro desiderato, avrebbero potutoto far mancare l’offerta di denaro, per un certo lasso di tempo, ed aspettare pazientemente che il saggio si riprendesse;

4.7.14.3.8.3.1.              così incominciavano ad aspettare, ma, in questo transitorio - mancando la domanda (e stavolta quindi anche indipendentememnte dalla speculazione),

4.7.14.3.8.3.2.              i prezzi sarebbero incominciati a scendere, intimorendo il commercio che, in attesa degli sviluppi della situazione, avrebbe sospeso gli ordini.

4.7.14.3.8.3.3.              In questo modo l’accumulazione di grandi disponibilità liquide avrebbe di nuovo prodotto dapprima la stagnazione e poi la crisi e la disoccupazione, alla faccia dell’effettuata riforma monetaria,

4.7.14.3.8.3.4.              a meno che lo Stato – questa volta aumentando indirettamente la circolazione monetaria - avesse offerto agli imprenditori finanziamenti ad equo interesse - quando non addirittura gratuito in casi estremi - rirendendo possibile agli imprenditori l’avvio di grandi opere [17],

4.7.14.3.8.3.5.              a meno che lo Stato, a mezzo dell’emissione di nuovo denaro, avesse semplicemente sostituito quello imboscato da risparmiatori e capitalisti; ma in qual benedetto paese si sarebbe mai osato prendere un provvedimento del genere.........e poi dove si sarebbe finiti?

4.7.14.3.8.3.6.              Immaginiamoci la situazione: dalla parte dei capitalisti montagne di denaro privo d’uso, mentre dall’altra, quella delle casse statali, corrispondenti montagne di lettere di pegno e cambiali,

4.7.14.3.8.3.7.              queste ultime certamente a lungo termine, mentre le altre, non rescindibili, con le scadenze di cui gli imprenditori avessero bisogno!

4.7.14.3.8.3.8.              Però le montagne di denaro ammucchiate dai privati (perché è ragionevole supporre che le loro disponibilità liquide avrebbero maggioritariamente assunto quella forma) avrebbero potuto, ogni giorno e per qualsiasi novità, mettersi di nuovo in movimento;

4.7.14.3.8.3.9.              e poiché questo denaro aveva già rifiutato di confluire nel monte finanziamenti, sul mercato e nel libero scambio avrebbe potuto trasformarsi solo in merci, creando, all’improvviso, una domanda temeraria,

4.7.14.3.8.3.10.           cui lo Stato non sarebbe certamente riuscito a far fronte, perché – in cambio del denaro, che avrebbe dovuto ritirare dal mercato per mantenere la stabilità dei prezzi – avrebbe potuto giusto offrire la cessione di quelle lettere di pegno e cambiali a lungo termine,

4.7.14.3.8.3.11.           che per il loro esiguo interesse erano state entrambe già precedentemente rifiutate (e non c’è quindi ragionevole motivo di supporre che ora sarebbero accettate): così i prezzi sarebbero finiti alle stelle (inflazione)!

4.7.14.3.8.4.        Pertanto è una fortuna, che ora noi, con l’iceeuro, non si corra più un tale pericolo, perché alternativamente i conservatori di tutti i paesi avrebbero aspettato al varco non l’introduzione della cartamoneta, ma di simili disposizioni di controllo della circolazione monetaria, onde farle fallire, col metodo esposto.

4.7.14.3.8.5.        E la reazione popolare – a questo fallimento della riforma di controllo della circolazione - avrebbe potuto coinvolgere anche la cartamoneta, esponendoci al rischio di ripiombare, indietro nei secoli, alla barbaria della moneta metallica.

4.7.14.3.9.             L’iceeuro, invece, libera, da ogni condizionamento, l’offerta di denaro, facendo sì che assolutamente tutto quello, messo in circolazione dallo Stato, venga offerto,

4.7.14.3.9.1.        circostanza che - per il denaro ed a differenza delle patate - finora mai e poi mai era ritenuta possibile ed invece ora è definitivamente ottenuta:

4.7.14.3.9.2.        offerta e quantitativo presente, andranno di pari passo e nè capricci, nè velleità, nè desideri tendenziosi potranno più influenzarli:

4.7.14.3.9.3.        la 'legge dell’azione di massa’è adesso ridiventata perfettamente valida anche in economia, la semplice, naturale, nuda e cruda, cosiddetta 'legge dell’azione di massa'.

4.7.14.3.10.          Come allora, in tali nuove circostanze, potrebbe ancora sopraggiungere una crisi?

4.7.14.3.10.1.     Precipitino pure gli interessi- magari s’azzerassero! - ma il denaro rimarrà tuttavia offerto; si provino pure i prezzi a scendere, allora lo Stato semplicemente aumenterà la massa di denaro in circolazione:

4.7.14.3.10.1.1.           l’offerta tenga o ceda, comunque si comporti, in ogni circostanza, sarà sempre prontamente riallineata con la domanda.

4.7.14.3.10.2.     Poichè quindi l’iceeuro rende impossibili le crisi, allora noi dobbiamo ricercarne la/e causa/e scatenante/i tra le diversità sostanziali dei due tipi di danaro, rinvenendone però una sola: ieri l’offerta di denaro era dominabile, oggi invece indomita!

4.7.14.3.10.2.1.           Ieri il reddito da capitale era premessa necessaria a qualunque immissione in circolazione del denaro, mentre oggi gli iceeuro sono offerti incondizionatamente.

4.7.14.3.11.          All’inizio di una fase d’alta congiuntura, annunziata da una eccessiva offerta di denaro, poiché ognuno era intenzionato a parteciparci con la disponibilità della maggior quantità possibile di merci ed azioni,

4.7.14.3.11.1.     tutte le accumulazioni private si fiondavano sul mercato, così isterizzando l’aspettativa d’aumento e facendo salire i prezzi fino al massimo limite consentito dall’offerta delle intiere giacenze di denaro private:

4.7.14.3.11.2.      infatti, a quel punto i prezzi non potevano ulteriormente salire per ovvia mancanza di liquidità.

4.7.14.3.11.3.     E per la valutazione del livello dell’offerta di denaro, per l’insorgere del momento in cui incominciare a comprare - oppure cessare di farlo - contavano previsioni, opinioni, voci, false e vere notizie,

4.7.14.3.11.4.     spesso in modo determinante anche solo la mimica facciale di un magnate, perchè, con una qualsiasi notizia favorevole, i borseggiatori predominanti facevano il bello ed il cattivo tempo,

4.7.14.3.11.5.     facendo cambiare in modo talmente subitaneo lo stato d’animo, da far comprare oggi anche quelli che ieri vendevano a rotta di collo.

4.7.14.3.12.          In tal modo l’offerta delle giacenze di denaro si comportava come una manica a vento, da questo gonfiato od abbattuta, a sua discrezione.

4.7.14.3.12.1.     Lo stesso accadeva con le possibilità di produzione del denaro: se si trovava l’oro, tutto andava per il meglio; ma se non si trovava, ci si doveva arrangiare.

4.7.14.3.12.1.1.           Durante tutta la durata il medioevo - essendosi già da tempo esaurite tutte le miniere allora note e fino alla scoperta delle Americhe - il commercio fu assicurato dall’oro e dall’argento ereditati dai Romani, ma evidentemente in termini insufficienti per consentire alla divisione del lavoro di mantenersi;

4.7.14.3.12.1.2.           ma poi fortunatamente, si son rinvenuti molto altro oro ed argento, del tutto irregolarmente, ma si son trovati!

4.7.14.3.12.1.3.           Nei paesi provvisti di denaro di metallo nobile si verificarono spaventose oscillazioni nei prezzi non solo per quelle dei ritrovamenti metalliferi,

4.7.14.3.12.1.4.           ma anche come conseguenza che quei paesi come Italia, Russia, Giappone che – dipendendo per le forniture metallifere dai mercati esteri - ne assunsero dapprima quantità gigantesche per partecipare al Gold-standard,

4.7.14.3.12.1.5.           poi, avendo optato per una circolazione mista con banconote, ce lo fecero riaffluire, facendo volare i prezzi: insomma per indovinarne l’andamento occorreva la sfera magica, era un’autentica lotteria……… mentre ora è solo un ricordo!

 4.7.14.3.13.5. E, consistendo in questo l’unica sostanziale differenza fra la natura del denaro prima e dopo la riforma dell’iceeuro, ad essa noi possiamo finalmente attribuire la causa ed origine di tutte le crisi economiche!



[1] N.d.t. : mirabile conclusione ironica, contrapposta al cosiddetto 'teorema di Sorel (1874-1922)' in 'Réflexionx sur la violence' : "Per insorgere l' uomo ha essenzialmente bisogno di un grande mito.................si può parlare indefinitivamente di rivoluzione, senza mai riuscire a provocarla, finchè non ci siano miti accettati dalle masse !" ma con ovvio riferimento anche a Marx.

[2] N.d.t. : Col suo Saggio sul principio della popolazione (1803), Malthus (1766-1834), ecclesiastico d’ ingegno, fu il primo a notare che – mentre le risorse alimentari crescono in proporzione aritmetica, il cui grafico è rappresentato da una retta – la popolazione cresce con proporzione geometrica (*) il cui grafico è una parabola, per cui ci sarebbe stato in breve uno scavalcamento di quest’ ultima sulla prima, con conseguenze drammatiche, anche in considerazione che l’ aumento della popolazione costringeva a coltivare terreni sempre meno redditizzi, in tal modo contraendo il reddito dei contadini, allora rappresentanti forse anche un 85% della popolazione. Per maggiori dettagli vedi, nel mio Saggio su una moneta di ghiaccio, il capitolo sull’ Equazione della crescita naturale.

[3] N.d.t. : una delle massime incise nel tempio di Apollo a Delfi e che accreditava il suo autore, Cleobulo, come uno dei Sette Saggi dell’ antica Grecia.

[4] N.d.t. : la pratica d' adulterare gli alimenti della classe operaia, per poterli vendere a minor prezzo, era molto diffusa ; Marx, ne 'Il capitale' (e lo sappiamo osservatore documentato ed attentissimo), sostiene che circa il 70% dei panificatori londinesi vendeva pane adulterato ; ricordo, in tempi non lontanissimi, la brutta faccenda del vino tagliato coll' alcool metilico, costata addirittura morti !

[5] N.d.t. : per esigenze di strutturazione anticipo questo comma, che nel testo tedesco segue il 4.7.14.2.3.2, pur essendo decisamente riferito a questa crisi Malthusiana

[6] N.d.t. : grande verita !!

[7] N.d.t. : vedi 3.11.4.2.3.n12

[8] N.d.t. : questa conclusione l' ho tratta io, ma appare univoca.

[9] N.d.t. : in latino, nel testo tedesco.

[10] N.d.t. : sfumato ma significativo attacco ai politicanti che, stando al timone, attuano sistematicamente questo andamento sinusoidale dei beni, per comprarli al minimo e rivenderli al massimo, lucrando la differenza, e son quindi quasi sempre i veri responsabili della faccenda : come G. accenna, in realtà non è da escludere che i capitalisti, non certo stupidi, si mettano solo a rimorchio, per lucrare parassiticamente ! Ci si ricordi della politica di svilimento dei valori immobiliari, attuata dal 1985 a fine secolo, in Italia, dall' Abominevole, per piazzare i suoi maledetti buoni del tesoro ed i titoli industriali, col successivo crac, e l' eccessivo, conseguente riapprezzamento del mattone, forzato anche a colpi di assurde disposizioni urbanistiche !

[11] N.d.t. : Eulengebirge = ‘Monte dei gufi’ o ‘Monte delle civette’, ce n' è una in Slesia, ma non escludo che ce ne possano essere altre ; allusione ad un racconto popolare, assai noto in Germania, facente parte della raccolta dei f.lli GRIMM, basato sul tema della spinta all’ avventura, perchè in casa si trova solo cenere mentre fuori di essa, nella foresta, si può sì incappare nel drago Fafner, ma, anche ed invece, scoprire l’ ‘Oro del Reno’ di wagneriana memoria : un giovane tessitore (nelle traduzioni italiane invece generalmente chiamato ‘sarto’), a causa delle eccessive privazioni decide d’ abbandonare la casa natale, contestando il modo di vivere dei suoi avi :  farà fortuna più per la sua scaltrezza ed intelligenza (con astuzia talvolta ai limiti della liceità) che non per la sua professionalità. Dal punto di vista dell' inconscio collettivo, questo tessitore rappresenta una delle due facce dell' anima tedesca, quella del viaggiatore-scopritore-avventuriero-legionario-mercenario, mentre l' altra - rappresentata dai cultori del maso - è quella del contadino, radicato come un albero a quella terra, impastata dal sudore, lagrime, sangue, urina, birra e sperma dei suoi avi.

[12] N.d.t. : ho aggiunto questo comma, perchè il troppo brusco passaggio, richiedeva che venisse immaginato, quindi per agevolare il lettore.

[13] N.d.t. : traduzione letterale : 'in tal modo, non appena commercio e industria non consentano più redditi da capitale, da questo comportamento del risparmiatore, ogni volta sul mercato s' origina un' eccedenza di merci, apportante ristagno dello smercio e conseguentemente disoccupazione.'

 

[14] N.d.t. : traduzione letterale 'E ad avviare la crisi vera e propria, era poi sempre una casuale concomitanza di problemi valutari, come nella teoria descritta per ultima.'

[15] N.d.t. : si tratta della proposta di Flurscheim, per la cui critica vedi i commi 3.13.3.i.

[16] N.d.t. : traduzione letterale 'ci sarebbe stato un deflusso continuo dalla giacenza verso l' offerta' che avrebbe evitato l' insorgere della crisi, per cui è di comprensione più immediata la variante usata.

[17] N.d.t. : tesi poi ripresa da Keynes in tutte le sue opere.