4.7.15 Un teorico parla della teoria del valore.
SINTESI: non necessaria.
4.7.15.1. (Questo capitolo, nelle prime edizioni composto di otto pagine, è stato sacrificato sull’altare del bisogno di carta, ma potendolo fare a cuor leggero perchè la teoria del valore non ha più alcun sostenitore, appare bella che morta e seppellita e quindi come tale deve essere trattata.
4.7.15.2. Alla sua sempre troppo tardiva dipartita si è sovrapposto il nostro lavoro, che quindi ora deve prendersela solo con le eresie economiche ancora attive, mentre la teoria del valore non lo è più, dispersa nella fossa comune degli errori umani:
4.7.15.3. “per gli studiosi-storici dell’economia solo un motivo di mero stupore, per quelli dell’economia moderna solo macerie e rovina." (Kjökkenmöddinger) [1] ”
L’autore. [2]
[1] N.d.t.: Vedi al comma 3.18.8.7. la nota 26.
[2] N.d.t: poichè Marx - se non il principale - quantomeno è il più noto teorico del valore (anche se probabilmente era sul punto di rivedere radicalmente la sua posizione, dato che il terzo libro del capitale incomincia a ragionare in termine di prezzi e non più di valore!); poichè l’economia marxista - anche se, economicamente, contestata da sempre - lo è divenuta, politicamente, solo con l’inizio degli anni '990 - una specie di stelle estinta ma che continuava ancora a risplendere per coloro talmente lontani dalla realtò da non rendersi conto di quanto decomposta tale economia fosse! - nel primo ventennio del 20° secolo stupisce e fà riflettere questa ONNISCIENZA che fà redigere questa vera e propria lapide col rifiuto di combattere perchè l’avversario ancora andava combattendo ed era morto!.............questi uomini straordinari, col dono di leggere il futuro, anticamente guidarono i popoli e furono chiamati 'profeti', mentre nel ventesimo secolo, subito dopo la prima guerra mondiale, un governo mandrakista tedesco, mandò addirittura un Freikorps a liquidare il legittimo e democratico governo bavarese di Landauer ( di cui G. era ministro dell’economia)! Che sarebbe successo, senza questo folle intervento? Non lo sapremo mai, ma probabilmente i successi dell’economia bavarese avrebbe portato il suo ministro a Berlino, stavolta con incarico nazionale; successivamente il successo dell’economia tedesca avrebbe portato ad una pacifica germanizzazione dell’europa (evento che non potrei tuttora non vedere che con enorme favore!) e non ci sarebbe stata nè la grande crisi economica degli anni 30, nè Hitler al governo, nè, tantomeno, la seconda guerra mondiale!